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Perché resti se sei infelice? Quando si rimane in una relazione sentimentale anche se non si sta più bene

Un recente studio ha cercato di spiegare come mai le persone non lasciano il partner quando la loro relazione sentimentale non è più soddisfacente.

Di fluIDsex, Greta Riboli

Pubblicato il 19 Dic. 2018

I motivi che ci spingono a restare in una relazione sentimentale insoddisfacente sembra che non siano legati soltanto al proprio interesse personale, ma in alcuni casi c’è una componente altruistica.

 

“Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai” cantava De André nel 1973, con l’album “storia di un impiegato”, e oggi le persone come vivono le proprie relazioni? Come scelgono con chi stare e soprattutto come scelgono con chi smettere di stare?

Un gruppo di ricercatori canadesi ha cercato di trovare risposta al quesito “Come mai le persone non lasciano i propri partner quando la loro relazione sentimentale inizia a non essere più soddisfacente?”.

In prima linea a occuparsi dell’argomento troviamo Samantha Joel, attualmente professore presso la Western University (Ontario), insieme ai colleghi Emily Impett della Toronto University, Stephanie Spielmann della Wayne State University e Geoff MacDonald, della Toronto University.

Studi precedenti avevano dimostrato che i fattori che incidono sulla decisione di interrompere una relazione sentimentale sono: il tempo, le risorse personali e le emozioni investite nella relazione; sempre questi stessi fattori guidano anche la scelta di rimanere in una relazione sentimentale nonostante l’insoddisfazione, se l’alternativa è meno attraente. Ad esempio, molte persone preferiscono rimanere in una relazione insoddisfacente piuttosto che star sole o se valutano che i partner alternativi e disponibili al momento siano meno attraenti di quello attuale (Sung & Choi, 2010). In questi casi, decidere di rimanere in una relazione romantica o di rompere il patto coniugale, ha a che fare unicamente con l’interesse personale.

Eppure, lo studio sopra citato di Joel, fa emergere una nuova prospettiva: le decisioni prese dinnanzi ad una relazione sentimentale insoddisfacente in alcuni casi coinvolgono una componente altruistica.

Lo studio

Dallo studio, condotto su un campione di 500 partecipanti monitorati per due settimane, è emerso che quando le persone percepivano il proprio partner come fortemente impegnato nel rapporto erano meno propense a interrompere la relazione.

Questo atteggiamento è stato riscontrato anche nelle persone che non erano realmente impegnate nella relazione sentimentale o che erano personalmente insoddisfatte. Emerge, inoltre, un atteggiamento per cui non si vuole danneggiare i propri partner e ci si preoccupa per ciò che questi realmente vogliono – afferma Samantha Joel.

Il partner infelice e insoddisfatto, di fronte all’impegno dell’altro, spera che la relazione sentimentale possa migliorare.

Una cosa che non sappiamo è quanto siano accurate le percezioni dei partner insoddisfatti. Potrebbe essere che la persona sopravvaluti l’impegno affettivo dell’altro partner e il dolore che proverebbe a causa della rottura. – continua l’autrice.

Basare la propria scelta di restare nella relazione sulla dipendenza percepita da parte del partner nei propri confronti e sul suo impegno, potrebbe tuttavia nascondere numerose insidie qualora la relazione sentimentale non dovesse realmente migliorare: il tempo di una relazione non soddisfacente è stato prolungato e di conseguenza le emozioni negative si sono accumulate nel tempo.

Per gli autori rimane ancora aperta la questione se rimanere in una relazione per l’amore nutrito nei confronti di un partner che non ricambia possa essere un fenomeno diffuso, ma concludono con il retorico interrogativo “chi vuole continuare a investire in una relazione con un partner che non vuole realmente starci?”.

 


 

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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.

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