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Italia addio, non tornerò (2018) – Report dalla presentazione del docufilm presentato a Lucca lo scorso 26 ottobre

Italia addio, non tornerò (2018) è un docufilm che mostra le motivazioni psicologiche dell'emigrazione giovanile all'estero

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 29 Nov. 2018

Aggiornato il 04 Feb. 2019 13:01

Italia addio, non tornerò è stato presentato a Lucca lo scorso 26 ottobre. Il docufilm è stato realizzato dalla Fondazione Paolo Cresci per l’emigrazione italiana, con il patrocinio della Regione Toscana.

 

Il filmato affronta la tematica attualissima dell’emigrazione giovanile all’estero.

Sono cifre impressionanti quelle che riguardano chi è partito in questi ultimi anni in cerca di una realizzazione personale che in patria non si riesce a trovare: nel 2017 sono partiti 285.000 nostri connazionali (fonte Idos).

Questo dato ci colloca all’ottavo posto al mondo come paese di emigrazione.

Italia addio, non tornerò: le interviste ai giovani italiani all’estero

L’emigrazione di oggi è molto diversa da quella dei nostri nonni, oggi non si parte più solo spinti da situazioni di estrema povertà, oggi le necessità e le aspettative sono cambiate. Viaggiare è diventato più facile, così come mantenere i contatti con chi resta; cercare occasioni per realizzare le proprie aspettative e i propri sogni non è più impossibile e non implica più un distacco definitivo dalle proprie radici.

Il documentario si basa su interviste a giovani italiani che vivono e lavorano all’estero. I loro racconti si susseguono a ritmo incalzante sostenuti dalla suggestiva colonna sonora realizzata da Massimo Priviero. Un lavoro enorme se si pensa che per individuare i giovani emigrati in tre continenti, la Fondazione Cresci ha contattato 70 Gruppi Facebook di Italiani nel mondo ed è entrata in contatto con circa 350.000 persone. Le interviste, realizzate a Barcellona, Londra, Los Angeles, Melbourne, Monaco di Baviera, New York e Tallinn esaminano il percorso che questi giovani hanno compiuto: la condizione che vivevano prima della partenza, spesso fatta di una frustrante ricerca di lavoro a seguito di lunghi anni di studio, lo stimolo a partire, la decisione di mettersi in gioco affrontando una realtà nuova che offriva maggiori opportunità e il successivo inserimento nella loro nuova realtà, speso gratificante, a volte anche difficile, per chiudersi con un bilancio di questa scelta. Bilancio che per molti si conclude con la considerazione che un ritorno in patria non potrà più essere nei loro piani.

Italia addio, non tornerò: cosa spinge i giovani ad andarsene

Dalle interviste emerge che i giovani che decidono di partire oggi sono esuli volontari che emigrano per realizzarsi. Una necessità di autorealizzazione tipica di un processo evolutivo in cui i bisogni primari sono soddisfatti e ad essi subentra l’esigenza di soddisfare aspirazioni e potenzialità individuali.

Questo percorso viene spiegato dallo psicologo statunitense Abraham Maslow nella piramide che illustra la gerarchia dei bisogni, partendo dai primari fino ad arrivare ai più complessi:

Italia addio, non tornerò (2018) - Report dalla presentazione del docufilm immagine

Imm.1 – La piramide dei bisogni di Maslow

La scala si divide in 5 livelli che identificano i 5 bisogni fondamentali, dal respirare e nutrirsi al senso di sicurezza, dall’avere soddisfacenti legami affettivi al sentirsi stimati da chi ci circonda. La motivazione a mettersi in gioco per salire i gradini di questa scala è data dai bisogni che consistono in stimoli indotti da una discrepanza tra quella che percepiamo essere la nostra condizione attuale e quella che vorremmo raggiungere per ottenere un benessere personale che ci manca. Una volta soddisfatto il bisogno questo cesserà di essere percepito come priorità. Acquisito un livello si potrà quindi passare a quello successivo, seguendo un percorso di crescita e realizzazione personale che porterà a raggiungere il quinto livello, ossia la piena autorealizzazione del sé: affermazione della propria individualità e delle proprie capacità, realizzazione delle proprie aspirazioni.

Italia addio, non tornerò: una scelta che ha dei costi

Dalle parole degli intervistati emerge anche che esiste un “costo” associato a questo processo di emigrazione. Ogni scelta che si compie porta inevitabilmente a perdere qualcosa e chi parte si trova a rinunciare a quei riti sociali e familiari che scandivano la quotidianità. Un senso di spaesamento iniziale esiste sicuramente ma viene in breve attenuato dalla consapevolezza di poter finalmente trovare occasioni vere per mettersi alla prova ed essere apprezzati per ciò che si è capaci di fare. A differenza che in patria, questi giovani dicono di aver trovato nelle loro nuove realtà un sistema basato sulla meritocrazia che gratifica il loro impegno e stimola a perseguire una continua crescita personale.

Il legame con l’Italia resta forte, a volte nostalgico, a volte più “rabbioso”, ma non si spezza e si riassume in una frase con cui uno degli intervistati chiude il suo raconto:

Il viaggio è bello se sai che potenzialmente puoi tornare, anche se poi magari non tornerai mai.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Fondazione Paolo Cresci (ottobre 2018), Italia addio, non tornerò, Presentazione del docufilm sull’emigrazione attuale dei giovani italiani, Lucca
  • Maslow A.H., (1977). Motivazione e personalità, Roma: Armando Editore
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