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Lettura e Teoria della mente: la narrativa aiuta a comprendere meglio gli altri?

Secondo uno studio del 2013 la narrativa fungerebbe da supporto per lo sviluppo della componente emotiva della teoria della mente. Tale studio è stato replicato anni dopo: i risultati ottenuti sembrano diversi dai primi.

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 10 Ott. 2018

Recentemente Kidd & Castano (2018) hanno condotto diversi esperimenti replicando in parte i metodi e le procedure utilizzati nel loro primo studio (2013) sulla capacità della lettura di libri di narrativa di migliorare la teoria della mente.

 

Recentemente Kidd & Castano (2018) hanno condotto diversi esperimenti replicando in parte i metodi e le procedure utilizzati nel loro primo studio (Kidd & Castano, 2013) sulla capacità della lettura di libri di narrativa di migliorare negli adulti l’abilità di identificare e comprendere i propri e gli altrui stati mentali, trovando, diversamente dal primo studio, risultati misti e non concordi nelle performance del gruppo assegnato alla lettura di narrativa rispetto a quelle del gruppo assegnato a diverse altre letture.

Il nuovo editoriale del mese di settembre di Nature Human Behaviour ha preso lo studio come riferimento per affrontare la spinosa questione della replicabilità di esperimenti in ambito scientifico partendo proprio da questa recente riproposizione del primo studio del 2013 di Kid & Castano, pubblicato su Science.

Lettura e teoria della mente: i risultati sono replicabili?

L’esperimento condotto per la prima volta nel 2013 nacque dall’idea che la narrativa potesse fungere da supporto per lo sviluppo della componente emotiva della teoria della mente, quella legata maggiormente alla capacità di accedere agli stati emotivi propri e altrui e all’instaurazione di relazioni interpersonali emotivamente ed empaticamente coinvolgenti; la narrativa rispetto ad altri generi letterari sembrerebbe ampliare la conoscenza del lettore circa le esistenze e le esperienze di vita altrui, aiutandolo a fare differenze o a notare somiglianze tra esse e le proprie.

In particolare sembrerebbe che la narrativa possa modificare non soltanto cosa il lettore pensa degli altri, ad esempio dei personaggi, ma soprattutto lo possa aiutare a ripensare le modalità attraverso le quali egli fotografa e successivamente comprende i personaggi del libro, i loro stati cognitivi ed emotivi costringendolo a cercare significati, spiegazioni e ad avere sullo stesso oggetto più prospettive e punti di vista (Mar, Oatley et al., 2009).

Il primo esperimento condotto dai ricercatori (Kidd & Castano, 2013) aveva dimostrato questa ipotesi per cui leggere libri di narrativa aiutava il lettore ad ingaggiarsi in processi legati alla teoria della mente, migliorandone le performance in specifici compiti; tuttavia la riproposizione, a distanza di tempo, dello studio non ha evidenziato alcun miglioramento nei compiti di teoria della mente nel gruppo sperimentale impegnato nella lettura di narrativa.

Replicabilità: sono fondamentali metodo e procedura

A quale studio credere?

Gli esperimenti che costituivano la prima pubblicazione erano stati condotti nell’ordine nel quale erano stati poi riportati nell’articolo: l’ipotesi che seguiva il primo esperimento si limitava a voler testare l’idea che la narrativa con la complessità dei suoi personaggi e intrecci avrebbe migliorato i compiti di teoria della mente rispetto a letture più stereotipate e semplici (Kidd & Castano, 2013)

Al contrario, gli esperimenti successivi (Kidd & Castano, 2018) hanno introdotto cambiamenti più raffinati e rigorosi nella metodologia come l’aumento del campione preso in considerazione, la selezione più oculata degli stimoli (le letture), la scelta di far leggere l’intero libro anziché soltanto estratti e l’esclusione dei cosiddetti lettori “inattivi” o poco esperti cioè quelli che impiegavano più di trenta secondi nella lettura di una pagina, rendendo così lo studio recente più attendibile e robusto rispetto al primo.

Quest’ultima “replica” dell’esperimento, seguendo la nuova procedura, non ha di fatto riprodotto i medesimi risultati della prima pubblicazione che pertanto è da non considerarsi più metodologicamente replicabile; tuttavia nonostante i risultati misti prodotti dall’ultimo esperimento, l’ipotesi di partenza per cui la narrativa potrebbe migliorare le performance in compiti di teoria della mente non può essere scartata.

In conclusione, da questo esempio, appare chiaro quanto sia di cruciale importanza il metodo e la procedura utilizzati all’interno di una ricerca scientifica e quanto essi, seguendo specifici criteri, possa assicurarne l’accuratezza e la riproducibilità.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Kidd, D. C., & Castano, E. (2013). Reading literary fiction improves theory of mind. Science, 342(6156), 377-380.
  • Kidd, D., & Castano, E. (2018). Reading Literary Fiction and Theory of Mind: Three Preregistered Replications and Extensions of Kidd and Castano (2013). Social Psychological and Personality Science, 1948550618775410.
  • Kidd, D., & Castano, E. Reading literary fiction can improve theory of mind. Nature Human Behaviour 2, 604. https://doi.org/10.1038/s41562-018-0408-2
  • Mar, A.R., Oatley, K., Peterson, J.B. (2009). Exploring the link between reading fiction and empathy: Ruling out individual differences and examining outcomes. Communications 34. 407-428. DOI 10.1515/COMM.2009.025
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