Il dolore negato è un piccolo contributo – come lo definisce l’autore – per affrontare un tema tanto diffuso quanto poco trattato. Il tema in questione è il lutto, quel lacerante percorso che tutti conosciamo, stavolta però relativo ad un ambito davvero poco trattato e forse ancora poco compreso: la perdita di un compagno speciale, il proprio animale.
Un lutto che non trova spazi di condivisione
Nato dall’esperienza clinica di uno psicologo, Il dolore negato, vincitore del premio Bastet 2018, scende dolcemente nei vissuti di quanti hanno subito la perdita del proprio amico animale.
Un lutto specifico, perché sebbene la sofferenza sia grande, e secondo alcuni studi simile alla perdita di una persona cara, il dolore per la perdita di un animale amato appare socialmente ignorato o poco compreso.
Chi vive il dolore per la perdita, quindi, sperimenta anche un senso di solitudine, di esclusione, di vergogna: in letteratura, un lutto delegittimato, minimizzato, banalizzato. Nessuna ritualità del distacco, nessun sostegno sociale.
Il messaggio che passa tra le righe è che si debba riuscire, in tempi brevi, a dimenticarsi del proprio animale e continuare a guardare avanti e vivere felici.
Il dolore negato: sentimenti e processi
L’autore descrive il profondo legame di attaccamento tra uomo ed animale, spesso membro a tutti gli effetti della famiglia, della quale condivide storie e situazioni. Un amore incondizionato e capace di costituire un’importante base di sostegno in molti casi (ad esempio per le persone anziane, o per chi fisicamente o psicologicamente è impossibilitato al movimento o alle relazioni).
Inevitabilmente, la perdita di un legame così importante necessita di un processo di elaborazione ampiamente sovrapponibile a quello conseguente alla morte di una persona. Stordimento, shock, sintomi fisici e psicologici (senso di colpa, tristezza, rabbia, nostalgia) sono passaggi inevitabili del percorso che conduce all’accettazione e alla riorganizzazione della propria vita senza l’animale.
Il dolore negato: validare le proprie emozioni
Tempo, spazio, condivisione. L’autore tratteggia piccoli e fondamentali suggerimenti per fronteggiare il dolore, che invertono la rotta socialmente consona: non negazione ma legittimazione, non solitudine ma condivisione. Spazio, dunque, alle emozioni. Spazio al pianto e alla tristezza, alla rabbia o alla colpa – reprimerli acuisce la sofferenza e rallenta il processo di elaborazione.
Ma anche condivisione e tempo: tempo per esprimere ciò che si prova, per chiedere comprensione, per parlarne con le persone care, per commemorare il proprio amato animale, per chiedere aiuto – se se ne avverte il bisogno.
Il dolore negato: il Ponte dell’Arcobaleno
Il libro si conclude con un racconto, che arriva tra le pagine come un dono che delicatamente l’autore porge al lettore. Non un oggetto ma un luogo: il Ponte dell’Arcobaleno, quel posto speciale dove – narra la leggenda dei nativi americani – ciascuno di noi rivedrà il proprio amico animale corrergli felice incontro.
Nel leggerlo, la sensazione provata è quella del ristoro, della speranza, di un delicato abbraccio finale a quanti sperimentano il dolore negato.