expand_lessAPRI WIDGET

Olfatto e memoria: una connessione che potrebbe spiegare alcuni sintomi dell’Alzheimer

Numerose ricerche riportano tra i sintomi precoci della malattia di Alzheimer una perdita della memoria relativa agli odori. Tale deficit precede il declino cognitivo tipico del morbo e sembra correlato al grado di severità della malattia.

Di Martina Bandera

Pubblicato il 05 Set. 2018

Esiste un circuito neurale tra Nucleo Olfattivo Anteriore (NOA) e ippocampo, la struttura cerebrale responsabile della nostra memoria e altamente implicita nella malattia di Alzheimer.

 

Una nuova ricerca canadese ha indagato il meccanismo responsabile della formazione della memoria episodica olfattiva.

Lo studio, pubblicato su Nature Communications, offre una spiegazione del modo in cui il senso dell’olfatto viene rappresentato nella memoria e potrebbe spiegare perché la perdita di questo senso sia un sintomo precoce del morbo di Alzheimer.

I neurobiologi dell’Università di Toronto hanno indagato il modo in cui il cervello rivive esperienze sensoriali utilizzando l’olfatto; Afif Aqrabawi dottorando del Dipartimento di Biologia Cellulare e dei Sistemi, ha detto

[blockquote style=”1″]I nostri risultati dimostrano, per la prima volta, come gli odori che abbiamo incontrato nella nostra vita vengano ricreati nella memoria. Abbiamo scoperto il meccanismo che permette di ricordare il profumo della torta di mele quando si entra nella cucina della nonna.[/blockquote]

I ricercatori hanno indagato il legame esistente tra memoria e olfatto scoprendo che le informazioni spaziale e temporali, il dove e il quando si percepisce per la prima volta un odore, vengono integrate all’interno di una regione del cervello nota come nucleo olfattivo anteriore (NOA).

Olfatto, memoria e malattia di Alzheimer

Gli studiosi hanno scoperto l’esistenza di un circuito neurale tra NOA e ippocampo, la struttura fondamentale per i processi mnestici e altamente implicita nella malattia di Alzheimer. I ricercatori hanno quindi ipotizzato di poter simulare, interrompendo la comunicazione tra le due strutture, i problemi legati alla memoria olfattiva osservati tipicamente nei pazienti affetti da Alzheimer.

Conducendo una serie di esperimenti sui topi si è scoperto che i roditori che presentavano una disconnessione tra ippocampo e NOA tornavano ad annusare più volte e per lunghi periodi odori già percepiti, al contrario i topi con una connessione integra non mostravano questo tipo di comportamento. Gli esperimenti hanno dimostrato l’incapacità negli animali lesionati di creare una memoria per gli odori basata sugli indizi spaziotemporali.

Il professor Junchul Kim del Dipartimento di Psicologia ha affermato

[blockquote style=”1″]I risultati ci hanno permesso di comprendere meglio quali circuiti cerebrali governano e creano la memoria episodica olfattiva. Le evidenze trovate appaiono utili da un lato per studiare meglio questo tipo di memoria nell’uomo e dall’altro per investigare i meccanismi sottostanti la perdita dell’olfatto osservata nelle condizioni neurodegenerative.[/blockquote]

Numerose ricerche in effetti riportano la disfunzione olfattiva, in particolar modo la perdita di memoria relativa agli odori, come sintomi della malattia di Alzheimer indicando come tale deficit preceda il declino cognitivo tipico del morbo e appaia correlato al grado di severità della malattia.

Kim ha precisato

[blockquote style=”1″]Vista la precoce degenerazione del NOA nella malattia di Alzheimer, il nostro studio suggerisce che i deficit di memoria olfattiva riscontrati in questi pazienti comportino difficoltà nel ricordare il quando e il dove sono stati percepiti gli odori.[/blockquote]

Ad oggi i test olfattivi utilizzati per l’individuazione della malattia di Alzheimer risultano imperfetti poiché rimane sconosciuta la causa sottostante i problemi olfattivi in questa malattia. I ricercatoti affermano che con una miglior comprensione dei circuiti neurale alla base della memoria olfattiva, si potrebbero sviluppare test migliori che esaminino efficacemente il corretto funzionamento di questi circuiti giungendo ad una diagnosi precoce della malattia.

Si parla di:
Categorie
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Morbo di Alzheimer: nuovi studi di imaging cerebrale sul suo sviluppo
Lo sviluppo del morbo di Alzheimer: il dibattito è ancora aperto

In uno studio sono state osservate le correlazioni tra i modelli della proteina tau e il cablaggio del cervello nei pazienti con morbo di Alzheimer.

ARTICOLI CORRELATI
Sostenere chi sostiene (2022) di E. Borella e S. Faggian - Recensione
Sostenere chi sostiene (2022) di Erika Borella e Silvia Faggian – Recensione

"Sostenere chi sostiene" presenta i principali disturbi neurocognitivi, il profilo del caregiver di una persona con demenza e le conseguenze di tale impegno

Sindrome di Down e malattia di Alzheimer: quale legame - Neuroscienze
Sindrome di Down e malattia di Alzheimer: destini incrociati

Gli individui con sindrome di Down sembrano costituire una popolazione ad alto rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, scopriamo come e perchè

WordPress Ads
cancel