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Uno sguardo sull’universo di analogie tra la psicologia dinamica e la fisica quantistica

Psicoanalisi e Fisica quantistica hanno in comune molto più di quello che si possa pensare. Così come nella psicoanalisi si vive uno sforzo continuo verso la comprensione del paziente, anche i principi della fisica quantistica ci guidano verso la comprensione dell’altro, del mondo in cui viviamo e di noi stessi.

Di Paolo Mandolillo

Pubblicato il 02 Lug. 2018

Aggiornato il 03 Ott. 2018 09:30

Nel mondo della psicoanalisi, il processo clinico di denominazione, e quindi l’identificazione del materiale inconscio, non direttamente “osservabile” prima di una analisi, è simile al processo di esame, in fisica quantistica, che determina il collasso della particella.

Lo studio della fisica quantistica genera inizialmente più dubbi che certezze, a tal punto che “chi non ne rimane sconvolto, probabilmente non l’ha capita”, come sosteneva Niels Bohr, premio Nobel per la fisica nel 1922. Tuttavia, dietro il complesso funzionamento delle particelle subatomiche che costituiscono l’atomo e dietro le teorie ed i principi che ne regolano le leggi, si nascondono delle verità dimostrate che possono avere delle implicazioni fondamentali per la psicologia.

La psicoanalisi, per molti versi, è considerata uno sforzo unico e la meccanica quantistica sembrerebbe altrettanto sui generis, unica nel suo oggetto e nelle sue conclusioni: alcuni risultati di quest’ultima potrebbero spiegare per analogia ciò che gli analisti hanno sempre esemplificato?

Nel 1924 Sigmund Freud riconobbe che la psicoanalisi è piena di contraddizioni e paradossi, che però non la invalidano dalla possibilità di essere una scienza (Freud, 1924). Qualche anno più tardi, Warner Karl Heisenberg ha osservato che i paradossi della teoria quantistica non scompaiono durante il processo di chiarificazione, ma al contrario diventano ancora più marcati ed emozionanti, rendendo la ricerca scientifica più interessante (Selleri, 1990). Si evince come i due pionieri di due mondi apparentemente lontani hanno condiviso simili convincimenti in merito al proprio oggetto di studi (Dean, 2005).

Principi di base della Fisica quantistica

Apriamo dunque una finestra verso il mondo della fisica quantistica e verso alcuni suoi assunti di base, considerando le leggi che governano il funzionamento del mondo degli atomi, o più precisamente delle sue componenti ovvero le particelle subatomiche.

Nel 1926 Bohr gettò le basi del Principio di Complementarità parlando di dualità onda-particella, intendendo dire che le entità subatomiche sono contemporaneamente onde e particelle, anche se la differenza tra le due condizioni è considerevole.

Secondo il Principio di Indeterminazione di Heisenberg, postulato nel 1927, all’atto di un’osservazione nel mondo subatomico, un elettrone verrà rilevato solo in un punto tra quelli possibili, ovvero la funzione d’onda collasserà in quel singolo punto (Salese e Bertolotti, 2005). La fisica non è in grado di prevedere quale punto verrà scelto ma può determinarne a priori solo una rosa di probabilità su certi valori definiti, da cui deriva proprio l’elemento casuale del principio di indeterminazione. Esiste quindi un limite intrinseco alla conoscibilità del mondo microscopico; per effettuare una misura su un oggetto si deve interagire con esso, modificandone automaticamente lo stato dell’oggetto stesso.

Un altro aspetto interessante è il Principio di non località, cioè il fatto che parti lontane di uno stesso sistema interagiscono tra loro istantaneamente: fu John Stewart Bell nel 1964 a discuterne in maniera chiara ed esaustiva, dimostrando matematicamente che l’ipotesi secondo cui il mondo è intrinsecamente localizzato è errata (Bertolotti, 2005). Il fenomeno più vistoso di non-località è rappresentato dall’entanglement quantistico (che significa letteralmente ingarbugliamento) che coinvolge due o più particelle generate da uno stesso processo o che si sono trovate in interazione reciproca per un certo periodo. Queste particelle rimangono in qualche modo legate indissolubilmente (entangled) nel senso che quello che accade a una di esse si ripercuote immediatamente anche sull’altra, a prescindere dalla distanza che le separa (Dzhafarov e Kujala, 2012).

Punti di contatto tra Psicoanalisi e Fisica quantistica

Nel mondo della psicoanalisi, il processo clinico di denominazione, e quindi l’identificazione del materiale inconscio, non direttamente “osservabile” prima di una analisi, è simile al processo di esame, in fisica quantistica, che determina il collasso della particella (Gargiulo, 2006).

È possibile sostenere che il collasso della funzione d’onda può essere un’utile analogia per spiegare quello che un analista o uno psicoterapeuta ad orientamento dinamico fa nella pratica clinica, quando fa un’interpretazione. Possiamo ricordare come la misurazione di una particella subatomica determina una variazione che si verifica nella nostra conoscenza quando si prende coscienza di ciò che è stato definito come il “collasso della funzione d’onda”. Questo significa che l’osservazione/ valutazione porta ad un cambiamento effettivo. Allo stesso modo, l’interpretazione clinica che avviene all’interno della relazione terapeutica basata su interventi espressivi, determina di fatto un’osservazione critica da parte del terapeuta, e quindi un cambiamento di coscienza nel paziente (Gargiulo, 2010). Ad esempio: quando un terapeuta ad orientamento psicodinamico restituisce chiarezza al paziente rispetto ad alcune sue dinamiche inconsce, aiutandolo a recuperare il materiale rimosso, questi raggiunge l’insight che può essere considerato uno degli obiettivi di tutto il processo terapeutico. Di fatto c’è un cambiamento attraverso l’intervento di un osservatore: come delle informazioni presenti nell’individuo, ma latenti, attraverso l’osservazione diventano coscienti, così l’onda, priva di una localizzazione e di una forma, diventa particella, ed è quindi riconoscibile ed osservabile: proprio come le dinamiche inconsce che diventano consce.

Ci sono inoltre buoni motivi per considerare il modus operandi della psiche molto vicino alla teorizzazioni della meccanica quantistica, più precisamente del processo primario, che consiste nella serie di regole che governano il funzionamento dell’inconscio, che è motivato da ciò che è definito dal principio del piacere (Marmer, 1999). In questo livello psichico profondo non vi è successione temporale, nel lavoro di condensazione e spostamento non vengono considerarti fra loro aspetti contraddittori e si ha trasferimento di energia da una rappresentazione all’altra. Si nota dunque come in tal modo sia possibile rileggere l’inconscio freudiano in base ai principi della fisica quantistica, per trovare parallelismi ed analogie utili (Facchini, 2011).

Matte Blanco (1975) ha saputo fornire un importante contributo sulla spiegazione del funzionamento di tale processo dell’inconscio: non lo considera il regno dell’illogico postulato da Freud, bensì il regno in cui esistono logiche non aristoteliche. Postula, quindi, l’esistenza di una bi-logica, ossia di una doppia logica:

  • la logica asimmetrica (razionale, computazionale, che segue la logica aristotelica, quindi valgono i principi di identità, di contraddizione, e del terzo escluso )
  • la logica simmetrica (non razionale, non computazionale, dove A=B, i principi precedenti non sono validi)

La logica simmetrica, che caratterizza il funzionamento dell’inconscio da lui enunciata e le sue tipiche peculiarità, ha una singolare affinità con la legge di non-località, che definisce e descrive il comportamento dei quanti, di certe proprietà delle particelle elementari (Uccelli, 2010): grazie allo spostamento ed alla condensazione, le caratteristiche attribuite ad un oggetto possono influenzare un altro oggetto.

L’assenza di contraddizione mutua, che prevede che due affermazioni che si contraddicono mutualmente possono coesistere tranquillamente in un discorso (Figà-Talamanca Dore, 1978), ha una forte analogia con il principio di complementarietà della meccanica quantistica: si parla di dualismo onda-particella per definire proprio la sua doppia natura (Marcolongo, 2000).

Anche la concezione junghiana di inconscio collettivo può essere oggetto di analogia con i paradigmi della fisica quantistica. Jung, trattando la sincronicità e subendo l’influenza di Pauli, è innanzitutto giunto alla convinzione che gli eventi sincronici della vita umana (le cosiddette coincidenze) fossero dovuti al principio parimenti sincronico insito delle leggi universali della fisica subatomica (il principio di non località) (Facchini, 2011). Quindi, esemplificando, un evento non si verifica per caso, ma è correlato ad un evento non direttamente osservabile, come la funzione d’onda di una particella è legata ad un’altra sita in uno spazio differente.

Allo stesso modo, l’inconscio collettivo e gli archetipi hanno la loro origine nelle leggi fisiche subatomiche; l’inconscio, per Jung, ha due livelli, quello personale e quello collettivo: mentre l’inconscio personale contiene i ricordi perduti e rimossi perché penosi, quello collettivo rimanda ad immagini originarie, a quelle forme di rappresentazione più antiche e generali dell’umanità, schemi di base universali, impersonali, innati, ereditarie che lui chiama archetipi (Di Maria e Formica, 2006). Questi archetipi sono, quindi, insiti in ogni individuo, ed esercitano un influenza al comportamento ed al funzionamento dell’inconscio degli individui, e di fatto la loro influenza nell’individuo è simile a quella delle particelle lontane esposta nel Principio di non località (Grandpierre, 1997).

Sembrerebbe che quest’ultimo principio, più volte citato, in qualche modo riscrive il concetto di determinismo e di causa-effetto, considerando in maniera più integrata ed olistica la realtà ed i fenomeni che la caratterizzano. La nuova visione della fisica quantistica ritiene che ogni entità esistente è una vibrazione nello spazio-tempo, in cui ciascuna vibrazione dà origine a campi/ particelle diverse, ed anche l’essere umano, nella sua integrità, non è esente da tale interpretazione (Salese e Bertolotti, 2005).

Si aprono nuovi scenari per la Psicoanalisi

Il fascino del mondo subatomico, e delle leggi che ne regolano il funzionamento, sembra capace di allontanare dalla realtà del mondo circostante. Al contrario, conoscere i principi della fisica quantistica aiuta la comprensione dell’altro, del mondo in cui viviamo, di noi stessi.

Conoscere queste leggi permette una più completa e corretta interpretazione degli eventi materiali, degli stati di funzionamento del mondo inconscio. D’altra parte, Jung già sosteneva che “Prima o poi, la fisica nucleare e la psicologia dell’inconscio si avvicineranno fra loro poiché entrambe, indipendentemente l’una dall’altra e partendo da direzioni opposte, si spingono avanti in un territorio trascendentale” (Jung, 1964).

È arrivato il momento? Condivido il pensiero di Laruffa (2012) secondo cui essere una persona altamente aperta ai nuovi paradigmi ed alla capacità di integrarli con amore per la conoscenza umana, nel rispetto della relatività del tutto, sia una responsabilità morale e professionale di chi si occupa della cura del disagio psichico e della promozione della salute mentale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bertolotti, L. (2005). Fisica moderna ed interconnessione mente-corpo, tratto da Merciai S.A., Cannella B., Pionieri o emigranti? In viaggio con la psicoanalisi nelle terre di confine, Pychomedia, I edizione.
  • Dean, C.L. (2005). Juxtaposing 2 contradictory views of Freud: The apotheosis of Logic; the undermining of the epistemological validity of logic: Freud rejects Aristotelian logic as the criteria to assess the 'truths' of psychoanalysis and thus becomes a precursor to quantum mechanics and mathematics like wise abandonment of Aristotelian logic as an epistemic condition of 'truth' in certain situations, West Geelong, 1-25.
  • Di Maria, F., Formica, I. (2006). L’inconscio cambia sede?, Rivista di Psicologia Clinica, 2, 3, 157-165.
  • Dzhafarov, E.N., Kujala, J.V. (2012). Quantum entanglement and the Issue of selective influences in psychology: An overview. Lecture Notes in Computer Science, 7620, 184-195.
  • Facchini, F. (2011). Psicosomatica, Psicoanalisi e Psicologia Quantica: nuove chiavi di lettura integrate per il trattamento clinico.
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  • Gargiulo, G.J. (2006). Ontology and metaphor: Reflections on the unconscious, and the “I” in the therapeutic setting. Psychoanalytic Psychology, 23(3): 461-474.
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  • Marcolongo, F. (2000). Psicoanalisi, poesia della fisica, PsychoMedia, Sezione Scienze e Pensiero, Area Psicobiologia e Neuroscienze.
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  • Matte Blanco, I. (1978). L’inconscio come insiemi infiniti, II Edizione, Torino, Einaudi Editore, 2000.
  • Selleri, F. (1990). Quantum paradoxes and psysical reality, Kluer Academic Publishers.
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  • Uccelli, F. (2010). L’equivalenza tra psicoanalisi e fisica quantistica.
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