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Stimolazione cerebrale (dTMS) e obesità: una nuova strada per il trattamento

dTMS ed obesità: Uno studio italiano rileva gli effetti della stimolazione cerebrale nel trattamento per l'obesità. Come per alcune dipendenze, si agirebbe su alterazioni del sistema di ricompensa cerebrale.

Di Martina Bandera

Pubblicato il 06 Giu. 2018

Uno studio italiano, presentato alla riunione annuale dell’European Society of Endocrinology, ha rivelato che la stimolazione cerebrale potrebbe essere una strada sicura e innovativa per il trattamento dell’obesità, evitando così gli interventi chirurgici invasivi e gli effetti collaterali dei farmaci.

L’obesità è sicuramente un’epidemia globale che continua ad aumentare e preoccupare.

Alcune ricerche presenti in letteratura riportano un’alterazione del sistema di ricompensa cerebrale in alcuni soggetti obesi: questo comporterebbe una sensazione di piacevolezza maggiore nell’assunzione di cibo e un desiderio di mangiare più elevato con conseguente aumento di peso.
Un’alterazione analoga al sistema di ricompensa si verifica nei casi di dipendenza siano essi da sostanza o comportamentali come il gioco d’azzardo.

dTMS: l’uso nelle alterazioni del sistema di ricompensa

La stimolazione magnetica transcranica profonda (dTMS) è una tecnica molto spesso utilizzata per trattare comportamenti di dipendenza. Studi precedenti avevano suggerito che tale trattamento rappresentasse una buona opzione per ridurre il desiderio di cibo nell’obesità tuttavia il meccanismo alla base della sua efficacia non era stato studiato finora.

Il professor Livio Luzi dell’IRCCS Policlinico di San Donato ha studiato gli effetti della dTMS sul senso di appetito e sazietà in 40 soggetti obesi. I ricercatori hanno analizzato gli effetti di una singola sessione di 30 minuti, ad alta o bassa frequenza, sui marcatori presenti nel sangue potenzialmente associati alla ricompensa alimentare. Ciò che si è osservato è che una sessione di dTMS ad alta ma non a bassa frequenza, ha portato ad un aumento significativo dei livelli di beta-endorfine (i neurotrasmettitori responsabili della sensazione di piacere dopo l’ingestione di cibo).

DTMS e obesità: i risultati dello studio

Luzi ha affermato

Per la prima volta siamo stati in grado di fornire una spiegazione di come la stimolazione magnetica possa alterare il desiderio di mangiare. Abbiamo notato inoltre che alcuni marcatori ematici associati alla ricompensa del cibo, come il glucosio ad esempio, cambiano a seconda del sesso. Questo suggerisce che esistono differenze tra maschi e femmine nel modo in cui i soggetti ricercano il cibo e di conseguenza nella loro capacità di perdere peso.

Il limite maggiore riscontrabile nella ricerca riguarda le misurazioni svolte esclusivamente sui marcatori ematici, gli sviluppi futuri includeranno studi di neuro-imaging per comprendere il modo in cui la dTMS modifica la struttura e la funzione del cervello obeso.

Il professor Luzi ha concluso

La stimolazione cerebrale è un’alternativa molto più sicura ed anche economica rispetto alle attuali cure proposte per l’obesità. Ciò che è certo è che appare necessario individuare nuove strategie per contrastare gli effetti dell’obesità e le ricadute socioeconomiche della condizione.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • European Society of Endocrinology. (2018, May 21). Brain stimulation may reduce food cravings as obesity treatment. ScienceDaily. Ricavato il 24 Marzo 2018 da Science Daily
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