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Musica ed ecologia dei sentimenti. Intervista a Franco Mussida

Musica ed ecologia dei sentimenti: sono il cuore dell'ultimo progetto pensato da Franco Mussida. In questa intervista ci racconta i suoi progetti passati e futuri e come è arrivato alla concezione di musica che sta portando avanti dentro e fuori le carceri

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 14 Giu. 2018

Franco Mussida, musicista fondatore della PFM, racconta in questa intervista i suoi ultimi progetti per portare la musica nelle carceri italiane e come, dopo 30 anni di lavoro sociale in questo ambito, sia arrivato a capire che la musica ci aiuta nel fare “ecologia di sentimenti”.

Franco Mussida è un personaggio di primo piano nella storia della musica italiana per aver fondato la Premiata Forneria Marconi (PFM) e averne firmato diversi successi, come la celeberrima “Impressioni di settembre”. La band, attiva dagli anni settanta, ha ancora molto seguito in Italia,  ha fatto incursioni sul mercato internazionale (Stati Uniti in particolare) e ha impreziosito con indimenticabili arrangiamenti diversi brani di Fabrizio De Andrè (la perla più nota probabilmente è l’arrangiamento progressive de “Il pescatore”).

Oltre ad avere suonato la chitarra con la PFM fino al 2015, Mussida è anche il fondatore e presidente del Centro Professione Musica (CPM) di Milano (dove ho avuto la fortuna di frequentare anche io tanti anni fa un corso per autori), un centro nato nel 1984, che è molto di più di una normale scuola di musica, un luogo che ha come obiettivo la maturazione musicale e umana dei propri allievi, e che si dedica anche alla ricerca nella pedagogia musicale e ad altri progetti sociali.

Già da alcuni anni è ad esempio attivo CO2, un progetto presente in dodici carceri italiane sostenuto dal Ministero della Giustizia e dalla Società Italiana Autori ed Editori (SIAE), che consiste nella realizzazione di speciali audioteche divise per “stati d’animo”, usufruibili dai detenuti.

Il CPM lancia in questi giorni un’iniziativa davvero interessante sull’uso della musica per incrementare la propria coscienza emotiva. Il corso, rivolto soprattutto a formatori, educatori, insegnati, assistenti e da chi intende operare nel mondo del sociale, si articolerà in sei incontri mensili e il primo sarà Introduzione all’ecologia dei sentimenti, un titolo sicuramente intrigante.

Musica ed ecologia. Franco Mussida si racconta - foto1

Ne abbiamo parlato (via Skype) con Franco Mussida in una interessantissima chiaccherata sul rapporto tra musica ed emozioni (e tante altre cose…).

State of Mind (SoM): Ciao Franco e grazie di averci dedicato il tuo tempo. Ci racconti come nasce questa esperienza dell’uso della musica in carcere?

Franco Mussida (FM): La mia personale esperienza nell’uso della musica in abiti di forte disagio sociale e psichico è iniziata nel 1988, nel carcere di San Vittore a Milano. Si era appena insediato Luigi Pagano, l’attuale provveditore alle carceri della Regione Lombardia. Al tempo l’ASL ha preso atto che si era interrotto ogni servizio di assistenza psicologica ai detenuti nel raggio dei detenuti tossicodipendenti di quel carcere e chiese l’introduzione di attività artistiche. Sono di quel periodo i primi laboratori musicali che utilizzavano l’intervallistica musicale per stabilizzare l’umore dei detenuti. Lo si faceva attraverso una delle attività più sociali del fare Musica: il coro. La sintesi di quell’esperienza la racconto in due libri: “La Musica Ignorata” e “Le Chiavi nascoste della Musica”, entrambi editi da Skirà. Il primo traccia la filosofia di base di un lavoro che partì appunto nell’ottantotto e si è evoluto in ricerche anche in altri ambiti sulle quali si fonda il progetto di particolari audioteche del progetto CO2, che chiamo SAEM Stazioni di Ascolto Emozionale della Musica. Il secondo ne descrive e riporta il resoconto e i risultati della sperimentazione triennale in quattro carceri.

Risultati pubblicati su una importante rivista scientifica, verificati e certificati dal comitato scientifico CO2 e dall’Università di Pavia nella figura del Prof. Flavio Ceravolo, Rettore di un collegio di Scienze Sociali, esperto in certificazioni di procedure sperimentali. I risultati che riguardavano attività continuative con più di 15 mila ascolti e il coinvolgimento di un centinaio di detenuti che vi hanno partecipato.

SoM: Se ho capito bene in questa esperienza in carcere l’uso della musica ha quindi finalità pedagogico- emozionali, ma non terapeutiche, giusto?

FM: Considero la Musica un mezzo, un chiavistello per accedere a luoghi interiori altrimenti inaccessibili. Le attività sono a favore di persone che non hanno cultura musicale, sono comuni ascoltatori. La Musica fa in modo del tutto naturale ciò che normalmente dovrebbe, stabilizza l’umore ma non riesce se non le si dà il tempo, esclusività, vera attenzione emotiva. Con un particolare approccio alla Musica indico e oriento un diverso modo di ascoltarla, offrendolo alle persone recluse in carceri o che soggiornano in comunità, gente che spesso vive in uno stato di carcerazione non solo fisica ma interiore. Attraverso una procedura di ascolto affettivo consapevole di Musica strumentale registrata, di tutti i generi, si sollecita la percezione, di un valore interiore grande, la presenza in noi di un mondo che va oltre ciò che gli occhi ci mostrano, quello di un pianeta invisibile che si sposa con la Musica, quel pianeta che chiamiamo interiorità. La Musica ha la capacità di illuminarlo, in modo naturale e senza rischi, rendendo percettibile quello che gli psicologi, per definire l’area emotiva che ci pervade, definiscono con uno parola: inconscio.

SoM: Ci racconti qualcosa di più su queste audioteche divise per stati d’animo?

FM: Finita la fase sperimentale da quattro sono diventate 12, sparse sul territorio nazionale. Sono normali audioteche con playlist non più divise per generi musicali ma per stati d’animo. Sulla scorta di una codifica particolare che si rifà ad un mio modo di intendere l’intervallistica emozionale. Ho sviluppato un sistema che confronta il filtro soggettivo della persona con l’elemento oggettivo della Musica. In principio ho accostato le correnti emozionali che governano il nostro sistema di percezioni emotive confrontandole con circa duecento grandi climi o condizioni emozionali codificati, che ho poi ridotta a ventisette e quindi a nove. A ciascuno di questi 27 stati emozionali vengono associate composizioni musicali, i brani dell’audioteca. Con me c’è una squadra di una ventina di persone, tra musicisti, psicologi, criminologi, neurologi, tecnici informatici e professori universitari. A inserire i brani nelle audioteche da anni sono musicisti, ascoltatori, (si può fare anche ora andando si co2musicaincarcere). Ora lo fanno anche i detenuti, i custodi delle audioteche che inseriscono 50 brani al mese con l’indicazione emotiva dei nove grandi stati emotivi. Da poco è iniziata la fase sei. Una ulteriore fase sperimentale nelle tre carceri (il progetto Nassa). Tutte sono ora tradotte in otto lingue che rappresentano le grandi etnie, comprese quelle dei paesi da dove arrivano i migranti. Quindi anche in arabo, rumeno, albanese, indiano… Supportati dall’organizzazione del CPM stiamo entrando in contatto con le relative Ambasciate per inserire con particolari procedure le loro musiche. Le audioteche sono quindi dei luoghi di incontro, di libertà emotiva dove la musica si ascolta in luoghi silenziosi e protetti. Tutto è supportato da momenti di formazione che coinvolgono anche gli educatori. Tutt’ora entro in carcere decine di volte l’anno per tenere personalmente incontri di ascolto emotivo guidato con gruppi di detenuti in tutt’Italia.

Musica ed ecologia dei sentimenti: Franco Mussida si racconta - foto2

SoM: Quindi una persona può chiedere di ascoltare un particolare brano che sa che di solito gli genera un certo stato d’animo se ne sente il bisogno?

FM: Sì, lo chiede all’audioteca e ne valuta l’effetto dopo l’ascolto. Scegliendo tra speciali simboli grafici, la persona decide cosa vuol vivere, trovarne conferma o negazione. C’è una fase di ricerca, poi di ascolto, confronto interiore, e quindi di valutazione. Tutti i dati restano memorizzati, grazie ad un personale codice d’accesso.

SoM: Prima accennavi che avete lavorato anche con l’esperienza del coro?

RM: Nel 1988 formavo gruppi corali. Scrivevo musiche, facevo sperimentare la bellezza di cantare assieme accordi anche facili in sequenza, con una intervallistica, che li sollecitata a vivere a manifestare direttamente cantando il loro interiore essere emotivo. Il coro dà la possibilità di vivere l’armonia, cosa che il singolo non può fare, non siamo esseri polifonici. Se ti parlassi adesso in Fa maggiore sarebbe meraviglioso, ma purtroppo non è possibile! E’ anche il nostro limite intellettuale, siamo solo esseri melodici, l’armonia la creiamo insieme. Vale anche per il mondo degli affetti, ne possiamo osservare lucidamente solo un suono per volta, gestiamo un solo sentimento per volta. Quando ce ne arrivano tanti contemporaneamente cominciamo a sognare. E’ questo il potere dell’armonia.

SoM: Mi pare di capire che il vostro lavoro sia più legato all’entità suono, che allo strumento canzone, composta da musica e testo.

FM: E’ così. Le audioteche contengono solo musiche strumentali di molti generi diversi ma non canzoni. Il testo impegna la mente. Spesso mi è capitato di dire che i cantautori capiscano poco di Musica. Il loro obiettivo è usarla per aiutare il viaggio della parola ad essere captata non solo l’intelletto ma dal cuore attraverso il clima sonoro. Il mondo del suono puro è un’altra storia. Le parole nel mondo del suono si chiamano timbri, e i racconti dei timbri, melodie.

SoM: Parlaci invece degli incontri che sono cominciati il 26 maggio rivolti agli operatori. Mi è piaciuta molto la definizione “Ecologia dei sentimenti”. Mi ricorda un po’ l’Ecologia della mente di Gregory Bateson…

FM: La sorgente di questi incontri è sempre la stessa. Raccontare a comuni ascoltatori che nella vita fanno gli operatori, gli educatori, gli psicologi, gli insegnanti come il fenomeno musicale agisce affettivamente su di loro mostrando qualcosa del loro pianeta affettivo che non conoscono. Osservare come attraverso la Musica si possa staccare la mente. Un processo che aiuta a godere del piacere di legarsi affettivamente non solo ai fenomeni musicali, ma alla natura stessa, a ricevere un’energia affettiva in grado di ricaricarci, entrare in contatto con il potente senso della bellezza. Energie utili a supportare chi opera nell’ambito del disagio sociale.

Gli incontri sono frutto della mia esperienza di una trentina di anni di lavoro in ambito sociale in una prospettiva che non ha a che fare solo con chitarre, assoli, composizione di brani, ma con l’incontro diretto con migliaia di persone attraverso il massimo comune denominatore affettivo della Musica. Orientare la propria vita nel senso di una ecologia dei sentimenti credo sia una necessità. Il comportamento delle persone poggia essenzialmente della comunicazione emotiva e oggi più che mai ce ne accorgiamo. Menzogne ed esagerazioni appartengono alla comunicazione pubblicitaria, a quella politica. Entrambe si prefiggono di orientare i sentimenti della gente e con questi le loro scelte. Lo fanno per i loro interessi per soddisfazioni economiche, per potere narcisistico. Tutte queste comunicazioni sono di solito condite di elementi emotivi per essere assorbite e digerite. Vengono usate dosi massicce di finto entusiasmo, di collera e rabbia comunicati ad orologeria dai grandi professionisti del consenso popolare. Insegnano fin da piccoli a giudicare qualsiasi cosa non ad apprezzarne sforzi e differenze.

Ma detto questo convivere con un minimo di serenità con la nostra istintività è complicato. Per cui è importante conoscere come funzioniamo interiormente. E’ la base per potersi muoversi nella direzione dell’ecologia dei sentimenti per realizzare una comunità affettiva più consapevole e cosciente del ruolo del mondo degli affetti nella società. Oggi si vuole far credere che il mondo emotivo intralcia tutto ciò che è logica o intelletto, alimentando la tendenza a volerlo sopprimere più che reprimere. Ci sono tanti modi per farlo, sono state addirittura inventate apposite religioni con questa finalità. Eppure noi rimaniamo principalmente esseri senzienti, bombe emotive con le gambe. In un modo o nell’altro questo è il senso della nostra esistenza, diamo all’intelletto e al pensiero il compito di orientarlo eticamente. Siamo gli unici esseri sul pianeta che lo possono fare. La musica esiste per ricordarcelo, per aiutarci a stabilizzare quell’ immenso mondo emotivo, ad elaborarlo nel tempo fino a trasformare le emozioni in sentimenti. Creare una comunità affettiva basata non solo sulla tolleranza, ma sulla comprensione delle differenze caratteriali è indispensabile per il nostro futuro. Lavorare in luoghi estremi come il carcere lo conferma e la Musica è l’arte che più di altre ci aiuta a renderci emotivamente consapevoli.

Musica ed ecologia dei sentimenti Franco Mussida si racconta foto3

SoM: Hai qualche riferimento teorico specifico che ti ha guidato maggiormente in questo percorso di ricerca?

FM: Ho fatto le mie sintesi. La musica si lega a 360 gradi al mondo del sentire individuale, il suono è il bisogno di esprimere il proprio stato affettivo, i bisogni emotivi interiori dell’essere umano. E’ stato così fin dagli inizi dei tempi. Anche grazie alle testimonianze degli etnomusicologi da Marius Schneider ad altri, che hanno raccolto credenze, leggende tutto ciò che ci arriva fin dagli scritti dei Veda, ci rimanda ad un patrimonio che definisco, periodo pre-espressivo, dove la Musica era fatta da maghi, da medium e iniziati che fungevano da tramiti. Figure che collegavano il mondo del suono al reale visivo planetario alla natura. E’ il periodo prerazionale e appunto i Veda ce lo raccontano. Poi arriva Pitagora che inizia a organizzare e codificare tutto. Passiamo da 4000 anni prima di Cristo a 400 anni prima di Cristo. Il periodo greco diventa già il primo periodo espressivo. Ma serve all’uomo per capire come la Musica è più che altro un elemento educatore del sentire. Tutto il periodo ellenico con Pitagora, Aristotele, Platone, Aristosseno, danno alla Musica questo valore. Ma comincia ad essere intellettualizzata nei suoi principi fisici nonostante si porti dietro il ricordo di quell’altra cosa. Il vero periodo espressivo passa attraverso Guido d’Arezzo e arriva ai giorni nostri. L’intelletto prende il sopravvento e l’uomo comincia a godere nell’utilizzare la Musica come mezzo espressivo, per mostrare le sue abilità nel maneggiarla. “Che bello, come mi piace, vi faccio vedere come sono bravo, senti questa canzone!” Comincia a vivere l’esperienza musicale con uno spirito che non ha niente a che fare con quello precedente. Abbiamo ripercorso qualche milione di anni in poco tempo!

Nel futuro immagino che la Musica possa tornare ad essere considerata per quello che era, orientando l’intelletto verso una coscienza che abbracci il senso della sua origine. Di quell’origine ne parlano in tanti , dovrei citarti tutti gli autori che citavo prima compreso Rudolph Steiner, filosofo tedesco dei primi del 900. Un altro elemento guida sono le mie esperienze di vita, a partire dalle migliaia di concerti fatti e i due momenti fondamentali, il mio personale percorso di vita, aver vissuto a 4 anni un’esperienza potrei dire iniziatica in modo del tutto naturale come accadde anche a 31. Un’esperienza umana fortissima in cui pensiero e intelletto si sono come allontanati da me offrendomi in dono la meravigliosa occasione di vedere il mondo senza filtri. Un’esperienza naturale provocata dalla visione, dalla bellezza del creato e della natura Non so chi devo ringraziare, ma certamente non me stesso. La racconterò in un libro che uscirà l’anno prossimo. Ci ho messo un po’ a capirlo e a uscire dal profondo timore che mi attanagliava, tenermi tutto per me. Poi alla fine ho capito che se ricevi aiuti si ha il dovere di dirlo. Credo nell’arte come servizio, credo nell’arte come scienza sociale, ma non voglio essere scambiato per un santo, non lo sono per nulla.

La visione dell’uomo legato a filo doppio al sentire della natura mi accompagna da allora, e da allora ho perso il senso della solitudine affettiva, mantenendo quello che deriva della natura spirituale. Tutti i lavori fatti da quel lontano 1978 risentono di quella visione. Del resto senza una visione non si può fare arte.

SoM: Hai fatto altre esperienze particolari sull’uso della musica e del potere del suono al di fuori del carcere?

FM: I lavori con sculture vibranti nelle mostre esperienziali che ho realizzato dal 2013 raccontano questo. Ma c’è un luogo permanete dove è possibile leggere ascoltare e vivere ciò di cui abbiamo appena parlato. Il lavoro sull’intervallistica e sulla capacità dei poteri del suono e della Musica organizzata si possono infatti trovare anche in una grande installazione in Svizzera. E’ a Rivera, posizionata in una SPA. Si chiama “Suono di Sole” è stata inaugurata nel 2016.

E’ dentro un’enorme cupola di policarbonato trasparente. E’ composta da sette quadri i cui dipinti raccontano dei poteri dell’intervallo musicale sulla struttura affettiva. Dalle vibrazioni della tavola si diffonde una composizione fatta da 560 brani di tre minuti che sfumano uno nell’altro e legati attraverso un software ai movimenti del sole e delle stagioni. E’ una composizione per orchestra contemporanea e cori. Una composizione durata mesi che mi è costata un po’ di salute. Dovevo scrivere su Sibelius (un software musicale) direttamente sulla partitura senza toccare strumenti. Il progetto lavora al contrario di come normalmente lavora la musica, ovvero non accende in noi l’interesse affettivo, lo mitiga, lo consola, offrendo all’Io e all’intelletto l’opportunità di abbandonare il controllo del corpo assecondando uno stato di grande rilassamento fino a provocare il sonno. Un progetto che non ha niente a che fare con la musica ambient. Si può visitare anche a richiesta.

SoM: Hai mai avuto contatti con il mondo della musicoterapia?

FM: No. Il mio lavoro non è quello di sovrappormi ai medici. Non mi pare esista una fisiologia musicale conclamata e certificata. Mi interessa la sua opera di stabilizzatrice dell’umore e la capacità della Musica di poter essere osservata intellettualmente nei suoi effetti sulla comune struttura affettiva contribuendo a darci il senso di cosa sia davvero la nostra interiorità. Mi interessa divulgare un diverso modo di ascoltarla. Un modo che consente alla genialità dei musicisti di essere apprezzati per il loro vero lavoro: intrufolarsi nel comune spazio affettivo della gente muovendolo sino a farcelo percepire come il territorio di un Pianeta nascosto, invisibile e vibrante, il Pianeta degli affetti. I sei seminari che tengo in CPM, uno ogni mese, destinati a educatori, operatori, insegnanti non solo di musica, hanno proprio questo scopo: rendersi conto che il Pianeta degli affetti e quello della Musica in fondo sono la stessa cosa.

SoM: Grazie mille Franco e buona musica!


VIDEO – Franco Mussida live: Giugno ’73 (F. de André)

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