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Il caffé caldo e l’incoscio cognitivo

A tua insaputa, il nuovo libro di John Bargh, sostiene una tesi solida: la nostra azione è in larga parte decisa a livello inconscio, orientata da fattori che ci sono oscuri. Questi fattori hanno un’influenza gigantesca su scelte, comportamenti, performance.

Di Giancarlo Dimaggio

Pubblicato il 25 Giu. 2018

Tutti i giorni decidiamo, orientiamo il corso della nostra vita e influenziamo quella degli altri. Dei motivi delle nostre scelte, ci spiega Bargh, siamo largamente ignari: avvengono nel dominio dell’inconscio cognitivo, lì dove si svolgono processi automatici, veloci, selezionati nel corso dell’evoluzione. 

 

Avete avuto un figlio da poco. La coppia di vostri amici no. La città in cui vivete è pericolosa. La città in cui vivono i vostri amici no. Sfortuna? Neanche per idea. Torniamo due anni indietro, eravate ancora fidanzati e neanche pensavate a fare un bambino. Viaggiate: mare, Provenza, tour delle cantine toscane. La vostra città era sicura. Cosa è cambiato? Niente, tranne che ora siete genitori, e all’improvviso il mondo vi appare pieno di pericoli. Notate minacce che prima non esistevano: bottiglie di birra per strada indicano rapitori. Feroci prese elettriche. I detersivi ghignano nella notte. Che significa? Che giudicate il mondo in un modo che dipende dalle vostre motivazioni – proteggere il figlio in questo caso – ed emozioni – qui è paura -. Ma accade a vostra insaputa.

Pensate di essere giudici razionali e affidabili del comportamento degli altri? Del tipo: io non mi sbaglio, le mie impressioni sono sempre giuste. E invece siete influenzabili dal caffè, senza neanche berlo. Purché sia americano, grande, in bicchiere di cartone. Dovete giudicare una persona che vi dicono avere certe caratteristiche. Vi hanno messo una tazza di caffè caldo in mano. Siete meglio disposti, quella persona ha più qualità positive. Se il caffè era freddo la stessa persona vi piace meno. Sì, potete obiettare, ma quando le cose contano veramente sono infallibile.

In realtà è anche peggio. Dovete giudicare le motivazioni di un criminale: ha agito a sangue freddo, in modo premeditato, o a caldo, impulsivamente. Nel primo caso sarete propensi a sbatterlo in carcere e buttare la chiave, nel secondo a concedergli attenuanti. Anni di galera di differenza. Bene, se la stanza dove vi trovate è fredda, gli attribuirete un omicidio a sangue freddo, se è calda penserete abbia ucciso sotto un’onda emotiva. Se mai ucciderò qualcuno, voglio essere giudicato in una stanza ben riscaldata.

Avete aree cerebrali che reagiscono al freddo e al tradimento nello stesso modo, l’insula per la precisione. Dante ha messo i traditori nei ghiacci eterni del Cocito per un buon motivo. Seguite il ragionamento? Lo stato del corpo influisce sulle vostre decisioni. Fuori dalla vostra consapevolezza, prima del vostro controllo.

Non è solo questione di caldo/freddo. Come dice il mio collega Francesco Mancini, se non avete avuto il tempo di lavarvi al mattino vi sentite sporchi e, senza saperlo, siete moralmente più tolleranti. Ho deciso: se commetto un crimine il processo sarà in una stanza calda con un giudice che si è macchiato la camicia di caffè – caldo naturalmente -. John Bargh nel potente A tua insaputa sostiene una tesi, solida: la nostra azione è in larga parte decisa a livello inconscio, orientata da fattori che ci sono oscuri. Questi fattori hanno un’influenza gigantesca su scelte, comportamenti, performance. Volete vincere le elezioni? Se siete conservatori seminate paura e disgusto. Il nome della rosa e Q di Luther Blissett (leggetelo) lo avevano detto. Quali sono le condizioni ottimali? La presenza contemporanea di immigrati, possibilmente sudati, e immondizia nelle strade. L’inspiegabile vittoria di Trump, nota Bargh, diventa più comprensibile.

Ma che libro è questo? Voi avete opinioni politiche ragionate, acute, dettate dai fatti. Non amate sentirvi dire che siete influenzati da emozioni, stati del corpo. E invece è così, piaccia o no. Fior di esperimenti dimostrano che è più facile fare adottare a un liberale idee conservartici che il contrario. Come? A un gruppo di studenti liberali era stata fatta immaginare la propria morte, gli psicologi possono essere sadici, nessun dubbio. Subito dopo hanno espresso opinioni più conservatrici su: pena di morte, aborto, matrimonio omosessuale. Per un po’, poi sono tornati a essere sé stessi. Qual è il motivo? Sotto condizioni di minaccia, impotenza e paura, tendiamo a mantenere lo status quo. Più o meno come quando ci nasce un figlio.

Ancora il disgusto. Vi chiedono di esprimere un giudizio in una stanza sporca? Sarete più intransigenti. Leggo il libro e capisco la mia severità morale nei pressi dei cassonetti di Roma.

C’è un senso evolutivo in tutto questo: assaggiare una bacca attraente mai ingoiata prima da fauci umane, può essere salvezza o, se la bacca è velenosa, morte. Il vostro amico di Neanderthal coraggiosamente ha mangiato ma, ops, ora non c’è più. La bacca diventa schifosa, e lo trasmetterete ai vostri figli. Il disgusto induce a evitare l’innovazione, con buone ragioni. Usate quella base evolutiva e sapete come influenzare le decisioni morali e politiche. Con qualche fatica anche i conservatori possono diventare, transitoriamente, progressisti. Basta indurre in loro un’idea di invulnerabilità. Svanisce la paura, si aprono al nuovo. Gli fate solo immaginare che possono volare? Restano conservatori.

I nostri valori coprono azioni che eseguiamo per altri motivi. Avete presente il detto: fa quello che dice il prete e non quello che fa? Non mi piace. La verità delle persone è nei gesti, non nei valori che declamano. L’esperimento del buon samaritano ne dà conferma. Con un pizzico di blasfemia, a Princeton hanno sottoposto a un test studenti di seminario. Stavano per tenere una lezione sulla parabola del buon samaritano. Era per loro importante e dovevano arrivare puntuali. “Sotto un portico, tutti gli studenti incrociavano una persona malvestita e accasciata per terra che aveva l’aria di stare male”. I seminaristi lo hanno aiutato? Quelli che avevano più fretta non l’hanno neanche notato! Qual era il loro impulso: la motivazione a essere apprezzati o l’altruismo del samaritano? Se glielo aveste chiesto avrebbero detto il secondo, del resto stavano per farci una lezione su. Invece l’ambizione li guidava con più forza e non ne erano, ormai lo avete capito, consapevoli.

Tutti i giorni decidiamo, orientiamo il corso della nostra vita e influenziamo quella degli altri. Dei motivi delle nostre scelte, ci spiega Bargh, siamo largamente ignari: avvengono nel dominio dell’inconscio cognitivo, lì dove si svolgono processi automatici, veloci, selezionati nel corso dell’evoluzione. Utili ma spesso fallaci. Motivazioni, emozioni, pregiudizi sono spinte che ci governano dal buio. Conoscere questi processi rende più liberi, saggi, avveduti. Dà più potere. I nostri giudici, avvocati, genitori, politici, medici, sanno qualcosa di questi meccanismi psicologici? Temo di no. Allora si possono tentare scommesse che permettono guadagni facili. Se politici progressisti illuminati invece di studiare Bargh si affidano a psicologi che passano tempo a rispolverare miti greci, vinceranno le elezioni? Io punto i soldi su Cetto La Qualunque.

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Giancarlo Dimaggio
Giancarlo Dimaggio

Psichiatra e Psicoterapeuta - Socio Fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva-Interpersonale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bargh, J. (2018). A tua insaputa. Bollati Boringhieri.
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