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Social media: quale correlazione con i sintomi di depressione

Ricerche recenti mostrano l'esistenza di una correlazione tra l'uso dei social media e un aumento dei casi di depressione. Sebbene non sia chiara la relazione causale tra le due variabiali, i risultati ci danno alcune prime informazioni su come i social media possono agire sulla mente umana.

Di Raffaella Filograno

Pubblicato il 09 Mag. 2018

Aggiornato il 19 Dic. 2018 11:20

Parallelamente alla crescita di internet e dell’uso dei social media, si riscontra attualmente un aumento di casi di depressione e di altri disturbi dell’umore tra gli adolescenti, che a volte arrivano ad essere letali.

 

I social media, come Facebook, Instagram, Tumblr, e molti altri, sono diventati un’icona dei tempi moderni. Facebook è la piattaforma più conosciuta ed utilizzata nel mondo. Quasi un terzo della popolazione mondiale ha un profilo su questo sito.

Parallelamente alla crescita di internet e di queste piattaforme, si riscontra attualmente un aumento di casi di depressione e di altri disturbi dell’umore tra gli adolescenti, che a volte arrivano ad essere letali. Numerose ricerche sull’utilizzo dei social media hanno mostrato più volte una correlazione tra aumento nell’uso dei social ed aumento dei casi di depressione e disturbi dell’umore.

La correlazione è chiara, ma la domanda persiste: perché?

Soprattuto, ancora non è chiara la relazione causale tra le due variabli: È l’eccessivo utilizzo dei social a causare depressione? Oppure le persone depresse tendono ad usare eccessivamente i social media?
Per cercare di rispondere a queste domande, sono auspicabili ulteriori studi e ricerche scientifiche in merito. Tuttavia, possiamo riflettere su come i social media possono agire sulla mente umana.

Quasi ogni social ha come obiettivo quello di far trascorrere più tempo possibile online ai propri utenti, per potergli mostrare in quel frangente quante più pubblicità possibili. Per raggiungere questo scopo, vengono usati trigger di dipendenza per ricompensare le persone che rimango più tempo online.
Nello stesso modo in cui la dopamina, il neurotrasmettitore responsabile delle sensazioni di gratificazione e piacere, è rilasciata quando i giocatori d’azzardo giocano o gli alcolisti bevono, i social media sono disseminati di trigger che plausibilmente fanno esperire sensazioni di piacere e rilasciano dopamina.
Un ricercatore ha affermato che: “I ‘mi piace’, i commenti, le notifiche che riceviamo sui nostri cellulari tramite le applicazioni, creano sensazioni positive di accettazione… Le nostre menti vengono ‘hackerate’ da queste applicazioni e dai social…Le ricerche effettuate in questo campo hanno lo scopo di comprendere come la tecnologia può stimolare il rilascio di dopamina durante il suo utilizzo. Quando non viene rilasciata dopamina dai social, proviamo sentimenti di paura, ansia e solitudine. L’unico rimedio per alcuni è ritornare sul social in questione e riprovarci.” (Darmoc, 2018).

Un fenomeno che può attivarsi durante l’uso dei social media è il ‘contagio emotivo’. Il contagio emotivo è stato approfonditamente studiato nelle interazioni reali tra persone. Recenti ricerche hanno indagato lo stesso fenomeno nelle interazioni online e hanno dimostrato come felicità, rabbia e tristezza possono essere trasmesse da un individuo all’altro attraverso i social. In uno studio condotto da Ferrara e Yang (2015) su un campione di 3800 utenti, è stato analizzato quanto possano essere contagiosi i contenuti emotivi negativi di un post visualizzato online. Questo può essere estremamente dannoso se combinato con la questione delle ‘bolle’ culturali virtuali.

Cosa si intende per ‘bolle’ culturali virtuali?

Le applicazioni utilizzano potenti algoritmi per fornire agli utenti contenuti maggiormente conformi ai loro interessi, in modo tale da coinvolgerli, farli interagire sul social e intrattenerli il più a lungo possibile.
Gli utenti tendono ad interagire con lo stesso tipo di contenuto e questo permette agli algoritmi dei social di mostrare sempre lo stesso genere di contenuti, favorendo così la creazione di una ‘bolla’ virtuale, di cui l’utente non ne è al corrente. Per esempio, un utente che clicca su un articolo che parla di una sparatoria, o commenta il post di un amico concernente il divorzio, fa creare agli algoritmi delle ‘bolle’ dai contenuti maggiormente negativi ed in questo modo gli verranno mostrati online contenuti più negativi perché è quello per cui ha mostrato interesse.
Tutto questo combinato con il contagio emotivo, può influenzare gravemente e negativamente lo stato emotivo di un individuo.

Altre conseguenze dell’uso dei Social Media

Indirettamente, i social media fungono da catalizzatori per comportamenti distruttivi come il cyberbullismo e la ricerca compulsiva dell’approvazione. In particolare, rispetto ai comportamenti di cyberbullismo, gli utenti possono nascondersi dietro l’anonimato e sottrarsi dalle conseguenze di questi atti di molestie, che possono avere conseguenze fatali.

Un ulteriore effetto collaterale delle applicazioni è che portano gli utenti a mostrare solo gli aspetti salienti delle proprie vite, postando solo i momenti positivi e importanti, tralasciando il negativo e il banale. Gli utenti confrontano la propria vita, in particolar modo le parti peggiori di sé, con ciò che viene postato dai loro amici, quello che ne può risultare sono emozioni di vergogna, invidia e senso di inferiorità.

Conclusioni

Uno studio condotto nel Regno Unito dalla Royal Society for Public Health ha testato l’impatto psicologico dei social media su 1500 adolescenti ed ha scoperto come quasi tutti i social media hanno un impatto negativo sul benessere psicologico dei soggetti, provocando stati che vanno dall’ansia alla perdita di autostima.

I risultati della ricerca dimostrano che i casi di depressione sono aumentati con la crescita di utilizzo dei social, e più alto è il numero di social utilizzati da una singola persona, maggiori sono le probabilità di avere disturbi dell’umore. Quello che non è dimostrato nella ricerca è se sono i social a causare depressione o se le persone depresse usano eccessivamente i social media. Per rispondere a questa domanda occorre una ricerca che indaghi approfonditamente questa differenza e la relazione causale tra le due variabili.

 

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