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Sulle righe, tra le righe: come il lettore interpreta il testo

Leggere è un' azione che mette in relazione il lettore con il testo e gli consente di accedere a mondi immaginari che possono attingere alla nostra esperienza passata.

Di Meisam Serajizadeh

Pubblicato il 16 Mag. 2018

Aggiornato il 29 Ago. 2019 12:17

Definire il ruolo del lettore nei confronti della letteratura, nel tempo, è sempre stata una questione complicata dalla quale sono sorte diverse teorie.

 

Dai modelli classici, fino ai linguisti ed agli strutturalisti, studiare le funzioni dell’interpretazione, la simbologia e la struttura è stato sempre significativo, perché questo lascia scoprire la posizione del lettore:

  • Saussure, con la sua teoria linguistica, in cui il legame tra significante e significato diventa arbitrario
  • Levi-Strauss, strutturalista, che paragona il cervello umano ad una struttura e ad un sistema in cui ogni fenomeno viene analizzato e separato dal suo background storico di valori
  • Sigmund Freud, che collega i fenomeni (qui il testo) all’inconscio e considera la libertà del lettore nella comprensione e nella produzione di significati
  • Roland Barthes, da scrittore francese edonista, introduce il piacere del testo e i suoi aspetti gioiosi.

Insieme a questi, molti altri ancora hanno fatto passi importanti per rafforzare la posizione del lettore nei confronti di un testo letterario

Leggere: un atto interpretativo

La lettura di un testo (qui una storia) per il lettore è iniziare un viaggio spazio-temporale verso un mondo sconosciuto, che prende forma in base all’intenzione dell’autore, al testo ed alla mente del lettore. In questo viaggio le parole, oltre ad essere significanti, fanno da tramite alle idee.

Quando si legge in una storia la frase di fronte al ponte di legno mi sono allacciato strette le scarpe, il tono predominante deriva dall’immaginazione e dall’interpretazione del lettore dell’“Io”, questo ipotetico “Io” che è una creatura sconosciuta, nata dagli stessi fattori: autore, testo e lettore. Mentre procede con la lettura, il cervello umano non solo attribuisce caratteristiche personali all’“Io”, ma ne ripete anche le parole ad alta voce, facendole risuonare. Lasciando da parte quella classe di lettori che, tendenzialmente, si immedesimano meno nell’opera o quelli che cedono al testo l’assoluta padronanza sul presente, perché sia compreso ed intrepretato, si ha una maggioranza di lettori che, immergendosi nella lettura, per ogni personaggio della storia, immaginano una certa voce da poter distinguere, scelta in base alla descrizione del carattere nel testo e all’interpretazione del lettore stesso. La scelta finale di questa voce spetta al lettore, nonostante essa possa essere descritta, nella storia, come la voce di uno specifico personaggio.

Secondo l’ipotesi di Freud sull’inconscio, questa scelta potrebbe derivare dagli impulsi sessuali. La voce di un personaggio che il lettore ritiene negativo, sicuramente si avvicina alle persone negative ch’egli avrà memorizzato nei propri ricordi. Nel paragrafo…

..ha tirato fuori di colpo la pistola che aveva nascosto sotto il vestito e ha puntato verso il proprietario del negozio e ha detto: «butta sul banco tutti i soldi e l’oro che c’è, altrimenti ti faccio scoppiare la testa!»

il lettore sente una voce nella testa che emerge, forse, dal personaggio di un film o da un’esperienza personale in una atmosfera simile. Nel paragrafo

Io ti amo, capisci? Vorrei che tu fossi mia per sempre ed io tuo

ci si trova di nuovo davanti alla medesima procedura: la voce che sentiamo nella nostra testa proviene da un ricordo o da un desiderio personale, oppure è la voce degli attori di uno spettacolo cinematografico o teatrale che abbiamo in mente. Il lettore, anche durante la lettura di una poesia procede nello stesso modo, aiutandosi con il background personale nella scelta delle voci. Se, invece, si prende in considerazione un testo più pragmatico rispetto al testo letterario, come un libro di filosofia o un articolo scientifico, ci allontaniamo notevolmente dal suddetto viaggio spazio-temporale e dall’immaginazione dei suoni, e ci accontentiamo della nostra stessa voce.

Riflettendo su quest’argomento ed analizzando il lettore dal punto di vista psicologico, a questo riguardo, possiamo dedurre la sua relativa libertà nel mondo del testo che è rimasta largamente distante dalle ideologie prevalenti sulla lingua.

Qui il lettore, al di là di qualunque interpretazione, analisi e piaceri sadistici del testo (indicati da Roland Barthes nel suo libro Il piacere del testo dove usa il termine intermittence), in base al suo gusto personale ed ai ricordi prescelti della sua vita, entra nel mondo del testo e, attribuendo delle voci ai personaggi, lo riproduce e crea il suo mondo immaginario.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lévi-Strauss C., The Savage Mind, Francia, 1962
  • Sigmund Freud, Il motto di spirito e il suo rapporto con l'inconscio, Germania,1905
  • Roland Barthes Le Plaisir du texte, Éd. du Seuil, Paris 1973
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