Il parto è un evento che comporta una separazione e interrompe la fusione fisica tra la mamma e il bambino. Si tratta di un evento fisiologico in cui emergono rappresentazioni culturali e sociali, fattori familiari ed emotivi. La tocofobia indica la paura del parto ed è caratterizzata da intensa ansia e dal terrore di morire.
L’evento psicosomatico del parto
Il parto è un evento che comporta una separazione e interrompe la fusione fisica tra la mamma e il bambino. Da alcune donne può essere vissuto come una liberazione, da altre come una perdita. A tale evento, la donna, il bimbo e la coppia si preparano per tutti i 9 mesi di gestazione. Nel parto, psicologicamente, può essere presente il conflitto tra l’impulso ad espellere il bambino e la tendenza a trattenerlo e gli spasmi perineali possono essere la manifestazione somatica dell’angoscia psichica della perdita (Imbasciati, Cena, 2015).
Si tratta, inoltre, di un evento fisiologico in cui emergono rappresentazioni culturali e sociali, fattori familiari ed emotivi. Secondo Pancheri (1984), il travaglio e il parto costituiscono una fase influenzata da molteplici fattori di natura psicosomatica: i cambiamenti neuroendocrini e fisiologici sono influenzati dalla mente della mamma e da come è avvenuta l’elaborazione e la preparazione psichica all’evento della nascita già nei mesi precedenti.
Il dolore del travaglio
Il dolore è un vissuto che accompagna il travaglio e ha inevitabilmente una causa biologica, sebbene anche la condizione emotiva della donna moduli i processi sia cognitivi che somatici e incida sulla percezione del dolore. Per questo, ogni donna percepisce uno specifico dolore a seconda delle esperienze attuali e vissute nella propria storia da bambina e da donna (Imbasciati, Cena, 2011). Dunque, il travaglio e il parto risultano un processo psicosomatico, in cui i fattori biologici e quelli psichici si influenzano reciprocamente. È stato, infatti, dimostrato che le donne che hanno espresso e verbalizzato la paura del dolore durante la gravidanza hanno avuto un travaglio più breve (Maggioni, 2003). Dunque, il modo in cui è stata vissuta psicologicamente la gravidanza influenza l’andamento del parto: le preoccupazioni e le angosce vissute durante i 9 mesi di gestazione sono presenti anche al momento del travaglio.
L’influenza dei fattori culturali e dello stile materno sulla scelta del tipo di parto e del luogo
Durante il parto, entrano in gioco anche fattori culturali; ad esempio in alcune società avviene in luoghi appositi, in cui poche persone possono avere accesso; in altre culture, invece, la nascita di un bambino è un evento sociale cui partecipa tutta la comunità (Raphael-Leff, 2014). Nonostante queste differenze culturali, l’importante è che la donna partorisca in un contesto da lei percepito come sicuro e accogliente, in cui poter esprimere i propri desideri e le proprie paure.
Inoltre, diverse ricerche (Raphael-Leff, 2014) hanno dimostrato che le donne durante la gravidanza sviluppano uno stile materno che influenza le aspettative, fantasie e rappresentazioni della donna gravida e la relazione tra madre e bambino. Tale orientamento materno influenza anche la scelta delle modalità del parto. Raphael-Leff ha definito 3 stili materni: lo stile della madre “facilitante”, quello della madre “regolatrice”, mentre nel mezzo si colloca lo stile della “reciprocità”. La madre “facilitante” vive la maternità come un’esperienza positiva; si costruisce la propria identità di madre, accetta la gravidanza e si prepara adeguatamente al parto; la madre “facilitante” in genere non coglie nessun difetto o problematica nella gravidanza, la vive come un’esperienza meravigliosa e a volte rischia di sacrificare completamente se stessa e la sua realizzazione personale e professionale per il bambino. Le donne con un orientamento “facilitante” di solito preferiscono il parto naturale, in casa e vivono il travaglio e il parto come un evento emozionante.
La madre “regolatrice”, invece, non tollera le trasformazioni corporee, considera il feto un intruso e il parto è concepito come un’esperienza negativa; le mamme con un orientamento “regolatorio” spesso prediligono un parto in un posto asettico e tale evento è concepito come una crisi dolorosa da sopportare, tanto da ricercare qualunque mezzo per anestetizzare il dolore. La conoscenza del bambino dopo la nascita si preferisce che avvenga in maniera graduale.
In una posizione intermedia, invece, si colloca lo stile della reciprocità: la donna è felice di aspettare un bambino, ma presenta anche rimpianti rispetto ai cambiamenti inevitabili che subiranno la sua vita professionale, personale e di coppia. Le donne con questo tipo di stile materno, di solito, preferiscono un parto attivo; questa fase viene vissuta come un processo naturale, attraverso il quale il bambino può venire al mondo.
Con il parto, dunque, avviene un passaggio dalla realtà psichica a quella esterna; il bambino viene alla luce e sostituisce il bambino immaginario, fantasticato durante la gravidanza.
La tocofobia
La tocofobia indica la paura del parto ed è caratterizzata da intensa ansia e dal terrore di morire durante il parto. Tale disturbo può essere suddiviso in tocofobia primaria e tocofobia secondaria: la prima è presente ancora prima di concepire un figlio, la seconda può sopraggiungere dopo un precedente parto vissuto in modo traumatico. In questi casi, possono essere utili interventi sia di prevenzione rivolti alle donne a rischio sia di preparazione al parto.
La paura del parto, se pervasiva e se associata al rifiuto dell’esperienza stessa, porta ad un aumento della rigidità muscolare e dei tessuti; l’intolleranza della paura e la non accettazione dell’andamento del dolore, generano un circolo vizioso di dolore continuo e un abbassamento della soglia del dolore.
Una funzione rilevante nel percorso della nascita è rappresentata dalle ostetriche e dai ginecologi. Se tra questi e la donna si stabilisce una buona alleanza terapeutica, ciò favorisce una maggiore tolleranza al dolore durante il travaglio e il parto. Molto utili possono essere anche i corsi di preparazione alla nascita, che prevedono una serie di esercizi di respirazione e di tecniche di rilassamento. Se tali corsi prevedono anche la figura dello psicologo, con cui poter esprimere sentimenti, ansie e preoccupazioni, le donne hanno la possibilità di giungere al momento del parto con una maggiore preparazione psicofisica.