Sto per diventare genitore! Come viene definita la gravidanza in psicologia? E cosa accade nella mente delle donne e della coppia quando si preparano ad avere un figlio?
La storia individuale della gravidanza
Quando la donna scopre di essere incinta, il proprio mondo interiore si arricchisce di fantasie, sogni e previsioni attingendo dalla propria storia di vita. Ogni donna vive una “storia” interna diversa per ciascuna gravidanza: i ricordi, le speranze, i desideri derivanti dal passato e dalle prime relazioni cominciano ad affollare la mente della futura mamma in maniera specifica e irripetibile.
La Benedek descrive la gravidanza come un evento psicosomatico che comporta modificazioni di natura sia fisiologica che psicologica. La Bibring, invece, la definisce una “crisi maturativa”, un processo nel corso del quale si riattivano conflitti legati all’infanzia e si riattualizzano processi di identificazione inconsci con la propria madre. I conflitti infantili possono trovare una risoluzione in questo periodo di svolta e può verificarsi una rielaborazione delle proprie esperienze e il raggiungimento di un maggiore livello di integrazione. In altri casi, se il rapporto con la propria madre è stato caratterizzato da conflitti ed emozioni ambivalenti è possibile che tali vissuti emotivi si riattivino quando si diventa madri.
Secondo la Pines (1982), le donne in questa fase del ciclo di vita ridefiniscono la propria identità femminile, rivivono il processo di separazione-individuazione dalla propria madre e sperimentano una identificazione sia con la propria madre che con il feto: le future mamme sono allo stesso tempo figlie delle loro madri e diventeranno madri dei loro figli. Un nuovo ruolo che rende più complessa la propria identità: si diventa madri, oltre che essere ancora figlie, compagne e donne.
Anche i numerosi cambiamenti che caratterizzano la maternità vengono prefigurati nella mente delle future mamme in maniera differente. Avere un figlio significa essere disposti ad ascoltare e a rispondere ai numerosi bisogni del bambino, vedere ridotto il proprio tempo libero, passare notti insonni e acquisire un ruolo del tutto nuovo. Tali cambiamenti potranno essere accolti dalle mamme con entusiasmo e gioia o potranno veder prevalere emozioni di ansia o tristezza. Ognuno vive per questo una storia interna della gravidanza, individuale e che deriva al contempo dalla propria storia passata e dalle relazioni di cui ciascuno ha fatto esperienza.
Cosa accade nella coppia e a livello familiare?
Le realtà psichiche interne della madre e del padre derivanti dalla propria storia di vita e dalla personalità individuale di ciascuno e successivamente la realtà psichica del bambino si intrecciano e si arricchiscono a vicenda, definendo quello che sarà il modello relazionale familiare.
In psicologia, la transizione dalla coniugalità alla genitorialità, definita “transition to parenthood”, viene concepita come un processo complesso che deriva da un distanziamento dalla famiglia di origine, da un punto di vista sia relazionale che rappresentazionale. Si acquisisce un nuovo ruolo e le relazioni si complicano diventando trigenerazionali. Un figlio nasce, appunto, dall’incontro di storie e processi relazionali e intergenerazionali diversi. Ogni partner ha una storia che rivive nella quotidianità e che si palesa più forte che mai quando si diventa genitori (Imbasciati, Cena, 2015).
Nel passaggio dalla diade alla triade emerge il sistema interiorizzato di relazioni di ciascun genitore, il passato si intreccia con il presente e l’intrapsichico con l’interpersonale. In questa transizione diventa fondamentale fare spazio al bambino, non solo fisicamente ma anche mentalmente e le prime fantasie e sogni ad occhi aperti del “bambino immaginario” di cui si è parlato in “Desiderare un figlio: quando tutto ha inizio” definiscono il luogo mentale in cui la coppia si prepara ad accogliere un bambino.
Il periodo della gravidanza, dunque, consente ad entrambi i genitori di sviluppare nel loro mondo interno uno spazio adatto a riflettere sul bambino e sulla genitorialità. Questa fase può essere concepita come un processo psicologico di adattamento alla nuova realtà e di elaborazione delle trasformazioni rispetto alla vita precedente. E’ possibile distinguere tre periodi che definiscono la gravidanza in termini psicologici. Nel primo periodo, i genitori, quando scoprono di aspettare un figlio, ripensano alla loro infanzia, alle prime relazioni di attaccamento, all’accudimento ricevuto dai propri genitori e la madre può manifestare sentimenti ambivalenti nei confronti del feto, di gioia ma al contempo timori e dubbi; nel secondo stadio della gravidanza, la futura mamma inizia a percepire i primi movimenti fetali e a prendere consapevolezza che il feto è diverso da sé e con esso è possibile interagire e stabilire una relazione affettiva; nel terzo periodo, il bambino viene sempre più concepito come individuo separato e capace di interagire e la madre inizia a sviluppare una sorta di attaccamento con il proprio bambino.
Dunque, molteplici sono i cambiamenti a livello psicologico che avvengono durante la gravidanza, si rivivono esperienze passate, si riattualizzano e a volte rielaborano vissuti irrisolti. I nove mesi rappresentano, per questo, un tempo necessario non solo per l’accrescimento fetale, ma anche per la maturazione della consapevolezza del proprio ruolo genitoriale alla luce della propria storia di vita e di prefigurazione dei cambiamenti che la nascita di un figlio porta con sé.
Ogni coppia scrive e vive una storia diversa.