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Depressione: persino i profumi non sono più gli stessi – Correlazioni tra sintomi depressivi e capacità olfattive

Pazienti depressi presentano alterazioni in strutture anatomiche implicate nei processi olfattivi, che portano al diminuire delle loro capacità olfattive

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 23 Feb. 2018

L’esame delle strutture cerebrali dei pazienti depressi ha messo in evidenza alcune modificazioni in strutture anatomiche implicate anche nella neurofisiologia dei processi olfattivi. Si potrebbe dunque supporre che nei pazienti depressi si verifica non solo un abbassamento del tono dell’umore, ma anche una diminuzione delle loro capacità olfattive.

 

Attualmente si stima che il 15% della popolazione mondiale soffra di disturbi mentali. Si ritiene, inoltre, che una percentuale compresa fra l’8% e il 12% abbia avuto un episodio depressivo nel corso del ciclo di vita. L’esame delle strutture cerebrali dei pazienti depressi ha messo in evidenza alcune modificazioni che si riscontrano a diversi livelli nel sistema prefrontale limbico. Molte di queste strutture anatomiche sono anche implicate nella neurofisiologia dei processi olfattivi. Alla luce di ciò, si può supporre che nei pazienti depressi si verifica non solo un abbassamento del tono dell’umore, ma anche una diminuzione delle loro capacità olfattive.

Keywords: depressione, funzioni olfattive, sistema limbico

Depressione: dal sistema limbico ai processi olfattivi

Attualmente si stima che il 15% della popolazione mondiale soffra di disturbi mentali (Atasanova e al., 2008; Prince e al., 2007). Si ritiene, inoltre, che una percentuale compresa fra l’8% e il 12% abbia avuto un episodio depressivo nel corso del ciclo di vita (Croy e al., 2014). Relativamente al genere, le donne sono più a rischio rispetto agli uomini e, fra le fasce d’età, quella dei giovani adulti, con un’età compresa fra 18 e 44 anni, ha una maggiore probabilità di ammalarsi di depressione (Hischfeld e Cross, 1982).

L’esame delle strutture cerebrali dei pazienti depressi ha messo in evidenza delle modificazioni che si riscontrano a diversi livelli nel sistema prefrontale limbico, ovvero nella corteccia orbitofrontale, nella corteccia cingolata anteriore e posteriore, nell’ippocampo, nell’amigdala, nell’insula e nel talamo (Hoflich e al., 2012).

Alcune di queste strutture anatomiche sono anche implicate nella neurofisiologia dei processi olfattivi. Infatti, le tecniche di neuroimaging hanno confermato che le emozioni e gli odori sono elaborati prevalentemente nelle stesse strutture cerebrali, quali l’ipotalamo, l’amigdala, la corteccia orbitofrontale e l’insula (Zald e Pardo, 2000). Questo è spiegato dal fatto che, a livello embriogenetico, il bulbo olfattivo dà origine al sistema limbico, che è responsabile dei processi emozionali (Kohli e al., 2016).

Nel cervello umano il bulbo olfattivo e l’ippocampo sono le uniche aree nelle quali è stata dimostrata una neuroplasticità postnatale, inclusa la neurogenesi (Altman, 1969; Boldrini e al., 2009). Relativamente agli episodi depressivi maggiori, diverse ricerche (Murray e al., 2008; Sahay e Hen, 2007; Snyder e al., 2011) hanno riscontrato che durante il loro decorso diminuisce il volume dell’ippocampo e la capacità di neurogenesi di esso. A questo riguardo, si ipotizza che l’azione di alcuni farmaci antidepressivi vada ad incrementare il volume dell’ippocampo e la sua capacità di neurogenesi (Boldrini e al., 2009).

Il bulbo olfattivo nei processi depressivi

Anche il bulbo olfattivo sembra implicato nei processi depressivi. Nei ratti, per esempio, la distruzione/rimozione del bulbo olfattivo determina una forma depressiva. Per spiegare tale fenomeno è stata avanzata l’ipotesi che la bulbectomia olfattiva crei una disfunzione nel sistema limbico (Song e Leonard, 2005). Ancora, gli studi di neuroimaging hanno dimostrato che esiste una riduzione del volume del bulbo olfattivo in pazienti che soffrono di depressione (Negoias e al., 2010). Alla luce di questo, si può ipotizzare che una disfunzione del bulbo olfattivo possa alterare non solo la funzione olfattiva, ma anche incrementare i sintomi depressivi (Negoias e al., 2010; Pause e al., 2001). Alcune ricerche, a tal proposito, hanno avanzato l’ipotesi che i trattamenti terapeutici per la depressione, sia farmacologici che psicoterapeutici, migliorano e incrementano le funzioni olfattive (Yuan e al., 2014; Naudin e al., 2012; Swiecicki e al., 2009).

In conclusione, si può supporre che nei pazienti depressi si verifica non solo un abbassamento del tono dell’umore, ma anche una diminuzione delle loro capacità olfattive (Taalman e al., 2017).

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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