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Attaccamenti a scuola. Lo psicologo nel delicato rapporto tra i protagonisti del percorso educativo (2017) – Recensione del libro

'Attaccamenti a scuola' stimola importanti riflessioni sulle buone pratiche nel contesto scolastico, oggi non ancora base sicura per le identità in divenire

Di Angela Niro

Pubblicato il 19 Gen. 2018

Attaccamenti a scuola. Lo psicologo nel delicato rapporto tra i protagonisti del percorso educativo è un testo, nato dall’impegno corale delle psicoterapeute Mattioli, Di Marzo, Febbi e Martirani, capace di stimolare importanti riflessioni e diffondere buone pratiche nel contesto scolastico, ancora oggi, scarsamente vissuto come base sicura per le identità in divenire.

 

Attaccamenti a scuola. Lo psicologo nel delicato rapporto tra i protagonisti del percorso educativo è un lavoro che fiduciosamente riconosce alla scuola la possibilità di farsi prolungamento dell’attaccamento, inteso come “[…] l’esperienza su cui ogni essere umano fonda le proprie capacità conoscitive e predittive circa la natura umana, il senso delle relazioni e la propria identità” (Di Marzo, 2017, p. XXXI); un contributo che restituisce valore alla dimensione sociale dell’uomo, indispensabile poter costruire condizioni di benessere.

In questa direzione la professione psicologica assume una posizione importantissima e da potenziare, proprio alla luce delle testimonianze concrete di salute che va costruendo, dal nido alla scuola media superiore.

A questo scopo le autrici di Attaccamenti a scuola conducono gradualmente il lettore a cogliere, dapprima, le principali trasformazioni che caratterizzano l’individuo dalla prima infanzia all’adolescenza, in un secondo momento, il contributo dello psicologo nel sistema educativo.

Attaccamenti a scuola: il ruolo dello psicologo a partire dal nido

Con l’ingresso nel nido il bambino sperimenta la prima separazione dalle figure di riferimento, impara ad adattarsi al nuovo ambiente, conosce se stesso e il mondo attraverso il gioco e inizia a relazionarsi con i pari.

In questo ambiente, si ricorda nel libro Attaccamenti a scuola, l’attività dello psicologo è rivolta soprattutto agli adulti. I genitori ricevono aiuto nella fase d’inserimento, spesso contrassegnata da sentimenti ambivalenti suscitati proprio dalla prima separazione e piano piano diventano consapevoli e comprendono le reazioni dei bambini e quelle personali. Le educatrici, attraverso l’attività di supervisione, usufruiscono di uno spazio importantissimo per la conoscenza di sé, del proprio stile relazionale, delle proprie difficoltà e risorse, essenziale per svolgere al meglio un lavoro così delicato e carico di emozioni.

Dalla scuola d’infanzia l’ambiente familiare diventa meno esclusivo, il bambino si confronta con gli altri bambini e i loro bisogni, attraverso il linguaggio e il gioco impara a comprendere, comunicare e riconoscere le proprie e altrui emozioni. Queste ultime, ancora minimamente oggetto di interesse e integrazione con gli aspetti cognitivi, richiederebbero da parte della scuola, a partire da questa età, una maggiore considerazione. Questa visione assume ancora più valore di fronte alle crescenti sfumature di competenze e difficoltà che la scuola solleva e nei confronti delle quali si trova, talvolta, incredibilmente impotente. Si tratta di dare un’attenzione maggiore proprio ad attività in grado di favorire lo sviluppo delle emozioni, la loro conoscenza e la loro espressione, sin dalla più tenera età; un impegno comune a costruire relazioni positive per i bambini e gli degli adulti che si relazionano con loro.

Con il procedere della crescita il processo di identificazione del bambino con le figure genitoriali prosegue e nella scuola elementare è arricchito dalla presenza di altri adulti significativi, che congiuntamente alle interazioni con i pari, alleviano il dolore del distacco. Alla luce delle nuove competenze che si vanno costruendo, è più che mai auspicabile, da una parte, rinnovare l’interesse nei confronti dell’attività ludica libera per lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino, dall’altra, incrementarlo nei confronti dell’educazione alla sessualità, per arrestarne una conoscenza confusa e distorta.

Le esperienze raccontate nel testo Attaccamenti a scuola diventano, infatti, per il lettore, genitore, insegnante, clinico o curioso, un’utile occasione attraverso cui conoscere l’importanza di promuovere attività arricchenti per tutti i protagonisti coinvolti e che richiederebbero maggiori opportunità per essere replicati.

Costruire un contesto relazionale positivo in continuità con quello familiare richiede il riconoscimento di una responsabilità comune, che riguarda gli operatori della scuola e genitori e in cui lo psicologo assume spesso una posizione di intermediario. L’ambiente scolastico, infatti, fa emergere ferite identitarie, genitoriali e professionali, che inquinano la comprensione del profondo punto di vista dell’altro. Lo psicologo attribuisce significato e valore alle esperienze di ciascuno traducendone i vissuti e riporta l’attenzione verso una prospettiva di corresponsabilità nei confronti di un progetto educativo che dovrebbe condiviso.

In questo modo la scuola diventa, con tutte le sue proposte, luogo di prevenzione e corretta informazione, di formazione per adulti e ragazzi, in cui, attraverso il confronto e la conoscenza, si costruiscono soluzioni e proposte d’intervento. Si risponde così con attenzione a fenomeni di prevaricazione, come il cyberbullismo e l’uso incontrollato di videogiochi, la dispersione scolastica, sintomatici di disagi talvolta complessi e spesso taciuti che riguardano i ragazzi in più ambiti della loro vita.

L’introduzione dei centri d’ascolto, con la legge n° 162 del 1990, realtà limitata ancora a pochi istituti, ha portato a scuola uno spazio di consulenza e informazione riservato ad alunni, insegnanti e genitori. Attraverso il centro d’ascolto lo psicologo si impegna ad accogliere le richieste valutando la possibilità di affrontarle nel contesto scolastico o inviando ai servizi sul territorio. Le richieste che vi giungono raccontano di storie d’amore, di rifiuti, di insicurezze, di insuccessi scolastici, di difficoltà di integrazione. Il testo Attaccamenti a scuola ne propone diverse aprendo al lettore la possibilità di accedervi in modo vivo.

È importante aggiungere che:

“…] lavorare con gli adolescenti è una forte spinta alla revisione dei personali percorsi adolescenziali e, a seconda della fase di vita che attraversiamo e degli adolescenti che ci troviamo davanti, saremo più o meno in grado di prendere le distanze dai problemi che ci presentano (Mattioli, 2017, p.74).

In una scuola in cui si respira la necessità di rinnovamento, anche l’interesse verso lo studio e lo stesso rendimento, oggetto di attenzione, preoccupazioni e timori da parte di adulti e ragazzi andrebbe riletto. La prospettiva metacognitiva ci insegna a riconoscere che dietro le etichette che suonano, ai ragazzi e non solo, come sentenze definitive, spesso, si nascondono difficoltà emotive, relazionali, organizzative, previsionali, frutto di situazioni ripetutamente mortificanti.

[…] Alcune parole negative, anche dette senza malvagità, senza pensare che possano ferire, restano incise profondamente e condizionano i comportamenti e le scelte future. Lo stesso possono fare le parole positive. Basta poco per ferire, ma a volte altrettanto poco per incoraggiare e restituire fiducia (Di Giorgio, 2017, p.101).

Per concludere, lo psicologo, in tutti i casi in cui è chiamato a svolgere la sua funzione di salute, s’impegna nella direzione di facilitare dinamiche relazionali che possano fungere da base sicura nel percorso di crescita degli allievi di ogni ordine e grado, contribuendo alla realizzazione di un’idea di scuola che promuove, sostiene e rende possibile la socializzazione, un’idea opportuna e condivisibile per la scuola del futuro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mattioli, P., Di Marzo, R., F., Febbi, M., R., & Martirani, M. (2017). Attaccamenti a scuola. Lo psicologo nel delicato rapporto tra i protagonisti del percorso educativo. Roma: Alpes Italia.
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