Dal punto di vista neurobiologico, le emozioni sono delle risposte ad eventi di rilievo personale caratterizzati da particolari vissuti soggettivi e da particolari modificazioni biologiche; l’insieme di queste reazioni è connessa all’attivazione di strutture del sistema nervoso che fanno capo ad una rete di strutture corticali e sottocorticali definite “sistema limbico”. Esistono delle strutture predisposte anche a regolare le risposte emotive ed il comportamento che ne deriva.
Virginia Valentino
Gli studi sulle basi neurobiologiche delle emozioni
Lo studio delle basi neurobiologiche dei processi mentali in generale e dei processi regolativi delle emozioni in particolare, è fondata sull’idea della perfetta corrispondenza tra i fatti mentali ed i fatti neuronali ma non dobbiamo ritenere questa associazione in termini strettamente causali (Grossi e Trojano, 2009). L’attivazione combinata di una serie di strutture celebrali sia sottocorticali che corticali è tipica delle emozioni e queste strutture sono connesse tra di loro da una fitta rete di proiezioni che consente una contemporanea e rapida risposta. Tuttavia ciascuna struttura svolge un ruolo specifico e differenziato a seconda dei tipi di emozione. È bene sottolineare che i circuiti neuronali sono fasci di fibre presenti sia nel primato che nell’uomo e collegano strutture nervose anche lontane tra di loro (Brodal, 2003). Oltre ai più famosi sistemi di indagine strutturale e funzionale come la risonanza magnetica funzionale o la tomografia a emissione di positroni un’applicazione ancora più innovativa è quella della Diffusion tensor imaging (Catani, 2008) che valuta, appunto, i circuiti di fibre ed il loro funzionamento.
Le strutture cerebrali considerate cruciali per l’elaborazione della regolazione emozionale sono identificate come appartenenti al lobo limbico che è situato in profondità, nella parte più interna, cioè mediale, dei lobi temporali e frontali di ciascun emisfero. All’inizio si pensava che il lobo limbico fosse implicato solo nella percezione olfattiva ed il primo ad ipotizzare che fossero determinanti anche nell’elaborazione delle emozioni fu James Papez nel 1937 grazie a studi di anatomia comparata. Papez individuò che le strutture del lobo limbico fossero interconnesse per fermare un vero e proprio circuito che oggi viene chiamato “il circuito di Papez”. In questo sistema, devono essere incluse di diritto l’amigdala e l’insula che non erano considerate parte del lobo limbico e questo ci fa capire l’alto grado di interazione con molte aree anche distanti tra loro.
Il ruolo prioritario dell’amigdala
La struttura nervosa che rappresenta la base neurologica per eccellenza degli stati emotivi è l’amigdala. È molto complessa ed è costituita da diversi nuclei interconnessi tra di loro; da essa partono tante vie di connessione con l’ipotalamo e con il tronco celebrale importanti per l’innesco di reazioni motorie vegetative ed endocrine correlate all’emozione. L’ipotalamo attiva il sistema nervoso autonomico delle sue due componenti simpatica e parasimpatica che determinano una cascata di reazioni come le modificazioni del battito cardiaco, della pressione, della salivazione, del ritmo del respiro ecc.
L’amigdala si attiva per esperienze emozionali molto intense ed è soprattutto legata ad una tonalità affettiva negativa ma è anche implicata nella decodifica di informazioni sociali salienti e per l’elaborazione di espressioni facciali ambigue (Phan et al, 2004). L’ippocampo coinvolto nei processi di memoria è connesso con l’amigdala e questo collegamento è fondamentale per la formazione delle paure apprese contribuendo al richiamo di ricordi emotivamente significativi. Fanno parte di questo circuito anche l’insula che ha un forte ruolo per tutti i processi interocettivi ed il senso del sé ed è una struttura fortemente coinvolta nelle emozioni del disgusto e per il riconoscimento di espressioni facciali di disgusto.
Ad esempio le aree anteriori dei lobi frontali consentono la valutazione dello stato emozionale, la selezione dei comportamenti adeguati, la risoluzione dei conflitti tra stato interno ed esterno ed infine l’elaborazione cognitiva dei vissuti emozionali. La corteccia prefrontale mediale è stata dimostrata essere implicata nella elaborazione di diversi processi emotivi affettivi giocando un ruolo strategico nella regolazione delle emozioni grazie alle sue connessioni con strutture corticali e sottocorticali. La parte più rilevante è la corteccia frontale inferiore detta anche corteccia orbitofrontale. Damasio nel 1994 mette a punto un modello noto come “ipotesi di segnali somatici” in cui si esplicita che ogni decisione è guidata da segnali somatici. Le esperienze sono immagazzinate dalle aree prefrontali orbitomediali e sono in grado di guidare la condotta di un soggetto anche senza essere evocate in modo consapevole.
Le capacità di controllare e contenere le risposte emotive è alla base di un comportamento adattivo e della mediazione sociale. La regolazione delle emozioni implica, infatti, l’attivazione di risposte emotive o la variazione di quelle già messe in atto al fine di impedire il comportamento più adeguato alle condizioni ambientali.
Conclusioni: il funzionamento delle strutture deputate alla regolazione emotiva
Potremmo ricapitolare il funzionamento delle strutture deputate alle emozioni a partire da quella centrale che è sicuramente l’amigdala la quale riceve informazioni dal talamo, dalle aree corticali sensoriali e che rappresenta la maggiore via di attivazione dell’ipotalamo del mesencefalo per l’innesco di reazioni vegetative ormonali, correlate alle emozioni. La cascata di modifiche biologiche connesse alle emozioni appare stereotipata poiché l’attivazione del sistema autonomico simpatico sembra prevalere in tutte le emozioni indipendentemente dalla loro valenza affettiva mentre quello che differenzia le risposte emozionali tra loro è l’interpretazione soggettiva (Grossi e Trojano, 2009).
La funzione modulatrice per eccellenza è sicuramente deputata alla corteccia prefrontale orbito mediale soprattutto dell’emisfero di destra che presenta connessione bidirezionale con l’amigdala. In virtù di tali rapporti reciproci, da un lato l’amigdala, dopo aver integrato l’informazione sensoriale mnestica, aggiorna la corteccia prefrontale circa l’attuale stato emotivo e dall’altro la corteccia prefrontale modula il grado di attivazione dell’amigdala. In base alle informazioni relative al contesto ambientale, socioculturale ed eventualmente interpersonale si selezionano i comportamenti che implicano l’inibizione o la liberazione di condotte comportamentali e la modulazione di stati interni. Le risposte emozionali possono essere modulate anche attraverso l’uso di strategie fondate su processi cognitivi detti “re-appraisal” grazie alla capacità delle regioni prefrontali di influenzare la reattività dell’amigdala e dunque di regolare le emozioni.
Quindi potremmo dire che nel corso dell’evoluzione il sistema di attivazione spesso stereotipato ed indifferenziato è stato affiancato da un meccanismo di risposta più evoluto e flessibile, squisitamente cognitivo che richiede, però, tempi di elaborazione più lunghi (Oatley e Johnson-Laird, 1987).