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Identità sociali complesse e benessere: le correlazioni

Esiste una relazione diretta fra identità sociale complessa e benessere percepito, purché nessuna sottounità dell' identità sociale sia oggetto di stigma

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 13 Ott. 2017

L’ identità sociale complessa diviene fonte di benessere individuale nella misura in cui le sottounità sociali da cui è composta si amalgamano fra loro e nessuna di esse determina fenomeni di esclusione sociale.

 

Le differenziazioni e le diversificazioni sociali e culturali, presenti nella maggior parte delle società occidentali, hanno avuto origine dai processi di mobilità sociale interni, dai movimenti migratori fra nazioni differenti, dagli sviluppi della globalizzazione in ambito economico e commerciale. Il polimorfismo etnico e culturale ha modificato il costrutto di sé che ogni individuo ha, essendosi tale cognizione arricchita di parametri che nella eterogeneità hanno il loro paradigma fondante. Le differenti e polimorfe percezioni di sé, che gli individui sviluppano allorquando vivono in tali contesti sociali variegati, si ripercuotono sul costrutto di benessere individuale. In altri termini, il polimorfismo sociale connota in maniera differente gli archetipi del senso di benessere personale. Roccas e Brewer hanno elaborato il concetto di identità sociale complessa, un paradigma che accoglie la multietnicità e la multiculturalità delle identità degli uomini contemporanei. L’ identità sociale complessa diviene fonte di benessere individuale nella misura in cui le sottounità sociali da cui è composta si amalgamano fra loro e nessuna di esse determina fenomeni di esclusione sociale

Keywords: contesto sociale, identità sociale complessa, benessere individuale.

 

Le differenziazioni e le diversificazioni sociali e culturali, presenti nella maggior parte delle società occidentali, hanno avuto origine dai processi di mobilità sociale interni, dai movimenti migratori fra nazioni differenti, dagli sviluppi della globalizzazione in ambito economico e commerciale.

In virtù di questa evoluzione avvenuta negli ultimi tempi, il contesto sociale degli stati odierni è profondamente mutato, divenendo variegato e complesso. Tutto questo ha avuto i suoi riverberi sulle identità individuali. In altre parole, il polimorfismo etnico e culturale ha modificato il costrutto di sé che ogni individuo ha, essendosi tale cognizione arricchita di parametri che nella eterogeneità hanno il loro paradigma fondante (Crisp e Hewstone, 2006). In pratica, si sono create delle identità sociali multiformi, derivanti dalla commistione di differenti tipizzazioni identitarie e di categorie sociali un tempo non sovrapponibili (Crisp e al., 2001).

Le differenti e polimorfe percezioni di sé, che gli individui sviluppano allorquando vivono in tali contesti sociali variegati, si ripercuotono sul costrutto di benessere individuale. In altri termini, il polimorfismo sociale connota in maniera differente gli archetipi del senso di benessere personale (Cross e al., 2003).

Identità sociale e benessere psicologico: uno sguardo alla letteratura

Le ricerche fin qui svolte associano questa poliedrica identità sociale all’incremento di alcuni parametri, che contraddistinguono cognitivamente il senso di benessere. Nello specifico, un’ identità sociale multiforme incrementa l’equilibrio emotivo (Jetten e al., 2010), implementa la resilienza (Jones e Jetten, 2011), migliora la qualità della vita (Haslam e al., 2008) e potenzia la capacità di fronteggiare lo stress (Iyer e al., 2009).

Per spiegare queste positività, Jetten e al. (2012) hanno ipotizzato che l’appartenenza a più gruppi sociali determina un’implementazione delle interazioni sociali e questo probabilmente incrementa le risorse interiori dell’individuo. Condizione necessaria perché tutto questo si realizzi è la complementarietà dei vari gruppi sociali di appartenenza. In altri termini, se l’individuo fa parte di più gruppi sociali, questi devono essere sintonici fra di loro. Nel caso in cui ci sia distonia non si realizza la positività sopramenzionata (Brook e al., 2008).

L’ identità sociale complessa

Roccas e Brewer (2002) hanno elaborato il concetto di identità sociale complessa, un paradigma che accoglie la multietnicità e la multiculturalità delle identità degli uomini contemporanei. A livello ontogenetico, l’ identità sociale complessa origina dalle diverse categorie sociali a cui l’individuo sente di appartenere. In pratica, essa nasce dalla sovrapposizione di più categorie – tipologie identitarie (Schmid e Hewstone, 2011).

L’ identità sociale complessa può palesarsi attraverso due morfologie, ovvero una a bassa strutturazione ed un’altra ad alta strutturazione. La prima è costituita da un numero esiguo di categorie sociali, che appaiono comunque non organiche una con l’altra. A creare l’ identità sociale complessa ad alta strutturazione concorrono più categorie sociali, che appaiono ben amalgamate fra loro. Secondo questo paradigma concettuale, affinché l’ identità sociale complessa possa dare un senso di benessere individuale, le categorie sociali, in essa racchiuse, devono avere lo stesso peso. In altri termini, nessuna di esse deve essere predominante e soprattutto, secondo l’ipotesi di Brook e al. (2008), l’individuo deve avere la percezione che le categorie sociali che compongono la sua identità sociale complessa siano compatibili fra loro.

In una recente ricerca Sǿnderlud e  al. (2017) hanno voluto indagare le relazioni esistenti fra identità sociale complessa e il benessere percepito dall’individuo. Essi sono giunti alla conclusione che esiste una relazione diretta fra identità sociale complessa ad alta strutturazione e benessere percepito. Perché questo possa verificarsi, nessuna delle singole categorie sociali che compongono l’ identità sociale deve essere oggetto di stigma sociale.

In conclusione, l’ identità sociale complessa, che caratterizza gli individui delle società odierne, multietniche e multiculturali, diviene fonte di benessere individuale nella misura in cui le sottounità sociali da cui è composta si amalgamano fra loro e nessuna di esse determina fenomeni di esclusione sociale.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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