expand_lessAPRI WIDGET

Like a split screen: come funziona la mente delle persone con ipertimesia o Memoria Autobiografica Superiore?

Chi mostra ipertimesia o Memoria Autobiografica Superiore ricorda informazioni della propria vita, anche lontane e banali, con un' eccezionale precisione.

Di Elena Del Rio

Pubblicato il 13 Giu. 2017

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:55

Al di qua della narrativa sono esistite – e tuttora esistono – persone con ipertimesia o Memoria Autobiografica Superiore che hanno sfiorato il prodigioso potere mnemonico di Ireneo Funes. Uomini e donne capaci di memorizzare ogni singolo dettaglio della loro vita.

Elena Del Rio – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi Modena

 

Noi in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli, gli acini di una pergola.[…] Poteva ricostruire tutti i sogni dei suoi sonni, tutte le immagini dei suoi dormiveglia. […] Mi disse: – ho più ricordi io da solo, di quanti non ne avranno avuti tutti gli uomini insieme, da che mondo è mondo. […]  Un cerchio su una lavagna, un triangolo rettangolo, un rombo, sono forme che noi possiamo intuire perfettamente; allo stesso modo Ireneo vedeva i crini rabbuffati di un puledro, una mandria innumerevole in una sierra, i tanti volti di un morto durante una veglia funebre. Non so quante stelle vedeva nel cielo

 

Al di qua della narrativa sono esistite – e tuttora esistono – persone che hanno sfiorato il prodigioso potere mnemonico di Ireneo Funes. Uomini e donne capaci di ricordare a memoria l’intera Divina Commedia, giocare contemporaneamente sette partite di scacchi o memorizzare la mappa stradale delle propria città all’età di soli cinque anni (Luria, 1987; Hunt e Love, 1983; Maguire, 2003).

Ora cosa succederebbe se queste abilità straordinarie fossero applicate alla memorizzazione sistematica delle esperienze della propria vita, come se la creatura fantastica di Borges avesse un corrispettivo nel mondo reale?

Oltre la narrativa: la ipertimesia o Memoria Autobiografica Superiore

Un’evenienza rarissima, ma documentata, avvicina il mondo reale al fantastico, è una condizione che prende il nome di ipertimesia o Memoria Autobiografica Superiore (HSAM). Chi ne è affetto è in grado ricordare le informazioni della propria esperienza, anche lontane e banali, con un eccezionale livello di precisione.

Ad oggi sono state documentate solo poche decine di casi (LePort et al., 2012) con specifiche conseguenze cognitive. L’ ipertimesia di questi individui permette loro di raccontare con accuratezza cosa gli è accaduto in qualsiasi giorno della loro esistenza anche dieci o vent’anni prima rispetto al tempo presente – potreste chiedergli il resoconto di una data precisa e ricevere una risposta dettagliata. D’altro canto l’ ipertimesico dedica moltissimo tempo alla rievocazione del proprio passato ed è soggetto a continui flashback.

Ad una persona affetta da Memoria Autobiografica Superiore è stato chiesto che cos’era accaduto il 19 Ottobre 1987 la risposta immediata è stata: “era un lunedì. Quello fu il giorno del crollo della borsa e il violoncellista Jacqueline du Pré è morto quel giorno“.

Un altro effetto specifico della condizione dell’ ipertimesia è la mancanza di controllo della capacità di ricordare, ad ogni indice della memoria, quale può diventare la citazione di una data, s’innesca nella mente del soggetto la sequenza di eventi attinta dal ricordo e parallela alle immagini della realtà circostante. “E’ come se guardassi uno schermo diviso in due: parlo con qualcuno e intanto vede qualcos’altro” ha testimoniato un paziente.

L’ ipertimesia da un punto di vista neuropsicologico

A livello neuropsicologico l’ ipertimesia è stata definita per la prima volta in un articolo della rivista Neurocase nel 2006 (Parker et al., 2006). Nell’articolo viene descritta AJ, una donna il cui ricordo domina la sua vita. La sua memoria è “incontrollabile, automatica e totalmente estenuante“, dedica la maggior parte del proprio tempo alla rievocazione del passato di cui rivive gli eventi recuperandone dettagli e sfumature.

 My memory has ruled my life…It is like my sixth sense…There is no effort to it…I want to know why I remember everything. I think about the past all the time…It’s like a running movie that never stops. It’s like a split screen. I’ll be talking to someone and seeing something else…

AJ riesce a ricordare tutto senza utilizzare tecniche mnemoniche, come ripetono i ricercatori, la sua memoria non è strategica ma automatica (Parker, Cahill  McGaugh, 2006). La sua capacità è iniziata all’età di 8 anni, quando assieme alla famiglia si è trasferita in una nuova città. Dai 10 fino ai 34 anni, AJ ha tenuto un diario giornaliero appuntandosi ogni singolo evento. E’ diventata consapevole di questo suo potenziale a partire dai 12 anni. In seguito, ha dichiarato: “A partire dal 5 febbraio 1980, mi ricordo tutto. Ed era un martedì” (Shafy, 2008).

Uno degli aspetti più interessanti è che il ricordo di un evento conserva la stessa vividezza e carica emotiva dell’originale. AJ è stata sottoposta a diverse indagini neuropsicologiche, dimostrando prestazioni eccezionali nello svolgimento di compiti riguardanti la memoria autobiografica e il riconoscimento visivo, nonostante un QI nella media, e scarse prestazioni alle prove di memoria standard (memoria a lungo termine e breve termine). Allo stesso tempo sono stati rilevati deficit nei compiti che coinvolgono le funzioni esecutive quali capacità di astrazione, organizzazione e controllo mentale.

Dopo la pubblicazione sulla rivista Neurocase, vi è stato un crescente interesse, soprattutto mediatico, nella ricerca di persone dotate di super-memoria.

Il secondo caso di ipertimesia è stato descritto nell’articolo di Ally e colleghi nel 2012. Nel racconto di HK, un ragazzo di 20 anni, si manifestano molte similitudini con la storia di AJ. HK può ripercorrere con grande precisione eventi della sua vita a partire dai tre anni di età, e diventa consapevole della propria Memoria Autobiografica Superiore a 14 anni.

A partire dai correlati neuroanatomici di HK, l’intento dello studio è stato quello di chiarire le origini anatomiche e funzionali della memoria autobiografica (AM).

I primi studi hanno suggerito che l’amigdala gioca un ruolo fondamentale nell’elaborazione emozionale dei ricordi, contribuendo probabilmente a codificare stimoli carichi emotivamente. In letteratura sono presenti diverse ricerche che mostrano l’importanza dell’amigdala durante la fase di codifica di Memoria Autobiografica (Greenberg et al., 2005; Spreng & Mar, 2010), e che questa predica l’intensità soggettiva della memoria episodica (Kensington et al., 2011; Phelps & Sharcot, 2008). L’ipotesi teorica alla base di molti di questi studi sottolinea come l’aspetto soggettivo del ricordo sia legato al rivivere l’esperienza emotiva dello stesso evento (Rubin & Berntsen, 2003; Welzer & Markowitsch, 2005).

I dati di neuroimaging su HK rivelano che la porzione destra dell’amigdala è di dimensioni leggermente più grandi rispetto ai soggetti di controllo dello studio, e che vi è un aumento significativo della connettività tra la porzione destra dell’amigdala e l’ippocampo, come pure tra regioni corticali e subcorticali. Si presuppone che l’amigdala, in particolare l’amigdala destra, svolga un ruolo cruciale in fase di recupero e codifica di Memorie Autobiografiche (Markowitsch & Staniloiu, 2011).

In una super-memoria, come quella di chi mostra ipertimesia, questo sistema è iperattivato permettendo che le diverse informazioni autobiografiche e il loro connotato emotivo, si trasformino e si consolidano meglio.

Studi successivi come quello di LePort et al. (2012), hanno mostrato che i partecipanti con Memoria Autobiografica Superiore (11 casi reclutati) non hanno solo una ricca memoria autobiografica, ma questa straordinaria memoria si estende anche a fatti ed eventi pubblici.

Si è constato però come la memoria di un evento pubblico venga ricordata solo se ha una valenza personale, le informazioni vengono conservate se sono correlate a specifiche esperienze della propria vita. I risultati relativi a studi di neuroimmagine, hanno mostrato 9 regioni cerebrali coinvolte che differivano tra i due gruppi.

L’ ipertimesia pare associata a differenze nella struttura cerebrale rispetto al gruppo di controllo. I pazienti affetti da questa condizione hanno un volume maggiore di sostanza grigia nelle aree cerebrali correlate alla memoria autobiografica, e una maggiore connettività tra queste aree e la corteccia frontale. Le analisi hanno inoltre rilevato differenze strutturali nei soggetti con Memoria Autobiografica Superiore in alcune regioni del giro temporale inferiore e medio, lobo temporale, insula anteriore, e giro paraippocampale. Queste regioni sono state identificate, attraverso una metanalisi completa (Svoboda, McKinnon, & Levine, 2006) e da numerosi studi di neuroimaging (Fink et al., 1996; Steinvorth, Corkin, & Halgren, 2006; Andreasen et al. 1995; Gilboa, 2004; Levine et al., 2004; Maguire, 2001; Markowitsch, 1995) come il network di memoria autobiografica.

Ipertimesia: relazione con altri disturbi

Il lobo temporale e il nucleo caudato sembrano avere dimensioni maggiori nei soggetti con ipertimesia rispetto ai soggetti di controllo. Inoltre sappiamo che l’ippocampo, situato appunto nel lobo temporale, è coinvolto nella memoria episodica, mentre la corteccia temporale è coinvolta nell’immagazzinamento dei ricordi. Il nucleo caudato è invece associato con la memoria procedurale e intrinsecamente collegato al disturbo ossessivo-compulsivo. È stato ipotizzato che un deficit del circuito frontostriatale possa essere causa delle alterazioni delle funzioni esecutive osservate negli ipertimesici. I deficit nel funzionamento esecutivo e le anomalie strutturali si trovano entrambi in disturbi premorbosi dello sviluppo neurologico, che comprendono l’autismo, il disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), deficit di attenzione e iperattività, sindrome di Tourette e schizofrenia (Bradshaw e Sheppard, 2000).

Chi mostra ipertimesia non sono però “calendar calculators”, come alcune persone affette da autismo. Nessuno dei partecipanti, nei diversi studi, possiede la capacità di identificare prontamente, se gli viene detta una determinata data, il giorno esatto della settimana. Quest’ultime sono capacità da abili calcolatori tipiche nei soggetti autistici che risultano estremamente interessati nell’uso e nella memorizzazione di calendari (Howe & Smith, 1988).

Come nel primo caso documentato in letteratura, ma anche in altri partecipanti con Memoria Autobiografica Superiore, questi soggetti tendono a mostrare comportamenti ripetiti e ossessivi (LePort e colleghi, 2012). Tuttavia rimane ancora poco chiaro come e se, questa tendenza contribuisca alla loro memoria autobiografica.

I partecipanti con Memoria Autobiografica Superiore in genere non ritengono i loro ricordi come eccessivamente persistenti e/o indesiderati, ritengono questa loro abilità una qualità positiva.

Esistono, tuttavia, alcune indicazioni che la loro capacità di memoria autobiografica e tendenze ossessive possano essere in una certa misura collegate. Nove degli undici partecipanti con Memoria Autobiografica Superiore hanno riferito di organizzare i loro ricordi in una sorta di calendario mentale, in ordine cronologico oppure categorizzando gli eventi (ad esempio, quante volte sono entrato in quel ristorante e in quali occasioni; oppure elencando per ogni anno, ogni mese, ogni giorno cosa è successo).

Essi hanno inoltre una tendenza apparentemente compulsiva, nel ricordare ogni evento. Un partecipante ha riferito che ogni sera prima di addormentarsi rievoca ciò che era successo quello stesso giorno, ma molti anni prima. Un altro si sveglia ogni mattina e “scansiona” la sua mente pensando a quali ricorrenze o compleanni capitano in quel giorno. Tre partecipanti hanno riferito che documentano attraverso la scrittura, quanti più ricordi riescono a rievocare. Uno ha affermato di essere “ossessionato nello scrivere le cose” come un mezzo per far riaffiorare ricordi/pensieri nella sua mente, un altro afferma che la scrittura permette di “elaborare meglio i ricordi”. Molti degli ipertimesici collezionano oggetti minuziosamente catalogati come riviste, video, scarpe, francobolli o cartoline.

L’ ipertimesia è quindi un dono o una maledizione?

Non c’è privilegio così grande senza una controparte altrettanto pericolosa. Ricordare tutto significa anche rimanere intrappolati nel proprio passato tramite un “effetto a cascata” dove giorni, date, immagini, dialoghi del presente richiamano un evento del passato che a sua volta innesca un altro ricordo in un gioco di rifrazioni alienante. Le persone con ipertimesia non sono in grado di controllare né interrompere il flusso di memorie che si sovrappone alla loro esperienza quotidiana.

Per soggetti con Memoria Autobiografica Superiore, la rivisitazione del passato può essere molto dolorosa: evitano di ripensare alle esperienze peggiori della propria vita, ma per il loro straordinario “dono” le immagini e le sensazioni rievocate sono talmente vivide come se fossero rivissute per la seconda volta.

Happy memories hold my head together … I treasure these memories, good and bad…I can’t let go of things because of my memory, it’s part of me … When I think of these things it is kind of soothing … I knew a long time ago I had an exceptional memory … but it’s a burden

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ally B.B., Hussey E.P, (2012). A case of Hyperthimesia: rethinking the role of amygdala in autobiographic memory. Neurocase. 19(2):166-181.
  • Andreasen NC, O’Leary DS, Cizadlo T, Arndt S, Rezai K, Watkins GL, et al. (1995) Remembering the past: Two facets of episodic memory explored with positron emission tomography. American Journal of Psychiatry; 152:1576–1585.
  • Bauer PJ, Burch MM, Scholin SE, Guler OE. (2007) Using cue words to inform the distribution of autobiographical memories in childhood. Psychol Sci;18:910–916.
  • Buchanan TW, Tranel D, Adolphs R. (2005) Emotional autobiographical memories in amnesic patients with medial temporal lobe damage. Journal of Neuroscience. 25:3151–3160.
  • Fink GR, Markowitsch HJ, Reinkemeier M, Bruckbauer T, Kessler J, Heiss W. (1996) Cerebral representation of one’s own past: Neural networks involved in autobiographical memory. The Journal of Neuroscience; 16(13):4275–4282.
  • Gilboa A. (2004) Autobiographical and episodic memory – One and the same? Evidence from prefrontal activation in neuroimaging studies. Neuropsychologia; 42(10):1336–1349.
  • Greenberg DL, Rice JJ, Cabeza R, Rubin DC, Labar KS. (2005) Co-activation of the amygdala, hippocampus, and inferior frontal gyrus during autobiographical memory retrieval. Neuropsychologia;43:659–674.
  • Habermas T, de Silveira C. (2008) The development of global coherence in life narratives across adolescence: temporal, causal, and thematic aspects. Dev Psychol;44:707–721.
  • Howe MJ, Smith J. (1988) Calendar calculating in ‘idiots savants’: How do they do it? British Journal of Psychology; 79:371–386.
  • Hurlemann R, et al. (2005) Noradrenergic modulation of emotion-induced forgetting and remembering. Journal of Neuroscience. 2005;25:6343–6349.
  • Kensinger EA, Addis DR, Atapattu RK. (2011) Amygdala activity at encoding corresponds with memory vividness and with memory for select episodic details. Neuropsychologia;49:663–673.
  • LePort, A. K. R., Mattfeld, A. T., Dickinson-Anson, H., Fallon, J. H., Stark, C. E. L., Kruggel, F., Cahill, L. & McGaugh, J. L. (2012). Behavioral and neuroanatomical investiga-tion of Highly Superior Autobiographical Memory (HSAM). Neurobiology of Learning and Memory, 98, 78-92.
  • Levine B, Svoboda E, Hay JF, Winocur G, Moscovitch M. (2002) Aging and autobiographical memory: dissociating episodic from semantic retrieval. Psychol Aging;17:677–689.
  • Maguire EA. (2001) Neuroimaging studies of autobiographical event memory. Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci;356:1441–51.
  • Markowitsch HJ, Thiel A, Reinkemeier M, Kessler J, Koyuncu A, Heiss WD. (2000) Right amygdalar and temporofrontal activation during autobiographic, but not during fictitious memory retrieval. Behavioural Neurology;12:181–190.
  • Markowitsch HJ, Staniloiu A. (2011) Amygdala in action: Relaying biological and social significance to autobiographic memory. Neuropsychologia;49:718–733.
  • Parker ES, Cahill L, McGaugh JL. (2006) A case of unusual autobiographical remembering. Neurocase; 12:35–49.
  • Phelps EA, Sharot T. (2008) How (and why) emotion enhances the subjective sense of recollection. Current Directions in Psychological Science;17:147–152.
  • Roozendaal B, McEwen BS, Chattarji S. (2009) Stress, memory and the amygdala. Nature Reviews Neuroscience;10:423–433.
  • Rubin DC, Berntsen D. (2003) Life scripts help to maintain autobiographical memories of highly positive, but not highly negative, events. Memory and Cognition;31:1–14.
  • Spreng RN, Mar RA. (2010) I remember you: A role for memory in social cognition and the functional neuroanatomy of their interaction. Brain Research. doi: 10.1016/j.brainres.12.024.
  • Steinvorth S, Corkin S, Halgren E. (2006) Ecphory of autobiographical memories: An fMRI study of recent and remote memory retrieval. Neuro Image; 30:285–298.
  • Svoboda E, McKinnon MC, Levine B.(2006) The functional neuroanatomy of autobiographical memory: a meta-analysis. Neuropsychologia;44:2189–2208.
  • Welzer H, Markowitsch HJ. (2005) Towards a bio-psycho-social model of autobiographical memory. Memory;13:63–78.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Memoria ed emozione come l esperienza emozionale agisce sul ricordo -Psicologia
Stato d’animo e memoria: come l’ emozione influenza il ricordo

L’ emozione potrebbe essere descritta come una sorta di memoria se si considerano le sue possibilità di facilitare o inibire il ricordo di eventi vissuti?

ARTICOLI CORRELATI
Life skills: il problem-solving 

La capacità di problem solving è fondamentale per poter affrontare e risolvere costruttivamente le situazioni problematiche, come sottolineato dall’OMS

L’anima non ha bisogno di essere rianimata

L’anima, nella maggior parte delle culture, era ritenuta qualcosa di esclusivo dell'essere umano, è davvero così?

WordPress Ads
cancel