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Il viaggio che i vostri genitori non vorranno lasciarvi fare

L'industria dell’intrattenimento giovanile, per invogliare i consumi, dichiara guerra ai fastidiosi genitori. Un esempio? I viaggi della Young Pioneer Tours

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 30 Giu. 2017

L’industria del desiderio non può che considerare un ostacolo ogni autorità regolatrice e inevitabilmente più o meno repressiva. C’è da chiedersi: repressiva? C’è ancora in giro qualche genitore repressivo? No, sono pochi e intimiditi; ma non basta.

Un articolo di Giovanni M. Ruggiero pubblicato su Linkiesta il 24 giugno 2017

 

“This is the trip your parents don’t want you to take!”, Questo è il viaggio che i vostri genitori non vorranno lasciarvi fare. Oppure “Travel to destinations your mother would rather you stayed away from” Viaggi in posti dai quali vostra madre preferirebbe voi steste lontani. Questi slogan sono sul sito di ‘Young Pioneer Tours’, l’agenzia di viaggi-avventura che fornisce la possibilità a giovani occidentali (e non) di fare una vacanza in Corea del Nord. Di ‘Young Pioneer Tours’ si servì a suo tempo Otto Warmbier, lo sfortunatissimo giovane statunitense che fu arrestato il 2 gennaio 2016 a Pyongyang durante la sua vacanza in quel paese. Fu arrestato per aver rubato un poster e condannato a 15 anni di carcere. Rilasciato quest’anno dopo 17 mesi di detenzione, è tornato a casa in coma e poi è morto, dopo pochi giorni. Una storia triste e inquietante.

Nessun genitore vorrebbe una vacanza del genere per i propri figli, e non c’è nulla di male nell’essere, almeno in questo caso, poco permissivi. Non c’è da meravigliarsi se da tempo la grande industria dell’intrattenimento giovanile e infantile ha deciso che, per invogliare il suo target di giovani clienti a consumare di più, occorresse dichiarare una gentile e ammiccante guerra ai fastidiosi genitori.

L’industria del desiderio non può che considerare un ostacolo ogni autorità regolatrice e inevitabilmente più o meno repressiva. C’è da chiedersi: repressiva? C’è ancora in giro qualche genitore repressivo? No, sono pochi e intimiditi; ma non basta. Non basta non essere repressivi, il problema è che non si è abbastanza permissivi. E così, da quando è emersa tutta questa nuova clientela infantile e giovanile, è tutto un fiorire di sottili incitamenti alla ribellione contro i genitori. È abbastanza disorientante, ad esempio, notare come i cartoni animati, compresa quelli della Disney, abbiano da tempo sdoganato la produzione di rumori corporei: prima i rutti e poi anche le più sonore flatulenze, anche nelle occasioni più ufficiali. Qui, Quo e Qua durante il pranzo di Natale in famiglia ruttano allegramente davanti al resto della famiglia.

I giovani sono diventati soggetti di mercato dalla seconda metà degli anni ’50.  Dapprima diventarono fruitori di musica, una musica tutta loro e differente da quella dei genitori. L’argento vivo del rock’n’roll con tutte le sue allusioni sessuali al posto del romanticismo più ingenuo delle canzoni dei loro genitori, che ascoltavano Frank Sinatra e Alberto Rabagliati. Poi si aggiunsero altri prodotti: i fumetti, ad esempio. Invece i film d’animazione rimasero per alcuni decenni ancora un prodotto controllato e conservatore, in cui non si cercava di stimolare la ribellione. Con il nuovo millennio anche i cartoni sono diventati terreno di alleanza tra ragazzi e industria del divertimento contro i genitori.

Questi eventi contraddicono le semplificazioni sociologiche e politiche che eguagliano sempre potere e oppressione. Il potere economico dell’industria del divertimento non ha alcun interesse nello stimolare abitudini oppressive e conservatrici. Quindi inutile attendersi alleanze naturali tra il capitalismo delle corporation del divertimento e i genitori. Al contrario, il controllo genitoriale va combattuto. La musica rock ha sempre dovuto barcamenarsi tra il ribellismo del suo messaggio e l’oggettiva sua appartenenza al sistema capitalistico. C’è da chiedersi se anche la psicologia, con il suo insistere sugli aspetti negativi dell’educazione poco permissiva del passato, non abbia lavorato per un altro potere, più subdolo e insinuante di quello esercitato dai genitori.

Torniamo a ‘Young Pioneer Tours’. Per quanto possa essere fastidiosa l’autorità del padre e della madre, un sito che subdolamente suggerisce ai propri clienti di farsi una vacanza in un posto che i genitori proibirebbero è probabilmente peggio. Finisce per somigliare al paese dei balocchi che attira Pinocchio e Lucignolo per renderli schiavi. Pinocchio -rileggiamolo!- è una storia horror in cui la Fata Turchina a volte ci raggela con la sua capacità ricattatoria di far sentire colpevole Pinocchio, ma l’Omino di burro che attira i bambini nel suo luogo di delizie per poi trasformali in asini da sfruttare è peggio. E questa agenzia di viaggi ‘Young Pioneer Tours’ che promette viaggi-avventura a giovani desiderosi di avventure è come l’Omino di burro. È il caso di essere d’accordo con il famigerato “dove andremo a finire, signora mia!” Forse qualche volta è il caso di ascoltare ancora i nostri genitori, anche se sono così critici e fastidiosi. E poi le avventure non si comprano nelle agenzie di viaggio. Altrimenti finiamo per avere le pretesa di fare la rivoluzione con il permesso dei carabinieri, come diceva quel tale.

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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