Diversi studi hanno dimostrato che scrivere una lista delle cose da fare aumenta le probabilità di eseguirle, incidendo positivamente sulla produttività. Ma perché la lista si rivela uno strumento efficace?
Come ha notato Louise Chunn, la maggior parte di noi combatte ogni giorno una piccola battaglia con le innumerevoli cose da fare, lasciandosi spesso sopraffare dal solo pensiero di ciò che ci aspetta. Soluzione migliore sarebbe la cosiddetta “to do list”, una lista scritta delle cose da fare. Si tratta di un sistema che consente di organizzare il tempo a disposizione e che prevede diversi step funzionali: scrivere i compiti, eseguirli e, volta per volta, eliminarli dalla lista.
Un principale sostenitore di questa idea è lo psicologo David Cohen, il quale afferma in un suo articolo che la “to do list” lo ha aiutato a dare un senso al caos della vita quotidiana. Le ragioni per le quali la lista funzionerebbe sono tre: riduce l’ansia originata dal pensiero di ciò che bisogna fare, fornisce uno schema organizzativo da seguire e si configura come una prova inconfutabile di quanto realizzato quel giorno, mese o anno.
E’ stata la psicologa russa Bluma Zeigarnik ad interessarsi circa l’ossessione del cervello per le cose da fare. Dai suoi studi sull’argomento deriva il famoso “effetto Zeigarnik”, ovvero la tendenza a ricordare maggiormente le cose che sappiamo di dover fare rispetto a quelle che abbiamo già svolto. La psicologa ha notato la presenza di tale effetto in camerieri che ricordavano un ordine soltanto fin quando servivano i piatti, spazzandone via il ricordo subito dopo: il cervello era pronto per ricevere un altro ordine!
Per quanto riguarda le ricerche più recenti, uno studio di Baumeister e Masicampo, professori dell’università Wake Forest, ha dimostrato che elaborare un piano dei compiti da svolgere ci rende meno preoccupati rispetto a quando non abbiamo un programma definito da seguire. Infatti, i partecipanti all’esperimento riuscivano a svolgere adeguatamente la loro performance soltanto se avevano pianificato concretamente come portare a termine l’attività preparatoria precedente.
Il semplice fatto di scrivere una lista ci renderebbe più efficienti; tuttavia alcune persone ritengono che questo sistema ostacoli le proprie creatività e flessibilità. Ciò è in contrasto con quanto ritiene David Allen, esperto di management e famoso per il suo libro sulla produttività priva di stress. Non basta scarabocchiare parole-chiave su un post-it, c’è bisogno di informazioni dettagliate, chiare e precise. Oltre ai dettagli, è importante considerare il tempo necessario a svolgere ogni attività e quanto si è suscettibili alle distrazioni, in modo tale da ideare una lista realistica. Un errore commesso da molti è quello di evitare di svolgere i compiti più impegnativi e consistenti; errore evitabile suddividendo il compito in blocchi più piccoli. Per esempio, prefiggersi di scrivere in un giorno il primo capitolo di un romanzo piuttosto che il romanzo intero aumenta le probabilità di raggiungere l’obiettivo.
Nonostante l’importanza della “to do list” sostenuta fermamente da Cohen, l’autore non ha sempre tenuto fede al patto di pianificare ed eseguire ogni attività giorno per giorno. Il solo fatto di aver scritto 35 libri sui temi più svariati, però, ci suggerisce che scrivere liste dà sicuramente ottimi risultati!