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La percezione d’intelligenza nei bambini: questione di genere?

Alcuni studi sull'intelligenza nei bambini hanno dimostrato come esistano degli stereotipi che tendono a considerare i maschi più intelligenti delle femmine

Di Marianna Bottiglieri

Pubblicato il 08 Feb. 2017

In una ricerca pubblicata sulla rivista Science sull’intelligenza nei bambini, è stato scoperto che bambine dell’età di 6 anni iniziano a credere che alcune attività non siano adatte a loro, poiché esse pensano di non essere abbastanza intelligenti per svolgerle. La ricerca suggerisce che i bambini americani crescono con stereotipi culturali riguardo all’intelligenza, fin dalla più tenera età. Sfortunatamente, questi stereotipi si basano sull’idea che le donne non siano intelligenti quanto gli uomini.

 

Intelligenza nei bambini e stereotipi culturali

Se pensassimo a personaggi intelligenti di libri o di show televisivi, ci verrebbero in mente persone come Sherlock Holmes, Mr. Spock, Sheldon Cooper, o altri uomini. Esistono sicuramente delle eccezioni, come Hermione Granger in “Harry Potter” o Lisa Simpson. Tuttavia, la maggior parte delle volte, i nostri stereotipi culturali promuovono l’idea che essere intellettualmente dotati sia una qualità che appartiene agli uomini.

Anche se i genitori non sostengono esplicitamente questo stereotipo, le evidenze suggeriscono che esso condiziona le loro aspettative sui figli. Un report del 2014 ha dimostrato che i genitori Americani digitassero su Google la domanda “Mio figlio è un genio?” più di due volte più spesso di quanto digitassero la domanda “Mia figlia è un genio?”.

Di contro, domande riguardo all’aspetto fisico erano relativamente più comuni per quanto riguarda le figlie femmine: i genitori digitavano “Mia figlia è in sovrappeso?” il 70% circa più spesso rispetto a quanto digitassero “Mio figlio è in sovrappeso?”.

Tuttavia, in realtà, i bambini sarebbero più propensi ad essere in sovrappeso rispetto alle bambine. E anche se i professori, così come i genitori, tendono a credere che i bambini abbiano il più delle volte un “talento naturale”, in realtà le bambine vanno mediamente meglio a scuola.

Ci si è chiesti allora, se le bambine crescano con un’idea sulla propria intelligenza, simile a quella che hanno genitori e insegnanti.

 

Gli studi sugli stereotipi sull’intelligenza nei bambini

In una recente ricerca condotta dallo psicologo Lin Bian, sono stati studiati 400 bambini di età compresa tra 5 e 7 anni, reclutati, in molti anni, da una comunità di classe media e vicina all’Università dell’Illinois.

In uno studio, a 96 bambini (metà maschi e metà femmine) erano raccontate due storie su una persona il cui genere non era specificato. Era detto ai soggetti che una storia riguardava una persona “molto, ma molto intelligente“, e l’altra riguardava una persona “molto, molto gentile”. In seguito, ai bambini erano mostrati quattro disegni (due maschi e due femmine) e veniva chiesto loto di indicare quale di loro potesse essere la persona di ciascuna storia.

All’età di 5 anni, i maschi e le femmine erano ugualmente propensi ad associare l’intelligenza nei bambini al loro genere di appartenenza, ma questa tendenza cambiava rapidamente. All’età di 6 anni, le bambine erano significativamente meno propense ad associare l’intelligenza al proprio genere. Molte di loro sceglievano un personaggio maschile per identificare la persona molto intelligente descritta nelle storie, più di quanto lo facessero i bambini.
Queste risposte erano date indipendentemente dall’etnia di appartenenza e non sembrava variare a seconda dell’educazione genitoriale e del reddito familiare.

Quando veniva chiesto ai soggetti quale dei quattro bambini in figura, due maschi e due femmine, andasse meglio a scuola, le femmine indicavano più frequentemente altre femmine. In altre parole, le bambine ritenevano che le femmine andassero meglio dei maschi a scuola, ma questo fatto non cambiava le loro credenze su chi fosse più intelligente.

La ricerca suggerisce anche che questi stereotipi potrebbero avere effetti duraturi. Una volta interiorizzati, essi potrebbero iniziare ad orientare gli interessi delle bambine lontano da cose considerate “non alla propria portata”.

In un’altra parte della ricerca, a 64 bambini di 6 e 7 anni di età (metà maschi e metà femmine), erano mostrati due giochi da tavolo sconosciuti e veniva detto loro che erano adatti solo a bambini che fossero molto intelligenti, o solo a bambini che mettessero molto impegno nello svolgerli. In seguito, venivano poste ai soggetti quattro domande per misurare il loro grado d’interesse nei giochi.

Quando veniva detto ai bambini che i giochi erano per persone molto intelligenti, le femmine mostravano un interesse e una motivazione minori rispetto ai maschi. Il risultato non era dovuto alla natura stessa dei giochi: quando, infatti, i giochi venivano descritti in maniera esattamente uguale, ma veniva detto ai bambini che erano adatti a persone che s’impegnavano molto, le femmine risultavano interessate esattamente quanto i maschi.

La differenza tra bambini e bambine di 6 anni, appare quindi essere legata all’emergere di stereotipi: è stato scoperto che i bambini di 5 anni, sia maschi che femmine, in cui le credenze riguardo all’intelligenza non erano ancora differenziate, risultavano essere ugualmente interessati ai giochi per bambini molto intelligenti.

 

Le conseguenze degli stereotipi sull’intelligenza nei bambini

Più avanti, queste differenti percezioni nei bambini potrebbero comportare delle conseguenze. Infatti, in un articolo pubblicato sulla stessa rivista nel 2015, è stato scoperto che le donne sono sottorappresentate nei campi in cui per fare carriera è richiesta intelligenza, come le scienze e l’ingegneria.

Come provvedere? La psicologa Carol Dwech sostiene che enfatizzare l’importanza dell’apprendimento e dei tentativi, piuttosto che delle abilità innate, potrebbe orientare le donne contro questi stereotipi. Altre ricerche indicano che fornire alle donne modelli femminili di successo, potrebbe indirizzarle positivamente, potenziandone la motivazione e proteggendole dall’idea di non essere intellettualmente competitive.

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