Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è caratterizzato da un pattern ricorrente di comportamenti ostili, negativistici, provocatori verso le figure di autorità con irritabilità e scoppi d’ira tali da compromettere la sfera scolastica, familiare e relazionale.
Introduzione: chi sono i bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio?
Chi sono i bambini provocatori? Spesso, nella pratica clinica per i professionisti, nel contesto scolastico per gli insegnanti, capita di venire in contatto con bambini particolarmente vendicativi, facilmente irritabili e che sfidano gli adulti. Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), infatti, è caratterizzato da un pattern ricorrente di comportamenti ostili, negativistici, provocatori verso le figure di autorità con irritabilità e scoppi d’ira tali da compromettere la sfera scolastica, familiare e relazionale. I genitori di questi bambini ne sanno qualcosa.
I comportamenti messi in atto possono portare a delle reazioni disfunzionali da parte delle figure educative, reazioni dettate dall’impulsività che non fanno altro che alimentare un circolo vizioso che, di fatto, continua a rinforzare gli atteggiamenti negativi e crea nel bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio della sofferenza. Infatti si tratta di bambini che spesso non hanno amici, sono l’incubo dei loro insegnanti e ricevono da parte dei genitori un enorme quantitativo di punizioni e rimproveri. La loro autostima è molto bassa e l’idea che hanno di se stessi è estremamente svalutante.
Cosa fare dunque per aiutarli e per non arrivare all’esasperazione? Di seguito si riportano alcune strategie per intervenire efficacemente su i comportamenti-problema dei bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio.
Gli Interventi in caso di Disturbo Oppositivo Provocatorio
L’Osservazione
Il primo intervento da mettere in atto, al fine di comprendere in maniera individualizzata i comportamenti del bambino, è l’osservazione. Attraverso griglie appositamente strutturate, il clinico potrà registrare frequenza, intensità e durata di ogni comportamento in un contesto naturale per il bambino, come la propria abitazione o la scuola. Contestualmente, con l’aiuto dell’esperienza di insegnanti e genitori, si effettuerà l’analisi funzionale dei comportamenti-problema tramite il modello ABC. In una scheda verranno annotati gli antecedenti di tale comportamento, il comportamento nello specifico e le conseguenze in modo tale da individuare gli elementi sui quali intervenire.
Le terapie comportamentali
Per sostituire i comportamenti disadattivi dei bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio con comportamenti funzionali o per procedere con l’instaurazione del processo del rispetto delle regole possono essere utili le terapie comportamentali. Ne esistono di diverse tipologie a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere o dei comportamenti che si vogliono rinforzare. Si riportano di seguito le strategie più comuni:
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La token economy
La token economy è un sistema strutturato di rinforzi positivi per incrementare i comportamenti adeguati.
Tramite un accordo preliminare fra clinico, genitore e bambino si utilizzano dei gettoni che il bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio dovrà “collezionare” per arrivare ad un premio finale. L’uso dei gettoni favorisce il monitoraggio dei comportamenti che si vuole cambiare, e per tale motivo, sono previsti dei rinforzi di intermezzo quando i gettoni raggiungono una determinata quota. La durata complessiva di questa metodologia è limitata e deve essere sostenuta da un intervento clinico individualizzato in quanto il rinforzo fornito è estrinseco e pre-determinato.
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Il rinforzo dei comportamenti adeguati
Questa strategia consiste nel fare focus sui comportamenti adeguati del bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio, anziché su quelli disfunzionali, e ad incentivarli rinforzandoli positivamente. Una variante di questo rinforzo prevede di rinforzare in egual modo anche i comportamenti incompatibili con il comportamento-problema.
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Il time-out
Il time out è una metodologia da utilizzare con estrema cautela e solo nei casi in cui è assolutamente necessario bloccare un comportamento aggressivo. Consiste nel porre il bambino, per un tempo non superiore ai 3-4 minuti, in uno stato di isolamento nel quale egli non può sperimentare alcun tipo di rinforzo. Gli spazi devono essere asettici, come una sedia e un punto ben definito della casa, ma mai disturbanti per il bambino (stanze buie o simili). Si consiglia inoltre di non superare mai il limite di tempo consigliato per evitare che la metodologia diventi controproducente.
Disturbo Oppositivo Provocatorio: consigli pratici per i genitori
Infine è doveroso riportare alcuni consigli pratici che i genitori di bambini con Disturbo Oppositivo Provocatorio possono mettere in atto per meglio gestire i comportamenti-problema:
- Rimproverare sempre privatamente, mai pubblicamente;
- Disorientare il bambino con azioni impreviste in modo tale da affrontare gli atteggiamenti provocatori con comportamenti stravaganti;
- Premiare i comportamenti positivi;
- Sostituire le punizioni (obblighi) con le perdite di “privilegi”;
- Non utilizzare mai punizioni che prevedono la violenza fisica;
- Essere sempre coerenti;
- Rimuovere il rinforzo che deriva dall’attenzione ai comportamenti teatrali del bambino ignorandoli;
- Essere chiari quando si fanno i complimenti (per esempio anziché dire “Oggi sei stato bravo” preferire formule più concrete come “Oggi hai aiutato la nonna ad apparecchiare la tavola. Bravo!”)