Una crescente parte di letteratura, suggerisce che la fede religiosa e la spiritualità possono aiutare le persone a mantenere e recuperare sia la salute psicologica che quella fisica.
Malattia e coping
Prima di trattare nello specifico questo argomento, è importante introdurre il concetto di coping. Il coping è stato studiato e utilizzato nell’ambito della psicologia della salute, principalmente in riferimento allo specifico modo in cui il paziente affronta la malattia e la sofferenza. Lazarus (1991) definisce il coping come:
Gli sforzi cognitivi e comportamentali per trattare richieste specifiche interne o esterne (e i conflitti tra esse) che sono valutate come eccessive ed eccedenti le risorse di una persona.
Quando una persona si trova a dover fronteggiare una malattia, generalmente ha due scelte principali davanti a sé: può decidere di reagire in maniera passiva, rassegnandosi e lasciandosi andare, oppure può reagire in maniera attiva, lottando. A volte può accadere che la persona deleghi al farmaco, al medico o allo psicologo la risoluzione della sua malattia, senza accorgersi di quanto il suo atteggiamento abbia un’influenza importante sulla sua mente e sul suo corpo.
La fede religiosa e la spiritualità nel benessere psicologico
L’importanza della spiritualità come componente centrale del benessere psicologico è riconosciuta sempre di più dai medici e dai professionisti della salute (Brady et al., 1999; Kearney & Mount, 2000).
Le persone ammalate iniziano a farsi domande circa la morte, il significato e lo scopo della vita; domande che prima della malattia non si sarebbero poste. Molti si avvicinano alla religione per rispondere a queste difficili domande, mentre altri trovano supporto grazie alle loro credenze religiose al di fuori del contesto di un’organizzazione religiosa.
Per comprendere meglio come pazienti anziani percepiscono il ruolo giocato dalle credenze religiose e il loro ruolo nel mantenimento e nel recupero della salute, Mackenzie e collaboratori (2000) hanno condotto una ricerca qualitativa su pazienti anziani – maschi e femmine – di età compresa tra i 66 e i 92 anni. La maggior parte dei pazienti anziani intervistati crede in una forza superiore (Dio) che costantemente li supporta, li protegge, li guida, li aiuta e li guarisce. I pazienti credono inoltre che le loro preghiere possano guarire sia la malattia fisica che mentale e molti di loro hanno espresso la credenza che avere una relazione con Dio costituisca la base del loro benessere psicologico. Pertanto, i risultati di questa ricerca suggeriscono che le credenze religiose possono avere un’influenza significativa sul benessere psicologico di pazienti anziani; inoltre, l’esperienza soggettiva di fede religiosa e supporto spirituale, può costituire il cuore della connessione fra spiritualità e salute.
Il momento della preghiera – o della meditazione – è un’occasione per poter rilassare la mente e il corpo; la persona può scegliere di prendersi questo momento tutto per sé o di condividerlo con altre persone che la sostengono. In questo modo, si riduce la probabilità che la persona ammalata si isoli e si senta sola.
McClain e collaboratori (2003) hanno stimato la relazione fra benessere spirituale, depressione e disperazione in 160 pazienti oncologici terminali. Coloro che mostravano un elevato benessere spirituale, non manifestavano il desiderio di una morte veloce, né riferivano perdita di speranza e ideazione suicidaria. Inoltre, la depressione è risultata fortemente correlata al desiderio di una morte veloce nei pazienti con un basso benessere spirituale, a differenza dei pazienti che avevano un elevato benessere spirituale.
Per tutte queste ragioni, la fede religiosa può essere annoverata fra le strategie di coping, poiché non solo consente alla persona di dare un senso alla malattia, ma le permette di mantenere un atteggiamento positivo e di affrontare la malattia in modo attivo e speranzoso, senza subirla. La fede religiosa si rispecchia dunque nella qualità dei pensieri, delle parole e delle azioni.
Noi siamo forgiati dai nostri pensieri; noi diventiamo ciò che pensiamo. Quando la mente è pura, la gioia arriva come un’ombra che non ci lascia più
(Siddharta)