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La fatica di diventare se stessi – fluIDsex

Di fluIDsex, Greta Riboli

Pubblicato il 06 Ott. 2016

Aggiornato il 22 Nov. 2017 10:33

Ciao, mi chiamo Mariella e ho 22 anni. Il mio sesso biologico è femminile, ma fin da piccola mi sono sempre sentita un maschio. Per me la disforia di genere è fonte di grande malessere psicologico e sto pensando al cambio di sesso. Vorrei sapere quali sono i requisiti e le procedure per la transizione di genere. Grazie,

Mariella da Torino

 

Car* Mariella,

percepire un’incongruenza tra la propria identità ed il suo attuale involucro è un’esperienza dolorosa, che tende a spiazzare chiunque la sperimenti. Soprattutto se si vive all’interno di una società che ci propone esclusivamente due modelli standardizzati di maschile e di femminile, rischiando così di portarci ad annullare e svalutare le nostre particolarità. È importante specificare, inoltre, che il disturbo nasce dall’eventuale intenso disagio associato alla non conformità di genere e non dalla condizione stessa (APA, 2014).

A tal proposito, potrebbe esser necessario darsi il tempo ed il modo per soffermarsi sull’origine del disagio: la sofferenza, infatti, talvolta potrebbe non esser dovuta esclusivamente alla percezione di un corpo femminile che non rappresenta un’identità maschile, ma anche alla mancanza di uno spazio all’interno del quale poter esprimere liberamente la propria identità (Dèttore, 2005).

Detto questo, il percorso di transizione è un percorso lungo e difficilmente reversibile, che probabilmente porterà con sé anche dei momenti di sconforto. Tuttavia, è importante tenere a mente che questi verranno completamente ripagati da ogni singolo cambiamento che avvicinerà sempre più il tuo corpo a quello con cui vorresti presentarti (anche) agli altri.

Per quanto riguarda la diagnosi, invece, questa segue un iter specifico, che si basa su sintomi letti in relazione alla storia personale. Al fine di avere dei chiarimenti, ti suggerisco di contattare uno dei centri specializzati più vicini a te (come ad esempio il CI.D.I.GE.M A Torino), che saprà darti ulteriori informazioni ed eventualmente accompagnarti nel tuo cammino.

In bocca al lupo e buon percorso!

Irene Lisa Gargano

 

Altre curiosità sulla sessualità fluida

Qual è il valore aggiunto che la definizione di sessualità fluida porta alla società? In che modo avere una nuova definizione aiuta chi ancora non aveva trovato la propria categoria?

Gipsy

 

Buongiorno Gipsy,

inizio rispondendo alla tua prima domanda: l’idea di sessualità fluida che abbiamo presentato nell’articolo introduttivo vorrebbe evitare di essere un nuovo termine, con annessa definizione, per aiutare chi non ha ancora trovato una propria categoria, ma si propone piuttosto come concetto, per aiutare chiunque a trovare se stesso, senza necessariamente far riferimento ad una o più categorie già esistenti.

Il valore che tale concetto di sessualità fluida potrebbe portare si instaura più a livello personale, che sociale. Si può però osservare come questi due insiemi (individuo-società), essendo molto intrecciati, danno il via ad una ruota di reciproco influenzamento.

Se ogni persona si sentisse libera di poter trovare la propria identità, la società potrebbe diventare, da un certo punto di vista, uno spazio più sereno; allo stesso modo, se la società non suggerisse dall’infanzia alle persone di doversi identificare in categorie, le persone stesse saranno più serene, evitando così di rinunciare a parti di sé per rientrare in qualche classe esistente ed evitando anche di vivere la fatica di creare nuove classi di appartenenza, in cui sentirsi rappresentati adeguatamente.

In questo processo resta da comprendersi meglio l’azione di meccanismi quali il “definirsi”, lo “omologarsi” ed il “differenziarsi” e come questi influenzino la formazione dell’identità di ciascuno di noi.

Per qualsiasi altra curiosità, sai dove trovarci!

Greta Riboli

 

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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.

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