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Citizen Gay. Affetti e diritti (2016) di V. Lingiardi

A poca distanza dalla legge sulle unioni civili, Lingiardi pubblica un libro fondamentale sull’omosessualità dal punto di vista psicologico e politico

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 13 Set. 2016

Aggiornato il 05 Ago. 2022 17:56

A poca distanza dall’approvazione della legge sulle unioni civili, un libro fondamentale sull’omosessualità dal punto di vista psicologico, filosofico, politico.

 

La terza edizione del più ampio ed importante libro dedicato alla condizione omosessuale che sia stato pubblicato in Italia esce a poca distanza dall’approvazione della legge sulle unioni civili. Il Paese, e soprattutto il Parlamento, sono risultati incredibilmente divisi sull’opportunità di un significativo passo avanti verso l’uguaglianza dei diritti delle persone omosessuali rispetto alle altre.  La legge che è stata varata, in ogni caso, è assai meno avanzata rispetto all’originale disegno di legge a firma Cirinnà. La possibilità di rendere legalmente riconosciuta l’unione tra due persone dello stesso sesso è stata condizionata all’impossibilità di un’equiparazione di tale unione a un vero e proprio matrimonio.

Si può affermare, quindi, che il passo avanti compiuto è coinciso con la riproposizione di una serie di pregiudizi, che sono riemersi in una parte significativa del Paese e si sono espressi anche attraverso la maggioranza della sua rappresentanza parlamentare. Se la legge è infatti passata, una parte significativa della maggioranza che l’ha approvata si è esplicitamente espressa contro la possibilità dell’adozione di figli da parte di una coppia gay e contro molte delle caratteristiche che avrebbero reso tale coppia in condizioni paritarie rispetto a una coppia eterosessuale.

Tra le caratteristiche psicologicamente più significative della legge, in questo senso, va considerata la rimozione dell’idea stessa di un legame di natura sessuale. Tra i fattori che vengono considerati motivo sufficiente per rescindere l’unione, infatti, non sono compresi né la fedeltà dei coniugi, né l’integrità della capacità di avere rapporti (che persino la Chiesa considera motivo per il possibile annullamento di un matrimonio religioso).

I pregiudizi contro l’omosessualità sono fortemente legati alla tradizione religiosa cattolica da una parte, a una persistente cultura conservatrice dall’altra (con una sovrapposizione significativa tra le due). Delle due tendenze, occorre dire, quella più resistente e difficile da sradicare è senz’altro la prima. Nel resto del mondo civile, infatti, gli esempi di politici conservatori che sono stati persino attivi promotori di leggi sulle unioni civili e sul matrimonio omosessuale sono assai numerosi.

Tra i più significativi esempi citati da Lingiardi va annoverato certamente il premier britannico Cameron. Questi si dichiarava a favore del matrimonio tra omosessuali “non malgrado l’essere conservatore, ma proprio in quanto conservatore”, nella convinzione che i propri valori coincidevano di certo con l’estensione di un istituto tradizionale come il matrimonio al numero più alto possibile di cittadini.

Al contrario, invece, la Chiesa si è sempre distinta nel mantenimento di una legislazione attivamente contraria non solo al matrimonio ma anche ai comportamenti omosessuali. A conferma di questo, si può ricordare che, nel 2008, su iniziativa della Francia, all’ONU venne presentato il primo documento che chiedeva la depenalizzazione universale dei reati basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere (puniti in alcuni stati con la pena di morte). Ebbene, il Vaticano fu tra i 58 stati che sostennero il documento di opposizione a quello francese proposto dalla Siria, in compagnia di numerosi paesi a religione islamica. Il rappresentante del Vaticano alle Nazioni Unite ribadì, del resto, nel 2011, la convinzione che “certe tipologie di comportamenti sessuali devono essere vietate per legge” e nulla da allora sembra cambiato. Si potrebbe anzi affermare che certe aperture apparenti possano in fondo risultare più deleterie delle esplicite condanne.

Spesso si cita fuori contesto una frase di Bergoglio (“Chi sono io per giudicare un gay..?”) a dimostrazione di un significativo passo compiuto dalla Chiesa in direzione della tolleranza. In realtà le parole del Papa erano inequivocabili nel chiudere ogni possibile porta. La famosa frase si chiarificava, infatti, condizionando la non-condannabilità alla ricerca di Dio, ovvero, di fatto, alla mancata consumazione del peccato, al senso di colpa per la propria condizione, al tentativo di superarla.

Fortunatamente non è il Cristianesimo in sé a costituire un ostacolo al riconoscimento della condizione di normalità degli omosessuali. Oltre alle ampie aperture da parte degli ambienti protestanti (come di consueto più progressisti di quelli cattolici) non vanno dimenticate le voci autorevoli anche da parte di alcuni prelati italiani, che hanno incrinato il muro di ostilità del Vaticano: i vari don Ciotti, don Gallo e soprattutto la carismatica figura del mai troppo rimpianto Carlo Maria Martini, del quale Lingiardi cita un intervento commovente nella sua limpida lucidità.

La psicologia e la psichiatria hanno, nel mondo, compiuto passi significativi anche se relativamente recenti per superare lo stigma nei confronti dell’omosessualità. Lingiardi ricostruisce la cronologia dei più importanti. Nel 1973, dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali veniva eliminata la voce Omosessualità egosintonica (cioè vissuta positivamente). Nel 1987 dal DSM veniva cassata anche la voce Omosessualità egodistonica, cioè non accettata soggettivamente: si riconosceva infatti che l’egodistonia fosse il risultato dell’interiorizzazione dello stigma sociale.

Nel 1991, per la prima volta l’American Psychoanalytic Association approvava un documento nel quale veniva ufficialmente deplorata ogni forma di discriminazione verso gli omosessuali compresa la possibile mancata selezione come candidato analista. Nel 2005 l’APA prendeva ufficialmente posizione a favore dei matrimoni gay, in nome della tutela della salute mentale di persone da considerare cittadini come tutti gli altri. A questo punto:

L’orientamente sessuale non è più un requisito obbligatorio per stabilire la salute mentale, la maturità personale e la capacità di instaurare relazioni amorose

(Lingiardi, 2016, p. 97)

Soprattutto, però, le scienze psi hanno offerto un contributo assai importante nel rovesciare il principio della normalità e porre degli interrogativi sul significato della resistenza verso l’accettazione della normalità della condizione LGBTQ “(acronimo che accorpa, per comodità, le varie identità lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, bisessuali, queer).  La cosiddetta omofobia è stata oggetto di numerosi studi scientifici, che ne hanno evidenziato un carattere fondamentale (del resto già da tempo ipotizzato in orbita psicoanalitica): la coincidenza del rifiuto dell’omosessualità altrui con il rifiuto (e la paura) di una possibile omosessualità propria.

 

Se si vuole trovare un punto di sintesi per consigliare caldamente la lettura di questo libro, si può affermare che il nostro Paese ha bisogno non solo di passare dall’intolleranza alla tolleranza, ma anche dalla tolleranza alla più attiva accettazione. L’equilibrio psichico di persone che trovano intorno a loro un mondo che non consente di considerarsi normali è oltremodo instabile. Il rischio di interiorizzare lo stigma dell’anormalità è concreto e porta continuamente al rischio ulteriore di non accettare il proprio orientamente sessuale.

Ogni volta che un politico, un prete, o più semplicemente un genitore, pronunciano parole di condanna verso l’omosessualità, un adolescente che forse conosciamo di persona compie un passo su un sentiero molto pericoloso, che può condurre anche al suicidio. Forse è ora di tenerlo presente. Citizen Gay può contribuire a chiarire tanti dubbi e a aiutarci tutti nella comprensione e nella consapevolezza di problemi che non riguardano solo la comunità LGTBQ, ma tutti coloro che sono interessati alla salute mentale del mondo che ci circonda.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lingiardi, V. (2016) Citizen Gay. Affetti e diritti, Il Saggiatore, Milano
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Rimane allora ancora da chiedersi quale sia la ragione alla base della discriminazione sessuale e dell'omofobia, dato che l’emarginazione e il pregiudizio portano con sé la sofferenza dell’individuo che li subisce. È proprio questa sofferenza che dovrebbe spingerci a trovare delle risposte come professionisti della salute mentale, ma ancor prima come esseri umani portatori di sani valori di uguaglianza.

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