expand_lessAPRI WIDGET

Musicisti si nasce o si diventa? Il ruolo della pratica individuale nell’apprendimento musicale

Le performance musicali dipendono dal grado di talento del musicista o vi sono altri fattori che influenzano il successo dell’apprendimento musicale?

Di Eleonora Concina

Pubblicato il 20 Set. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:20

Se si ritiene limitata la propria dotazione iniziale indispensabile per impegnarsi nell’apprendimento musicale, difficilmente si svilupperà una motivazione solida verso l’attività musicale e non si investiranno energie, tempo e risorse nello studio della musica. La questione diventa allora: musicisti si nasce o lo si diventa?

 

I pregiudizi che ostacolano l’apprendimento musicale

La pratica musicale rappresenta un’attività in grado di offrire numerosi benefici a livello psicologico, emotivo e sociale a tutte le età (Hallam, 2010). Purtroppo, l’interesse per lo studio della musica può essere stroncato sul nascere, spesso a causa di un pregiudizio da tempo radicato (e a volte ancora presente!) nell’educazione musicale e nella didattica della musica strumentale e vocale.

In base a questo, si ritiene che la performance musicale dipenda dal grado di talento musicale posseduto dall’individuo, che nasce già più o meno dotato di abilità sonore e musicali: un bagaglio giudicato difficilmente potenziabile in caso di scarse competenze.

La conseguenza è che molte persone, pur essendo incuriosite o affascinate dalla possibilità di fare musica, avendo vissuto esperienze di insuccessi musicali, sono state spinte a definirsi, in modo lapidario, stonate o non portate per la musica. Frasi quali ‘Non ho orecchio musicale’, ‘sono negato per la musica!’, o ‘la musica non fa proprio per me!’ si sentono ancora frequentemente utilizzate per chiudere discussioni legate alle prestazioni musicali individuali. Se si ritiene limitata la propria dotazione iniziale indispensabile per impegnarsi nell’apprendimento musicale, difficilmente si svilupperà una motivazione solida verso l’attività musicale e non si investiranno energie, tempo e risorse nello studio della musica. La questione diventa allora: musicisti si nasce o lo si diventa?

 

Apprendimento musicale: musicisti si nasce o lo si diventa?

La psicologia della musica ha cercato di comprendere se effettivamente i risultati nell’ambito della performance musicale dipendano dal grado di talento posseduto dal musicista, o vi siano altri fattori che influenzano il successo dell’apprendimento musicale. Uno degli aspetti più indagati è stata la pratica musicale individuale.

Una nota ricerca condotta da Ericsson, Krampe e Tesch-Römer (1993) ha esaminato gli elementi che influenzano il livello qualitativo dell’esecuzione musicale raggiunto da alcuni violinisti studenti di musica. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, in base al giudizio loro assegnato dai propri docenti di strumento: i migliori violinisti, i buoni violinisti e gli insegnanti di musica (questi ultimi presentavano bassi punteggi nell’esecuzione strumentale e si avviavano ad una successiva carriera in ambito educativo). Sono state raccolte informazioni relative all’attività di studio e di pratica musicale dei musicisti con informazioni demografiche (età, genere, partecipazione a concerti e concorsi,etc.), interviste e diari. In base ai risultati è emerso il ruolo rilevante che la pratica musicale individuale ha nel contribuire al raggiungimento di uno specifico livello di performance: i gruppi dei migliori e dei buoni musicisti tendevano ad esercitarsi con il proprio strumento per una quantità di ore settimanali circa tre volte superiore a quella degli studenti che si preparavano a diventare insegnanti di musica.

Tuttavia successive ricerche hanno messo in evidenza come non sia la sola quantità nella pratica, in termine di ore di studio, a determinare in modo univoco il successo nella performance. È ciò che è stato rilevato, ad esempio, da Williamon e Valentine (2000), che hanno affidato un compito di apprendimento musicale a pianisti studenti di musica a livello avanzato. Le sessioni di pratica sono state analizzate considerando sia aspetti legati alla quantità (tempo impiegato in ogni sessione) sia alla qualità (strategie impiegate per imparare il nuovo brano); inoltre la performance finale è stata valutata da un gruppo di pianisti esperti. Si è visto che la quantità di ore di studio allo strumento non risulta correlata alla qualità della performance; sembrano invece avere un ruolo rilevante nella pratica aspetti qualitativi, di tipo metacognitivo e progettuale, come la definizione di obiettivi specifici di apprendimento per ogni sessione di studio, e il tipo di strategie di apprendimento impiegate. Sembra che in questo caso a contare non sia il “quanto”, ma piuttosto il “come”.

La pratica musicale rimane comunque uno degli aspetti di maggior peso nel determinare il successo dell’apprendimento musicale. Platz, Kopiez, Lehmann e Wolf (2014) nel loro lavoro di meta-analisi sulle ricerche che hanno considerato la pratica musicale deliberata, confermano tale affermazione, sottolineando che, in ogni caso, vi sono altri fattori rilevanti (legati al processo di insegnamento, alla relazione didattica studente-insegnante e di tipo sociale) che possono mediare l’effetto della pratica di studio sull’apprendimento musicale.

 

Apprendimento musicale: conclusioni

Gli esempi brevemente riportati offrono una conferma al fatto che musicisti non si nasce, lo si diventa, essendo il percorso di apprendimento musicale influenzato da diverse variabili, tra le quali emerge lo studio e pratica individuale dello strumento musicale o del canto. Più che un dono innato, il talento musicale sembra essere il frutto di uno sforzo specifico, consapevole, prolungato nel tempo e sostenuto da un supporto educativo efficace nella figura dell’insegnante. Maggiori indagini sono sicuramente necessarie per comprendere la complessità degli aspetti influenzanti l’apprendimento musicale, ma tale consapevolezza dovrebbe aprire le porte dell’esperienza musicale a tutti gli individui, in accordo con le loro potenzialità, interessi e esigenze.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ericsson, K. A., Krampe, R. T., & Tesch-Römer, C. (1993). The role of deliberate practice in the acquisition of expert performance. Psychological Review, 100 (3), 363-406.
  • Hallam, S. (2010). The power of music: Its impact on the intellectual, social and personal development of children and young people. International Journal of Music Education, 28 (3), 269-289.
  • Platz, F., Kopiez, R., Lehmann, A. C., & Wolf, A. (2014). The influence of deliberate practice on musical achievement: a meta-analysis. Frontiers in Psychology, 25 June 2014
  • Williamon, A., & Valentine, E. (2000). Quantity and quality of musical practice as predictors of performance quality. British Journal of Psychology, 91, 353-376.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicoogiche - Flash News
Musica e linguaggio nei bambini: chi suona uno strumento presenta migliori abilità linguistiche

I bambini che frequentano regolarmente corsi di musica riportano punteggi più alti nelle abilità di elaborazione del discorso e nelle capacità di lettura.

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel