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Parto con ipnosi Ericksoniana: l’inconscio al servizio di mamma e bambino

Affrontare il parto con ipnosi significa gestire meglio il dolore a beneficio del nuovo nato e della relazione tra madre e bambino. 

Di Mauro Cavarra, Nicoletta Gava, Adelina Brizio

Pubblicato il 25 Lug. 2016

Aggiornato il 14 Set. 2016 10:05

Le donne che affrontano il parto con ipnosi sperimentano intensità di dolore ridotte, richiedono dosaggi inferiori di anestetici a beneficio del nuovo nato, necessitano meno frequentemente di stimolazione artificiale del travaglio tramite ossitocina.

 

L’applicazione dell’ipnosi e dell’autoipnosi in preparazione al parto è forse uno degli ambiti più studiati.

Le donne che affrontano il parto con il supporto di tecniche ipnotiche sperimentano intensità di dolore ridotte, richiedono dosaggi inferiori di anestetici a beneficio del nuovo nato, necessitano meno frequentemente di stimolazione artificiale del travaglio tramite ossitocina e danno alla luce bambini con più alti punteggi APGAR (indice di salute del neonato) (Cyna, Andrew e McAuliffe, 2006; Vande Vusse et al., 2007; Brown e Hammond, 2007; Landolt  e Milling, 2011).

L’ipnosi e l’autoipnosi sono efficaci nella riduzione dei tempi del travaglio soprattutto nelle donne primipare (Landolt e Milling, 2011, Jenkins e Pritchard, 1993) e diminuiscono l’incidenza della depressione post-partum (Guse, Wissing e Hartman, 2006).

Infine, l’ipnosi è facilmente integrabile con altri percorsi strutturati di preparazione al parto (Harmon, Hynan & Tire, 1990) e può essere efficacemente utilizzata in tutte le fasi della gravidanza poiché si tratta di metodiche totalmente prive di effetti collaterali. Ad esempio, l’ipnosi può contribuire a controllare le nausee, stabilizzare la pressione e gestire ansia.

 

 

Cosa significa preparare il parto con ipnosi?

Innanzitutto occorre precisare che esistono numerosi approcci diversi all’ipnosi e in questo articolo tratteremo essenzialmente l’ipnosi Ericksoniana.

L’ipnosi Ericksoniana lavora attivando e valorizzando le risorse di ciascuna persona e per questo è ritenuto l’approccio più efficace quando si lavora in un’ottica di benessere (Walters e Havens, 1994). Nei percorsi di preparazione al parto si cerca, infatti, il benessere della donna e del bambino, non solo dal punto fisico, ma anche psicologico ed emozionale (Guse, Wissing e Hartman, 2006).

Oltre ad apprendere la gestione del dolore, attraverso le tecniche ipnotiche e il parto con ipnosi le future mamme posso approfondire le modalità di ascolto di sé e del bambino, per meglio comprendere le proprie emozioni, aspetto fondamentale nel delicato periodo post partum.

La relazione con il bambino si instaura già durante la gravidanza e tale relazione si definisce attaccamento madre-feto o attaccamento prenatale (Cranley, 1981; Cannella 2005). Si tratta di un concetto relativamente nuovo e per certi aspetti ancora poco studiato (Salisbury et al., 2003). In concreto, l’attaccamento prenatale si traduce in tutti quei comportamenti di cura fisica (alimentazione, esercizio fisico, astensione da alcool e fumo) e sintonizzazione emotiva (parlare al feto, accarezzare la pancia, prestare attenzione ai movimenti, immaginarne il volto, preparazione del nido). Una buona relazione prenatale favorisce la qualità della relazione madre bambino dopo il parto (Siddiqui e Hägglöf, 2000).

Anche i padri possono essere coinvolti nel percorsi di preparazione del parto con ipnosi Ericksoniana. Infatti, maggiore è il coinvolgimento dei padri nella fase prenatale, migliore è supporto sia durante il parto, sia nelle settimane immediatamente successive che riescono a fornire, favorendo un migliore clima emotivo sia per la madre, sia per il bambino e contribuendo a prevenire la depressione post-partum.

Rendendo vivida l’interazione con il piccolo in grembo e strutturando un equilibrio emotivo più armonico per la donna e per la coppia, l’ipnosi Ericksoniana favorisce il benessere del bambino e dei genitori che si preparano ad accoglierlo (Hohmann-Marriott, 2009).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Brown, C.D., & Hammond, C.D. (2007). Evidence-based clinical hypnosis for obstetrics, labor and delivery, and preterm labor. Intl. Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 55(3), 355-371.
  • Cannella, B. L. (2005). Maternal–fetal attachment: an integrative review. Journal of Advanced Nursing, 50(1), 60-68.
  • Cranley MS. Development of a tool for the measurement of maternal attachment during pregnancy. Nursing Research. 1981a;30:281–284.
  • Cranley, M. S. (1981). Development of a tool for the measurement of maternal attachment during pregnancy. Nursing research, 30(5), 281-284.
  • Cyna, A. M., Andrew, M. I., Robinson, J. S., Crowther, C. A., Baghurst, P., Turnbull, D., ... & Whittle, C. (2006). Hypnosis Antenatal Training for Childbirth (HATCh): a randomised controlled trial [NCT00282204]. BMC Pregnancy and childbirth, 6(1), 1.
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  • Hohmann-Marriott, B. (2009). The couple context of pregnancy and its effects on prenatal care and birth outcomes. Maternal and child health journal, 13(6), 745-754.
  • Jenkins, M. W., & Pritchard, M. H. (1993). Hypnosis: practical applications and theoretical considerations in normal labour. BJOG: An International Journal of Obstetrics & Gynaecology, 100(3), 221-226.
  • Landolt, A. S., & Milling, L. S. (2011). The efficacy of hypnosis as an intervention for labor and delivery pain: a comprehensive methodological review. Clinical psychology review, 31(6), 1022-1031.
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  • Siddiqui, A., & Hägglöf, B. (2000). Does maternal prenatal attachment predict postnatal mother–infant interaction?. Early human development, 59(1), 13-25.
  • VandeVusse, L., Irland, J., Berner, M. A., Fuller, S., & Adams, D. (2007). Hypnosis for childbirth: A retrospective comparative analysis of outcomes in one obstetrician's practice. American Journal of Clinical Hypnosis, 50(2), 109-119.
  • Walters, C., & Havens, R. A. (1994). Good news for change: Optimism, altruism and hardiness as the bases for Erickson’s approach. Ericksonian methods: The essence of the story, 163-181.
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