La nostalgia si configura come un’emozione vicina alla tristezza, che ci porta a ripensare a qualcosa che fu e che non può più essere e mescola insieme l’appagamento per quello che si è vissuto con l’accettazione che si tratta di un tempo trascorso che non tornerà.
Nostalgia, dal greco ‘nostos’, ritorno e ‘algos’, dolore. Il dolore del ritorno.
Molto è stato scritto sulla nostalgia, in modo diretto o indirettamente, scrivendo della nostalgia, sulla nostalgia o con la nostalgia nelle parole e nella testa. Essa si configura come un’emozione vicina alla tristezza, che ci porta a ripensare a qualcosa che fu e che non può più essere e mescola insieme l’appagamento per quello che si è vissuto con l’accettazione che si tratta di un tempo trascorso che non tornerà.
La funzione della nostalgia come risorsa esistenziale
Se tutte le emozioni ci segnalano qualcosa e in questo senso ci servono, a cosa serve la nostalgia? Oltre ad aver ispirato scrittori, musicisti e poeti (e l’intera Odissea, giusto per dirne una), la nostalgia è stata analizzata come risorsa esistenziale. In particolare, Routledge e colleghi hanno svolto nel 2011 una serie di studi, da cui è nata una pubblicazione che in italiano suonerebbe come ‘Il passato che dà senso al presente: la nostalgia come risorsa esistenziale’.
Dopo una tradizione di ricerca che ha guardato alla nostalgia come fattore maladattivo, per non dire addirittura psicopatologico di per sé, a partire dal 2004 diversi autori hanno svolto studi in cui si è dimostrato come il fatto di perdersi in ricordi nostalgici aumenti il tono dell’umore nel lungo termine, rinforzi l’autostima e rafforzi la sensazione di vicinanza agli altri (Wildschut, Sedikides, Arndt, & Routledge, 2006).
L’attribuzione di senso alla vita
E se la nostalgia avesse anche una funzione esistenziale, sì, ma in senso positivo e protettivo? Routledge e colleghi hanno cercato di rispondere a questa domanda e hanno svolto una serie di studi partendo dall’ipotesi che la nostalgia abbia la funzione di sostenere e rinforzare l’attribuzione di senso alla vita. Già in studi precedenti, si era visto che in risposta a stimoli che aumentavano la consapevolezza dell’inevitabilità della morte, le persone che avevano una maggiore tendenza di tratto a sperimentare nostalgia riferivano una maggiore percezione di significato della vita e avevano meno pensieri di morte, rispetto a partecipanti con una minore propensione a essere nostalgici. Inoltre, stimolare sentimenti nostalgici nei partecipanti rendeva meno accessibili i pensieri collegati alla morte (Routledge, Arndt, Sedikides, & Wildschut, 2008).
Da un punto di vista interpersonale, invece, sembra che la nostalgia funzioni come spinta verso la ricerca di un maggiore contatto sociale, e dall’altra parte la maggior parte dei ricordi nostalgici sono ricordi che implicano la compagnia e la condivisione con altre persone (Wildschut et al., 2006).
Nostalgia: cosa emerge dagli studi
Gli studi di Routledge e colleghi sono 6 e hanno analizzato nello specifico:
- In che misura un aumento di nostalgia comporti anche un aumento nella percezione di significato della propria esistenza
- Quanto la relazione tra nostalgia e senso della vita passi per il contatto interpersonale e il supporto sociale
- Quanto la nostalgia funzioni come fattore protettivo contro la mancanza di senso, aumentando quindi quando il significato della vita viene minato
- Infine, se e quanto la nostalgia rafforzi il benessere psicologico e attenui gli effetti negativi delle esperienze stressanti
Nei primi due studi gli autori hanno rilevato che il livello di nostalgia evocato da una canzone scelta dai soggetti era in grado di predire la percezione di senso, attraverso la mediazione dalla quantità di sostegno sociale percepito: in sostanza, il fatto di sperimentare sentimenti nostalgici aumentava la sensazione di essere amati e sostenuti da altre persone per noi significative, il che a sua volta portava con sé la sensazione di vivere una vita sensata.
Nel terzo e nel quarto studio i ricercatori hanno suddiviso i 54 partecipanti in due gruppi: a metà di loro hanno fatto leggere un estratto da un saggio dall’eloquente titolo ‘Il nostro problema esistenziale: solitudine, depressione, ansia e morte‘ che sosteneva fondamentalmente che la vita non ha senso, mentre all’altra metà hanno fatto leggere un brano sui computer. Subito dopo, hanno misurato il livello di nostalgia riferito dai partecipanti. I risultati hanno mostrato come i soggetti nella prima condizione riferissero in livello maggiore sentimenti nostalgici, confermando il ruolo protettivo di questa emozione, che sembra aumentare in situazioni in cui il senso dell’esistenza personale viene minato.
Nel quinto studio i ricercatori hanno rilevato che stimolare sensazioni nostalgiche in persone con una scarsa percezione di senso della vita aumenta il benessere personale. In questo senso, è interessante notare come un’emozione che viene spesso accostata alla tristezza sia in realtà fonte di maggiore benessere per persone che faticano a percepire un senso dell’esistenza più ampio. E già in questo modo, un’importante funzione positiva della nostalgia sembra emergere.
Il sesto e ultimo studio ha esplorato meglio quanto emerso dallo studio precedente, valutando in modo sperimentale in che misura un compito difficoltoso (composto da una parte in cui veniva richiesto di parlare in pubblico e una parte in cui venivano richiesti complicati calcoli matematici) fosse più stressante per soggetti con una bassa percezione di significato della vita e quanto l’impatto stressante del compito fosse moderato dalla nostalgia, vista come fattore protettivo.
I dati hanno confermato che in effetti le persone con una tendenza generale a attribuire poco senso all’esistenza si mostravano più provati dal compito stressante, ma anche che questo surplus di stress veniva eliminato quando ai soggetti veniva richiesto di ricordare un episodio che stimolava nostalgia prima del compito. In un certo senso, i ricordi nostalgici funzionavano come fattore protettivo contro il livello di stress suscitato dal compito, nei soggetti più esposti a questo tipo di stress perché “portatori” di una bassa percezione di significato globale dell’esistenza.
Un sentimento da coltivare serenamente
Riassumendo, cosa ci dicono i risultati di questi studi? Innanzi tutto, che la nostalgia è una risorsa in termini psicologici, che aiuta a orientare e sostenere la percezione di un significato più ampio nell’esistenza. Non solo: la nostalgia funziona anche come fattore protettivo contro stimoli che minano il senso della vita, come considerazioni negative esistenziali su ansia, depressione e morte. Infine, sembra disinnescare la pericolosità di questi stimoli rispetto al nostro benessere personale, aiutandoci a mantenere un senso globale con cui orientarci nelle scelte e nelle decisioni.
Quindi, colpo di scena, sembra che il pessimismo cosmico e la nostalgia non solo siano due cose contrapposte, ma addirittura che la seconda curi il male al cuore provocato dal primo.
Imparare a coltivare la nostalgia, allora, può aiutarci a mantenere una linea, una direzionalità nel caos, anche a fronte di momenti di vita potenzialmente stressanti, diventando una modalità di guardare al passato in modo integrativo, mettendo insieme quello che siamo stati e quello che siamo, navigando a vele spiegate verso quello che per noi ha senso essere.
Neanche a dirlo, tutto questo Pessoa l’aveva detto 30 anni fa:
C’è qualcosa di lontano in me, in questo momento. Sto sulla terrazza della mia vita ma non si tratta esattamente di questa vita. Mi trovo sopra la vita e dal mio punto di osservazione la osservo. Essa si estende sotto il mio sguardo, in terrazzi e declivi, come un paesaggio diverso, fino al fumo delle case bianche dei borghi della vallata. Chiudendo gli occhi continuo a vedere, proprio perché non guardo. Se li apro non vedo più niente, perché non vedevo. Mi sento tutto una nostalgia vaga, non del passato o del futuro, ma una nostalgia del presente, anonima, prolissa e incompresa. (Pessoa, 1986).