Postare contenuti concernenti il consumo di alcol sui social network come Twitter, Facebook o Instagram, si configura come un forte predittore per lo sviluppo di problematiche connesse all’alcol, più dell’atto pratico di bere alcolici.
Infatti, secondo i risultati di un nuovo studio condotto dai ricercatori della North Carolina State University e della Ohio University, gli studenti del college che si erano costruiti un’identità da bevitori di alcolici che, di fatto, li caratterizzava anche agli occhi degli altri studenti come bevitori, erano esposti ad un rischio maggiore di sviluppare problematiche collegate al consumo di alcol, come ad esempio il coinvolgimento nelle risse o l’assenteismo sul posto di lavoro o a scuola.
Secondo il Dr. Charee Thompson, il predittore più importante per il consumo di alcolici e per la tendenza a pubblicare contenuti connessi all’alcol sui social network è la cosiddetta alcohol identity, ossia la tendenza dei soggetti a considerare il bere una parte di loro stessi. Includere nella nostra identità un comportamento deleterio come il consumo cronico di alcolici è molto pericoloso in quanto il soggetto farà più fatica ad estinguere un comportamento sbagliato quando esso è parte della sua identità, quando ormai si è insinuato nella narrativa riferita a se stesso.
Nel dettaglio lo studio ha coinvolto 364 studenti universitari che avevano bevuto alcolici almeno una volta nell’ultimo mese e che al momento dell’assessment possedevano un account Facebook, Twitter o Instagram attivo. In seguito gli studenti compilavano un test online riguardante l’uso dei social network, il consumo di alcol, i problemi connessi all’alcol, l’uso dei social network relato all’alcol e comprendente una serie di domande atte a misurare la loro motivazione a bere.
I risultati, come anticipato, sottolineavano il ruolo del postare informazioni riguardanti il consumo di alcol come predittore dei successivi problemi degli studenti connessi allo stesso e, curiosamente, questa associazione risultava ben più significativa rispetto a quella con l’effettivo consumo di alcol al momento della valutazione.
Secondo Thompson, infatti, postare contenuti relati all’alcol sui social network rafforzerebbe il legame dello studente con la cultura del bere, che lo incoraggerebbe in ultima analisi a bere maggiormente rispetto alle proprie abitudini e a sottostimare i rischi connessi a tale condotta.
Sembra che in questa relazione intervengano meccanismi ben noti alla psicologia sociale (ad es., desiderabilità sociale), che modificano sensibilmente l’abituale comportamento del soggetto. E’ bene ricordare che i social network pongono il soggetto su di una sorta di palcoscenico virtuale, di fronte ad amici, parenti e colleghi, che si configura come un vero e proprio gruppo sociale dove il singolo percepisce doveri e necessità che altrimenti non avrebbe.
L’altro lato della medaglia evidenziato da questo studio è che gli studenti a rischio di problematiche connesse all’alcol possono essere identificati e aiutati anche per mezzo dei social network. E’ quindi imperativo comprendere il ruolo dei social media nel sostenere alcune condotte rischiose, specie se il loro ruolo risulta ben più determinante di un vero comportamento.