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La ketamina per via endovenosa riduce i pensieri suicidari nei pazienti depressi

Una nuova ricerca ha mostrato come bassi dosaggi di ketamina per via endovenosa, possano ridurre i pensieri suicidari in pazienti gravemente depressi

Di Maurizio Rossetti

Pubblicato il 26 Mag. 2016

Aggiornato il 26 Ago. 2019 11:50

Inizialmente utilizzata come anestetico, la ketamina, ha già dimostrato in numerosi studi di fornire un rapido sollievo dai sintomi della depressione. Una nuova ricerca ha mostrato come la ketamina possa portare a una veloce diminuzione dei pensieri suicidi.

 

Una nuova ricerca ha mostrato come ripetuti trattamenti a base di ketamina a basso dosaggio, somministrata per via endovenosa, abbiano portato ad una veloce diminuzione dei pensieri suicidi in un gruppo di pazienti gravemente depressi e già risultati resistenti alle terapie standard.

Il recente studio è stato condotto presso il Massachussets General Hospital e pubblicato sulla rivista The journal of Clinical Psychiatry.

La recente scoperta rappresenta una importantissima conquista nel trattamento di questa tipologia di pazienti, verso i quali allo stato attuale non c’è una vera e propria terapia efficace e sicura.

Infatti le sostanze attualmente utilizzate per trattare i pazienti depressi con pensieri suicidari, come il litio e la clozapina, manifestano importanti effetti collaterali, nonché un costante monitoraggio dei livelli ematici. Mentre la terapia elettroconvulsiva (TEC), pur parzialmente efficace, può provocare effetti devastanti sull’integrità mentale del paziente, come la perdita di memoria.

Il presente studio è stato progettato non solo per esaminare gli effetti antidepressivi e antisuicidali della ketamina a basso dosaggio, ma anche per testarne l’efficacia e il grado di tollerabilità con una dose più elevata.

Sono stati coinvolti 14 pazienti ambulatoriali gravemente depressi, risultati resistenti allo tradizionali terapie antidepressive. La presenza dei pensieri suicidali doveva persistere da almeno tre mesi, per cui ne è stata rilevata la presenza, la frequenza e l’intensità.

I partecipanti hanno ricevuto due iniezioni settimanali di ketamina per tre settimane. La dose iniziale somministrata era di o.5 mg/Kg, equivalente a circa un quinto del tipico dosaggio anestetico. Mentre dopo la terza somministrazione si aumentava la dose a 0.75 mg/Kg. Seguiva, alla fase di trattamento, una fase di follow-up, in cui i pazienti sono stati rivalutati per i tre mesi successivi con una frequenza quindicinale, per valutarne l’efficacia nel tempo.

I risultati della ricerca sono stati molto positivi, in quanto la maggior parte dei partecipanti hanno manifestato una sensibile riduzione dei pensieri suicidali presenti all’inizio del trattamento, mentre ben sette pazienti hanno avuto una completa remissione della sintomatologia alla fine del trattamento. Due di loro hanno continuato ad essere asintomatici, anche al termine del periodo di follow-up.

Ulteriore dato positivo: non è stata rilevato nessun episodio critico a livello di tollerabilità, riguardo all’aumento del dosaggio.

Nuovi studi seguiranno per validarne ed ampliare i risultati con un campione di riferimento più ampio. Inoltre sarà necessario confrontare i risultati ottenuti con uno speculare gruppo di controllo in cui ai pazienti sia stato somministrato placebo. Come sottolineato da Ionescu, il principale limite nella validazione dello studio attuale è rappresentato dal fatto che i pazienti erano perfettamente consapevoli di ciò che stavano ricevendo.

Rivolgendo un ulteriore e conclusivo sguardo al futuro, gli studi mirano ora a capire i meccanismi sottostanti all’efficacia della ketamina nella riduzione dei pensieri suicidali in modo da scoprire le aree del cervello sulle quali la sostanza agisce direttamente, e poter sviluppare nuovi farmaci anche con diverse modalità di assunzione orale o intranasale.

 

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