Ecco che l’era analogica, il tempo in cui gli uomini hanno comunicato con la parola a distanza ravvicinata, si confronta con l’era digitale, in cui il tempo è scandito dalla rapidità e dalla frammentarietà della vicinanza, virtuale, e del linguaggio informatico.
[blockquote style=”1″]In un mondo che corre vorticosamente, con logiche spesso incomprensibili, il problema della lentezza si affaccia alla mente con prepotenza, come una meta del pensiero.[/blockquote] Ecco che mi perdo nella lettura di piccoli caratteri a forma di lettere che compongono circolari la forma di una lumaca sulla copertina di questo interessante libro, che sfoglio e compro!
Il funzionamento cerebrale e le potenzialità del pensiero lento
Affascinata dalla proposta che un’eccessiva prevalenza dei meccanismi rapidi del pensiero (‘pensiero rapido’ o digitale) possa comportare soluzioni e comportamenti errati, Maffei invita a riconsiderare le potenzialità del ‘pensiero lento’ basato principalmente sul linguaggio e sulla scrittura.
Riportando i risultati di ricerche recenti, che indicano il ruolo basilare delle reti neurali nella costruzione delle funzioni cerebrali, e sottolineando il contributo della plasticità cerebrale nella facilità di apprendimento e adattamento all’ambiente si evidenzia come, in un mondo che cambia vorticosamente, il nostro cervello geneticamente sia programmato per costruirsi, invecchiare e morire lentamente.
Non esiste infatti un recettore del tempo nel nostro cervello (come per l’udito, la vista, il tatto), e il concetto di spazio dipende in parte da esso. Il tempo è un’intuizione: ognuno sa cosa sia, ma al cervello risulta difficile spiegarlo. Esistono sequenze temporali di eventi, che sono alla base del pensiero razionale e che fanno capo all’emisfero sinistro del cervello, che nei destrimani è l’emisfero linguistico. Ecco che il linguaggio, costituito da una sequenza di eventi vocali distribuiti nel tempo, è mediato da un sistema lento, conscio, influenzato sia dall’evoluzione biologica/cerebrale sia da quella culturale. La plasticità infatti è la proprietà del cervello di cambiare funzionamento e struttura in relazione all’esperienza: proprietà fondamentale per l’elaborazione di risposte complesse e adattive, meno utile per risposte rapide/ automatiche, funzionali alla sopravvivenza, ma non sotto il dominio della volontà.
Quanto detto fa eccezione per l’intuizione: una risposta cerebrale rapida, che assume la dignità di ‘pensiero’ e che è in diretta connessione con il pensiero lento. L’intuizione, infatti, senza la verifica logico-razionale del pensiero lento resta sogno, non si concretizza in qualcosa che può esser trasmesso.
L’era analogica del passato vs l’era digitale del presente
Ecco che l’era analogica, il tempo in cui gli uomini hanno comunicato con la parola a distanza ravvicinata, si confronta con l’era digitale, in cui il tempo è scandito dalla rapidità e dalla frammentarietà della vicinanza, virtuale, e del linguaggio informatico (es. il T9). Emerge un cambiamento: lo strumento digitale induce un tipo di pensiero diverso sia dalle risposte rapide di sopravvivenza sia dal pensiero intuitivo, che salta dall’immagine alla conclusione. Il pensiero digitale si fa strada, grazie alla plasticità, modificando funzioni e strutture cerebrali (ad esempio si inizia ad osservare un’alterazione del sistema motorio, per un preponderante uso del dito indice), ma esso è stato inventato dall’uomo e fa parte dello sviluppo delle conoscenze. La costruzione di un linguaggio comune, di un cervello globalizzato, ricerca principale della società dei consumi, può produrre un’involuzione cerebrale: la tendenza a rendere automatici alcuni circuiti incide sulla spinta al consumo.
Attenzione quindi a come educhiamo i bambini (nei quali la plasticità è massima!): sono più sensibili degli adulti al richiamo consumistico. Ecco svelato dall’autore un importante paradosso della società contemporanea: la ricerca della globalizzazione può produrre un’involuzione cerebrale! È davvero un traguardo per la civiltà? Un saggio consiglio: FESTINA LENTE (affrettati lentamente), un motto latino attribuito ad Augusto, da Svetonio.