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Machiavelli for Managers: il potere dell’affrontare il cambiamento unendo le masse

Una figura forte, che unisca le masse e ne annienti i conflitti, oggi emblema di leader, si incarna perfettamente nel Principe descritto da Machiavelli.

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 15 Mar. 2016

Aggiornato il 06 Feb. 2019 12:02

Machiavelli risulta estremamente attuale: un leader, analogamente al principe, deve basare il proprio potere sulla gestione della tensione, sulla creazione del consenso ed adottare uno stile di leadership adatto alle risorse che guida. 

 

Oggi, nelle aziende, la valutazione dell’efficacia o del successo di una strategia viene sempre più spesso messa in relazione con la capacità di affrontare e gestire il cambiamento. Per continuare a svilupparsi in una situazione di globalizzazione dei mercati e di continue innovazioni tecnologiche rilevanti, le organizzazioni devono imparare a gestire al meglio il cambiamento, perché non può esserci sviluppo senza cambiamento. Sicché ai manager, che hanno responsabilità di guida ed indirizzo, viene richiesto di migliorare continuamente le proprie competenze legate a questa specifica dimensione.

Il cosiddetto change management, che oggi è al centro delle tematiche aziendali, ha rappresentato anche in passato un’esigenza dell’uomo e delle sue organizzazioni ed ha origini antiche. A questo proposito vorrei proporre una riflessione su un passo tratto dall’opera ‘Di Fortuna’ di Niccolò Machiavelli:

Colui con miglior sorte si consiglia
tra tutti li altri che ’n quel loco stanno,
che ruota al suo valor conforme piglia,
perché li umor che adoperar ti fanno,
secondo che convengon con costei,
son cagion del tuo bene e del tuo danno;
non però che fidar si possa in lei
né creder d’evitar suo duro morso,
suo duri colpi impetuosi e rei:
perché mentre girato sei dal dorso
di ruota per allor felice e buona,
la suol cangiar le volte a mezzo el corso
e, non potendo tu cangiar persona
né lasciar l’ordin di che ’l Ciel ti dota,
nel mezzo del cammin la t’abbandona.
Però, se questo si comprende e nota,
sarebbe un sempre felice e beato
che potessi saltar di rota in rota;
ma, perché poter questo ci è negato
per occulta virtù che ci governa,
si muta col suo corso el nostro stato.

Questi versi di Machiavelli sono più che mai attuali: egli infatti afferma che colui che meglio sa adattarsi alla realtà ottiene i risultati migliori. Machiavelli ritiene che il cambiamento sia la caratteristica principale della realtà e che, per interagire efficacemente con essa (quindi per raggiungere i propri obiettivi), l’uomo debba sviluppare adeguate competenze.

La gestione di una fase di cambiamento richiede infatti molta attenzione: è importante saper infondere fiducia, saper trasmettere un atteggiamento positivo e riuscire a trovare soluzioni creative per stimolare un senso di partecipazione e responsabilità a tutti i livelli aziendali. Il cambiamento ha anche un impatto psicologico molto importante e quindi è fondamentale riuscire a vincere il senso emotivo di vuoto legato alla perdita di vecchie e tradizionali maniere di agire.

Il cambiamento può essere riferito ad un ruolo, ad un luogo di lavoro, alle responsabilità di un lavoro, ecc; comunque, in tutti questi casi, un elemento fondamentale è il modo in cui reagiamo e gestiamo il cambiamento. E’ importante concedere alle persone un periodo di tempo ragionevole per abituarsi alla perdita delle vecchie abitudini; dopo di che è altrettanto importante che il personale si concentri sulle innovazioni apportate ed è altresì necessario stimolare un senso di entusiasmo e positività per facilitare un più rapido adattamento alla nuova realtà che si sta formando.

Tutti noi tendiamo a dare un supporto più entusiasta a idee e cambiamenti dei quali ci sentiamo partecipi. Tutti noi non siamo di principio contrari al cambiamento, siamo contrari al sentirci il cambiamento imposto, senza che sia richiesta una nostra attiva partecipazione. Non è mai troppo tardi per coinvolgere le persone, anche quando il cambiamento è già in corso, per far sì che tutti, gradualmente, lavorino per facilitare, anziché impedire, il cambiamento.

Nel passaggio da un modello organizzativo ad un altro, una delle principali minacce è costituita dal livello di maturità degli individui che, se inadeguata, non sapranno gestire la nuova realtà. Questo concetto è espresso in maniera chiara anche da Machiavelli nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio:

Le storie degli antichi propongono infiniti esempi di quanta difficoltà abbia un popolo abituato a vivere sotto un principe, a conservare la libertà una volta acquisita.

Il cambiamento sarà tanto più duraturo quanto più verrà accettato e vissuto dalla maggior parte dell’organizzazione. L’apparente conferma delle strutture passate favorisce l’accettazione delle novità, in quanto, nella maggior parte dei casi, gli individui prestano più attenzione a ciò che appare piuttosto che a ciò che è realmente. Scrive sempre Machiavelli, nel capitolo 25 dei Discorsi:

Chi intende riformare lo stato di una città in modo duraturo, affinché il cambiamento sia percepito e accettato con favore da tutti, deve lasciare il più possibile inalterata la parvenza dell’antico sistema, in modo che al popolo non sembri di aver mutato ordinamento anche se di fatto questo sarà diversamente diverso dal passato.

Appare dunque chiaro che il pensiero di un intellettuale del Rinascimento italiano è in grado di influenzare ancor oggi le riflessioni sul management del XXI secolo.

Ora, è chiaro che Machiavelli non era di certo interessato alla gestione organizzativa aziendale; tuttavia egli dedicò molte delle sue energie all’analisi delle regole che sottostavano ai giochi politici ed istituzionali del suo tempo, fornendo ai posteri dettagliate spiegazioni sul governo degli Stati, con particolare attenzione al perseguimento del bene comune, che può essere ottenuto solo attraverso l’unione di tutti gli individui, ma a tal fine si rende necessaria la presenza di una figura forte, che unisca le masse e ne annienti le tendenze conflittuali.

Questo individuo virtuoso, spesso egoista, generatore di istituzioni forti e stabili, si incarna perfettamente nel Principe descritto da Machiavelli nell’opera ‘De Principatibus’. È facile a tal punto intuire come quest’ uomo possa essere facilmente elevato ad emblema di leader. Le qualità che secondo Machiavelli deve possedere un principe ideale sono: la disponibilità a imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato; la capacità di mostrare la necessità di un governo per il benessere del popolo; il comando sull’arte della guerra; la capacità di comprendere che la forza e la violenza possono essere essenziali per mantenere stabilità e potere; prudenza; saggezza; capacità di essere simulatore e gran dissimulatore; capacità di essere leone, volpe e centauro per forza, astuzia e ragione.

E inoltre, Machiavelli, estremamente realista, riteneva che il principe avesse sempre bisogno del favore dei suoi sudditi e che fosse necessario per lui possedere l’amicizia della gente. Ancora una volta Machiavelli risulta estremamente attuale: un leader, analogamente al principe, deve basare il proprio potere sulla gestione della tensione, sulla creazione del consenso ed adottare uno stile di leadership adatto alle risorse che guida ed all’ambiente in cui si trova ad operare.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Inglese G. (1981) a cura di. Niccolò Machiavelli .Capitoli. Bulzoni. Roma.
  • Phillips T. (2008): Niccolò Machiavelli’s the prince. Infinite Ideas. Oxford, UK.
  • Normann R. (2002). Ridisegnare l’impresa. Etas Libri. Milano.
  • Gamberini M. (2010). Machiavelli per i manager del XXI secolo. Pubblicato dall'Autore. 224 pagine. ISBN-13:  9788891001245
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