expand_lessAPRI WIDGET

Come sono cambiati nel XXI secolo la carriera lavorativa e il mercato del lavoro

Attualmente, il mercato del lavoro è caratterizzato da maggiore flessibilità e fluidità e anche le identità professionali risultano meno stabili. 

Di Ursula Valmori

Pubblicato il 08 Mar. 2016

Gli elementi che caratterizzano lo scenario del XXI secolo hanno un grosso impatto sull’esperienza psicologica del lavoro: l’attuale mercato del lavoro, infatti, è in continuo cambiamento e gli individui non sperimentano più stabilità e sicurezza, ma si confrontano con lavoro flessibile ed organizzazioni fluide (Savickas, 2011). In altre parole, è cambiata la cornice culturale e tecnologica di riferimento, le identità individuali si rivelano meno stabili, il lavoro è diventato più flessibile ed i lavoratori devono avere un alto livello di formazione ed essere molto produttivi per ottenere e mantenere il proprio lavoro.

 

Le attività lavorative nel passato

Prima della rivoluzione industriale, la scena lavorativa era dominata quasi completamente da un’economia agricola; le persone non sceglievano quasi mai un lavoro, ma di solito assumevano gli stessi ruoli lavorativi dei propri familiari.

Fu solo nel XIX secolo, con l’avvento di un’economia urbana, che si sviluppò, nei Paesi occidentali, l’idea di carriera. Con la rivoluzione industriale, nelle fabbriche si creò una struttura organizzativa gerarchica piuttosto complessa ed i cambiamenti associati alla rivoluzione industriale causarono rotture drammatiche nella struttura della vita di quasi tutti gli abitanti delle nazioni industrializzate.

 

Le attività lavorative nell’epoca moderna

Analogamente, oggi, epoca della tecnologia, dell’informazione e dell’economia globale, assistiamo a vasti e complessi cambiamenti negli ambienti di lavoro, che appaiono molto diversi da quelli del XIX secolo. Innanzitutto i computer hanno permesso alle aziende di trasferire sempre più mansioni a macchine e dispositivi automatici, riducendo, quindi, i posti di lavoro; inoltre, la tecnologia digitale ha permesso alla produzione di spostarsi in qualunque parte del mondo, pur rimanendo sotto la gestione ed il controllo della sede centrale. Infine, l’integrazione della tecnologia con la globalizzazione ha creato un mercato del lavoro che non è più chiuso entro confini nazionali o linguistici.

Gli elementi che caratterizzano lo scenario del XXI secolo hanno un grosso impatto sull’esperienza psicologica del lavoro: l’attuale mercato del lavoro, infatti, è in continuo cambiamento e [blockquote style=”1″]gli individui non sperimentano piu’ stabilità e sicurezza, ma si confrontano con lavoro flessibile ed organizzazioni fluide[/blockquote] (Savickas, 2011). In altre parole, è cambiata la cornice culturale e tecnologica di riferimento, le identità individuali si rivelano meno stabili, il lavoro è diventato più flessibile ed i lavoratori devono avere un alto livello di formazione ed essere molto produttivi per ottenere e mantenere il proprio lavoro.

L’eccellenza scolastica e gli standard elevati sono diventati elementi fondamentali della globalizzazione. I lavoratori, inoltre, devono destreggiarsi sempre più tra mansioni multiple ed avere performance migliori, molto al di sopra del livello che poteva essere considerato accettabile qualche decennio fa. Inoltre, l’avvento dell’era dell’informazione, caratterizzata dai due motori della tecnologia e della globalizzazione, ha completamente sovvertito il contratto psicologico tra lavoratori e datori di lavoro.

Hall e Mirvis (1996) hanno parlato di un grande cambiamento in atto, ovvero il passaggio dalla carriera organizzativa alla carriera proteiforme. La carriera organizzativa, basata sul contratto psicologico dell’era industriale, implicava una relazione a lungo termine tra dipendente ed organizzazione. Il concetto di proteiforme, invece, comprende ogni tipo di percorso di carriera flessibile, con alti e bassi, svolte improvvise, spostamenti da un tipo di lavoro ad un altro e così via. La carriera oggi può assumere diversi aspetti e cambiare repentinamente, proprio come Pròteo, la divinità marina della mitologia greca, che aveva la facoltà di prendere qualunque forma di animale o la forma di un elemento (fuoco, vento o acqua) per sottrarsi a chi lo interrogava.

Un’altra tendenza in aumento è che parte integrante dei cambiamenti del lavoro nel XXI secolo è la richiesta di livelli di competenze e conoscenze più elevati nella forza lavoro. Hunt (1995), in un’analisi, ha identificato le caratteristiche cognitive ed intellettuali che definiranno sempre più il lavoro del XXI secolo: le organizzazioni si trasformeranno da organizzazioni fortemente strutturate in piccoli gruppi che lavoreranno in ambienti circoscritti, dove i lavoratori si troveranno sempre più a dover padroneggiare mansioni diverse e dove sarà premiata la flessibilità cognitiva e sociale. Le persone più apprezzate saranno quelle in grado di adattarsi e quelle che si trovano a proprio agio in situazioni che cambiano velocemente.

 

Le nuove teorie di carriera

In uno scenario così complesso è particolarmente importante lo sviluppo vocazionale nel corso dell’intera vita ed è in tale scenario che nascono nuove teorie della carriera e nuove modalità di intervento per aiutare ed accompagnare le persone ad adattarsi alle nuove sfide imposte dal nuovo mercato del lavoro e dell’economia globale. Mi rifarò, in questo mio scritto, a due modelli affini, ovvero il modello di costruzione di carriera di Mark Savickas ed il modello della costruzione di Sé di Jean Guichard.

La teoria della costruzione della carriera, come suggerisce il termine, si focalizza sul tema della costruzione del proprio progetto professionale ed afferma che le persone costruiscono il proprio percorso lavorativo, dando significato al proprio comportamento vocazionale ed alle proprie esperienze di lavoro. Questo approccio considera la costruzione di sé come una sfida: le persone costruiscono se stesse attraverso la riflessione sulle proprie esperienze. La costruzione di un percorso professionale si sviluppa a partire dal pensiero o dall’attività mentale, che consente di costruire una storia sulla propria vita in ambito lavorativo. La teoria della costruzione di carriera considera la carriera come una storia, come un percorso che si costruisce attraverso la narrazione. Questo approccio evidenzia il ruolo determinante dei racconti che le persone producono riguardo ai propri percorsi professionali. Raccontare, dunque, rappresenta il processo fondamentale di ogni costruzione professionale.

Il modello di costruzione di Sé di Jean Guichard, invece, ha uno scopo più generale rispetto alla teoria della costruzione della carriera e cioè la costruzione, da parte delle persone, della propria vita in ambiti diversi. Le attività lavorative, in altre parole, hanno un senso per le persone solo in relazione alle loro attività ed esperienze in altri ambiti. Quindi, la costruzione professionale sembra abbia la necessità di essere contestualizzata in un quadro più ampio, quello della costruzione del percorso di vita. Il modello di costruzione di sé intende descrivere i processi attraverso i quali gli individui connettono i diversi ambiti della loro vita e li ordinano in base a determinate prospettive.

I due modelli presentati hanno in comune una parola, ovvero “costruzione”; entrambi i modelli, infatti, si riferiscono all’epistemologia del costruttivismo sociale e cioè, in entrambi i casi, gli individui non sono considerati come oggetti passivi, ma come agenti proattivi. La riflessione sul proprio Sé e sulle proprie esperienze per la definizione del senso della propria vita diventa un imperativo sociale.
L’esigenza sociale attualmente più rilevante è che gli individui sviluppino la coscienza di Sé, facendo leva su un insieme di competenze che permetta loro di affrontare i numerosi adattamenti richiesti nella vita personale e professionale. In entrambi i casi, la dimensione psicologica è centrale: si tratta per ciascuno di costruirsi ed agire in qualità di attore e narratore della propria vita.

La principale differenza tra i due modelli è che il primo (quello messo a punto da M.L. Savickas) si focalizza sulla costruzione professionale, mentre il secondo (quello messo a punto da Jean Guichard) sulla costruzione di vita. In altre parole, il primo modello risponde alla domanda: “qual è il significato della mia carriera nella mia vita?”, mentre il secondo risponde alla domanda: “per me cosa dà (o cosa potrebbe dare) significato alla mia vita?”

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Savickas M. L. (2011). Career Counseling. Amer Psychological Assn. Washington. USA.
  • Savickas M.L. (2014). Career Counseling. Guida teorica e metodologica per il XXI secolo. Ed. Erickson. Trento.
  • Guichard, J. (2013). Une comparaison des apports des modèles de la construction de la carrière et de la construction de soi au life designing counseling. Elsevier Masson SAS. Filadelfia, USA.
  • Guichard J., Di Fabio A. (2010). Life-designing counseling: specificities and integrations of career construction theory and self construction theory, in Counseling, vol. 3, n.3, novembre 2010.  DOWNLOAD
  • Hall, D.T. and P. Mirvis (1996). The new protean career: psychological success and the path with a heart. Jossey-Bass San Francisco, USA.
  • Hunt E.B. (1995). Will we be smart enough? A cognitive analysis of the coming workforce. Russel Sage Foundation. New York, USA.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Seguire il cuore o la ragione nella sceta del lavoro? Il ruolo di abilità e vocazione
Seguire il cuore o la ragione nella scelta del lavoro? Il ruolo di abilità e vocazione

La vocazione sembra essere più importante delle abilità reali e questo porta ad attribuire meno importanza alle valutazioni espresse dall'esterno.

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel