#2: La Terza Onda, Ron Jones (1972)
Vi presentiamo una serie di articoli relativi ai più grandi esperimenti in ambito sociologico e psicologico. Per fare ciò abbiamo cercato di risalire alle fonti originarie, ai primi articoli divulgati dagli autori. In questo modo sarà più facile vivere le loro scoperte a partire dalle loro stesse ipotesi e respirare un’aria in cui, liberi (purtroppo) da vincoli etici, tutto era possibile in nome della scienza. Qui riportiamo l’esperimento della Terza Onda.
[blockquote style=”1″]Per anni ho mantenuto un particolare segreto. Ho condiviso questo silenzio con duecento studenti. Ieri ho incontrato uno di questi studenti. Per un momento, è riaffiorato tutto. [/blockquote]
Così Ron Jones comincia il racconto del suo esperimento, un esperimento che gli costerà la carriera e nel contempo lo renderà famoso in tutto il mondo.
Siamo nell’aprile del 1967 e il professor Jones tiene il corso di Storia Contemporanea alla Cubberley High School di Palo Alto, in California. Durante la spiegazione sull’instaurarsi del nazismo in Germania, uno degli studenti chiede come sia possibile che il popolo tedesco abbia sempre sostenuto di non sapere nulla sulle atrocità compiute dai nazisti. Come hanno potuto cittadini, ferrovieri, insegnanti, medici sostenere di non sapere nulla sui campi di concentramento e sui massacri. Come hanno potuto persone i cui vicini di casa o addirittura i cui amici erano cittadini ebrei affermare che semplicemente non erano presenti quanto tutto ciò è accaduto. È una buona domanda, a cui il professor Jones non sa rispondere. Per questo motivo decide di utilizzare una settimana di lezioni per esplorare la questione e trovare una risposta adeguata.
La forza attraverso la disciplina
Il lunedì seguente, Ron Jones decide di introdurre nella classe uno dei concetti chiave del nazismo: la disciplina. Spiega la bellezza della disciplina, l’esercizio, la perseveranza, il controllo. Il trionfo. Successivamente, ordina alla classe di esercitarsi su una specifica postura da adottare seduti al banco, per mantenere la concentrazione e rafforzare la volontà. Piedi paralleli e piatti sul pavimento, caviglie ferme, ginocchia piegate a novanta gradi, schiena dritta, mento verso il basso, testa in avanti. Gli alunni si impegnano a fondo, seguono le direttive, fino a diventare perfettamente istruiti su come alzarsi e sedersi in cinque secondi senza fare alcun rumore.
Ron Jones si chiede il perché di tale rispetto per una norma imposta: fino a quanto può spingersi? Il desiderio di disciplina e uniformità è un bisogno innato?
Nell’ultima mezz’ora di lezione il professore aggiunge nuove regole di comportamento: gli studenti possono parlare solo mettendosi a lato del banco, introducendo ogni affermazione con “Mr. Jones”. Le risposte devono essere date in massimo tre parole. Chi sbaglia deve ripetere l’azione finché non viene svolta secondo le norme. L’insegnante nota come la classe sia più attenta, esponga chiaramente i contenuti richiesti, l’ambiente autoritario è maggiormente produttivo. Dove sta portando questo esperimento? Carl Rogers, esponente di una metodologia non direttiva in psicoterapia e figura molto apprezzata da Mr. Jones, si è forse sempre sbagliato?
La forza attraverso la comunità
Martedì il professor Jones entra in classe e trova gli alunni nella posizione insegnata il giorno precedente: alcuni sorridono, consapevoli di aver compiaciuto l’insegnante, altri sono tesi e rigidi. Inizia la lezione, viene spiegato il valore della comunità. Mr. Jones tra sé si domanda se continuare l’esperimento o interromperlo. Nel frattempo, parla del sentirsi parte di un insieme, di un movimento, del soffrire insieme e del lavorare per uno scopo comune. La classe ripete il motto: “la forza attraverso la disciplina, la forza attraverso la comunità”.
Perché gli studenti accettano questo modello di autorità? Quando e come potrà finire? Sono parte di questo esperimento. Mi piace vedere gli studenti così uniti. Mi piace vederli soddisfatti e eccitati di poter fare di più. Sto seguendo il gruppo più che dirigerlo.
Il professore crea un saluto esclusivo per gli studenti. Il braccio destro davanti, la mano leggermente curva, a mimare un’onda. Il movimento ha un nome: la Terza Onda, la più grande della catena di onde che si muove fino a riva. Alcuni ragazzi dalle altre classi chiedono di potersi unire al movimento.
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“L’Onda”, film del 2008 tratto dalla storia dell’esperimento
La forza attraverso l’azione
Mercoledì, terzo giorno. 13 studenti di altri corsi cominciano a seguire le lezioni di Storia Contemporanea per potersi unire all’esperimento. Ron Jones spiega l’importanza dell’azione, la bellezza del prendersi la responsabilità dei propri gesti e del fare qualsiasi cosa necessaria per proteggere la propria comunità. Alla fine della lezione, agli studenti viene dato il compito di ideare il simbolo della Terza Onda, ma non solo. Il professore chiede di imparare i recapiti di tutti i membri del movimento a memoria, di convincere 20 bambini delle scuole elementari a sedersi come loro, di indicare nuovi possibili membri per il movimento. Infine, vengono stabilite procedure di iniziazione per i nuovi membri.
A fine giornata duecento studenti si uniscono alla Terza Onda.
Mi sento molto solo e piuttosto spaventato.
Tre studentesse raccontano ai genitori cosa sta accadendo durante le lezioni di Ron Jones. Il padre di uno di queste, che è un rabbino, telefona al professore, il quale spiega tranquillamente che si tratta di un esperimento sulla personalità della popolazione tedesca. Il rabbino si rincuora e dice all’insegnante di non preoccuparsi e di continuare l’esercitazione.
Alla fine del terzo giorno la situazione si fa preoccupante. Mr. Jones è esausto, non distingue i limiti tra finzione e realtà. Uno degli studenti ritenuti più anonimi si propone per fargli da guardia del corpo: ha finalmente un ruolo, è parte di qualcosa, il professore non può dirgli di no.
La forza attraverso l’orgoglio
Al quarto giorno, Ron Jones decide di porre fine all’esperimento. Dire semplicemente che si tratta di un gioco sarebbe troppo destabilizzante, così viene adottata un’altra strategia: una mossa inaspettata. L’insegnante comincia la lezione parlando dell’orgoglio, ma dopo poco decide di rivelare la reale natura della Terza Onda.
La Terza Onda non è solo un esperimento o un’esercitazione di classe. È molto più importante di questo. La Terza Onda è un programma nazionale per ricercare studenti in grado di lottare per un cambiamento politico in questa nazione.
Il professore rivela agli studenti che il programma sarà reso pubblico il giorno seguente, con un messaggio in diretta televisiva rivolto agli oltre 1000 gruppi di giovani coinvolti in tutto lo stato.
La forza attraverso la comprensione
Il venerdì l’auditorium della scuola è pieno di studenti e di conoscenti di Ron Jones che si fingono inviati della stampa. Poco prima del collegamento con il fantomatico responsabile del movimento Terza Onda, il professore ripete per l’ultima volta il saluto e il motto insegnato, prontamente seguito dagli studenti. Alle 12:05, si accende un grande schermo. Per due minuti tutti fissano una parete bianca. D’un tratto, qualcuno protesta e inizia a chiedere dove sia il suo leader.
Non c’è alcun leader! Non c’è alcun movimento nazionale giovanile chiamato la Terza Onda. Siete stati usati. Manipolati. Non siete né meglio né peggio dei tedeschi nazisti che abbiamo studiato.
Successivamente, viene mostrato agli studenti un documentario sul Terzo Reich e sulle azioni commesse durante il nazismo. Infine, il professor Jones tenta di spiegare la natura e lo scopo dell’esperimento.
Abbiamo visto che il fascismo non è qualcosa che qualcuno fa e qualcuno no. No. È proprio qui. In quest’aula. Nelle nostre personali abitudini e nel modo di vivere. Grattate la superficie e appare. Qualcosa in ciascuno di noi. Ce lo portiamo dentro come una malattia. La consapevolezza che l’essere umano è per natura malvagio e quindi incapace di agire per il bene degli altri. Una consapevolezza che richiede un leader forte e disciplina per preservare l’ordine sociale. E c’è dell’altro. La necessità di una giustificazione.
Nel periodo successivo, nessuno parlò più del movimento della Terza Onda, descritto dallo stesso Ron Jones soltanto alcuni anni dopo, in un saggio del 1972. Ad oggi, non possiamo evitare di fare parallelismi con alcune realtà tragicamente protagoniste della cronaca attuale. Quello che invece è impossibile condividere è la generalizzazione proposta da Jones in conclusione alla narrazione degli eventi dell’aprile 1967.
Durante l’esperimento, il professor Jones aveva 25 anni e i suoi studenti circa 15. Gli stessi studenti gestiscono ad oggi un sito internet interamente dedicato alla Terza Onda, dove affermano di non aver parlato di questi fatti fin da subito perché nessuno gliel’avrebbe chiesto e allora erano piuttosto impegnati. Ad oggi sono uomini e donne con le loro carriere e le loro famiglie, sparsi per il mondo come chiunque altro. Non sembrano esserci dati relativi a vissuti negativi in seguito all’esperimento. Ma qualcuno ha sempre negato di avervi preso parte.