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Gelosia psicologica e delirante: il delirio di gelosia di Jaspers – Recensione

Si tratta di un saggio di Karl Jaspers in cui si indaga il tema della gelosia e si distinguono la gelosia psicologica da quella delirante. 

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 05 Feb. 2016

Delirio di gelosia è uno dei primi saggi di Karl Jaspers nel quale esplora in modo ampio e dettagliato il tema della gelosia. L’elemento centrale è quello autobiografico, infatti le vite dei pazienti descritti assumono un ruolo importante nella comprensione di queste patologie.

Il libro si compone di diversi casi clinici, descritti in modo ricco e dettagliato, attraverso i quali Jaspers cerca di evidenziare come non tutti i deliri di gelosia possono essere equiparati e lo dimostra introducendo una distinzione ben chiara tra: gelosia psicologica e gelosia morbosa da un lato e gelosia delirante e delirio di gelosia dall’altro. Nei primi due casi la capacità critica del soggetto e l’esame di realtà rimangono complessivamente integri; nel caso invece della gelosia delirante il soggetto presenta un’estrema rigidità nei confronti di interpretazioni critiche che si discostano dalla propria; tutto ciò acquista una struttura ancora più complessa nel delirio di gelosia che si esprime in forma sistematica.

Per descrivere meglio queste forme Jaspers utilizza i concetti di “sviluppo di una personalità” e di “processo”, distinguendo all’interno di quest’ultimo tra processi psichici e processi fisico-psicotici. Con il termine “sviluppo” Jaspers fa riferimento a quell’insieme di cambiamenti e modifiche che convergono in un’unità complessiva; questo termine è quello che attualmente corrisponde al concetto di personalità e quindi sviluppo psicologico della personalità.

 

Gelosia psicologica e gelosia psicotica

Con il termine invece di “processo psichico” Jaspers si riferisce a quegli aspetti che si discostano dalla personalità sottostante e dalla comprensione empatica. Secondo Jaspers un processo abnorme interrompe il flusso della personalità precedente, intervenendo nella vita psichica in modo isolato. Questo concetto Jasperiano si avvicina molto al concetto attuale di sintomo psicologico. Quando il delirio di gelosia si colloca in modo strutturale all’interno della personalità, l’insorgenza è lenta, sono presenti collegamenti verosimilmente comprensibili verso eventi esterni e non si presentano veri e propri sintomi gravi come deliri persecutori; questa forma di delirio, ampiamente descritta da Jaspers all’interno dei suoi casi clinici, è quella che oggigiorno verrebbe definita come disturbo paranoide di personalità.

Nel caso del processo invece, il delirio comincia in un momento ben specifico e non sembrano esserci cause esterne scatenanti; Jaspers ritiene che questa forma di gelosia non possa esser compresa con gli strumenti dell’empatia e della comprensione e corrisponde a quei casi clinici che attualmente definiremmo affetti da Psicosi. Jaspers ritiene che la prima tipologia di pazienti descritti possano trarre giovamento da un trattamento psicologico, mentre nel caso dei processi ritiene che l’unico trattamento possibile sia quello farmacologico.

 

Fenomenologia della gelosia

L’aspetto interessante e sicuramente innovativo per l’epoca è l’introduzione di un punto di vista fenomenologico, volto ad un’analisi attenta del mondo interiore, attraverso l’utilizzo dell’empatia e dell’introspezione. Differentemente dagli approcci dell’epoca, non si tratta di un’analisi fredda e oggettiva, basata esclusivamente sul sintomo, Jaspers vuole analizzare in modo approfondito i sintomi che riguardano la dimensione interiore del paziente e che egli definisce sintomi soggettivi. Per questo motivo piuttosto che analizzare il contenuto specifico del delirio di gelosia, “il cosa”, egli si concentra soprattutto sulla forma del delirio, “il come”, cercando di cogliere l’atteggiamento che il soggetto assume nei confronti del proprio delirio. Per questo motivo egli presenta i casi clinici due volte: una prima volta descritti in termini “oggettivi” dal punto di vista psicopatologico, l’altra descritti in base alla visione del mondo del paziente. Il problema non è la gelosia in quanto tale, ma il modo in cui il soggetto vive ed interpreta il proprio rapporto con il mondo.

L’altro è vissuto come “maligno, falso, manipolatore” e le cose perdono realtà per quel che sono per assumere in modo rigido e irremovibile le caratteristiche che la soggettività impone loro. L’individuo perde completamente la capacità di riflettere sui propri pensieri e stati d’animo, i pensieri vengono presi così come si presentano, non c’è spazio per la messa in discussione o l’interpretazione. Man mano che si procede nella lettura dei casi clinici, sia che essi appartengano alla prima tipologia sia che appartengano alla seconda, si osserva l’impossibilità di questi uomini e donne di condividere il proprio mondo interiore. Per questo motivo, nell’ottica jasperiana, quando la perdita di contatto è così marcata è difficile comprendere nella concezione di “comprensione empatica”, la vita psichica di questi uomini.

[blockquote style=”1″]Nel delirio urtiamo contro ciò che è irrimediabilmente perduto nella non verità, il mondo comune, il mondo delle regole condivise.[/blockquote]

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Jaspers, K. (2015). Delirio di gelosia. Raffaello Cortina Editore.
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