Strategie di regolazione emotiva: Le teorie funzionaliste sulla regolazione emotiva enfatizzano il modo in cui le emozioni possano facilitare l’adattamento all’ ambiente favorendo la preparazione di rapide risposte comportamentali, la presa di decisione, i processi cognitivi e attentivi, la registrazione in memoria di eventi significativi e fornendo informazioni aggiornate riguardo la corrispondenza tra l’organismo e l’ambiente circostante.
Roberta Casadio, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MODENA
Cosa sono le emozioni: le teorie
Secondo Scherer (1984), il termine “stati affettivi” comprende diverse condizioni, incluse “risposte allo stress”, “emozioni”, “umore” e “altri impulsi motivazionali”. Questi termini sono differenziati sia concettualmente che empiricamente. Le emozioni sono un tipo di stato affettivo specifico, sono elicitate da uno stimolo (interno o esterno) saliente agli scopi dell’individuo e hanno una temporalità relativamente breve (Gross & John, 1995).
Nonostante negli ultimi anni ci sia stata una proliferazione della letteratura scientifica a proposito di regolazione emotiva, ancora oggi non è chiaro se con questo termine ci si riferisca specificatamente alla funzione regolatoria che le emozioni esercitano su altri processi, oppure a come le emozioni siano regolate.
Le teorie funzionaliste sulla regolazione emotiva enfatizzano il modo in cui le emozioni possano facilitare l’adattamento all’ambiente favorendo la preparazione di rapide risposte comportamentali, la presa di decisione, i processi cognitivi e attentivi, la registrazione in memoria di eventi significativi e fornendo informazioni aggiornate riguardo la corrispondenza tra l’organismo e l’ambiente circostante (Schwartz & Clore, 2003). Le emozioni hanno anche delle funzioni regolatrici sociali; esse infatti forniscono informazioni sulle intenzioni degli altri, sulla bontà di una data situazione, scritturano i nostri comportamenti sociali e utilizzano rappresentazioni mentali esistenti come script per agire in situazioni socialmente simili (Keltner & Kring, 1998).
La regolazione emotiva
Generalmente quando pensiamo alla regolazione emotiva, sopratutto nella cultura occidentale, facciamo subito riferimento alla capacità dell’individuo di diminuire gli aspetti esperienziali ed espressivi di emozioni negative quali rabbia, paura e tristezza (Gross, Richards & John, 2006). Questo non vuol dire che le emozioni positive non siano regolate; anch’esse lo sono, ad esempio quando cerchiamo di trattenere la nostra gioia o la nostra attrazione verso un oggetto. Di fatto, uno dei presupposti di partenza nella regolazione emotiva è che esse insorgono quando è presente una situazione saliente e che qualunque sia la situazione, è il significato che le viene assegnato a determinare l’ emozione connessa. Qualora il significato cambiasse (perché è cambiata la situazione o perché è cambiato il significato che vi è stato assegnato), allora anche l’emozione connessa cambierà.
Non esistono assunzioni a priori di come una strategia di regolazione emotiva sia funzionale o meno (Thompson & Calkins, 1996). Questa specificazione è importante poiché evita la confusione che si è creata nella letteratura sullo stress e sul coping (strategie di fronteggiamento) laddove le “difese” erano considerate non adattive e le “strategie di coping” adattive (Parker & Endler, 1996). In questa prospettiva, le strategie di regolazione emotiva possono essere utilizzate per migliorare o peggiorare le cose in base al contesto. Ad esempio, la capacità di abbassare l’ intensità emozionale potrebbe essere utile ad un medico per operare in una condizione di stress, ma allo stesso tempo, potrebbe neutralizzare le emozioni negative associate all’empatia, e quindi renderlo meno accogliente e comprensivo nei confronti di un paziente. Questo significa che un sistema di regolazione emotiva, per essere efficace, deve essere flessibile e responsivo ai cambiamenti contestuali e nello stesso tempo mantenere il proprio equilibrio.
Strategie di regolazione emotiva
Tuttavia, studi empirici dimostrano come alcune strategie possano considerarsi più adattive di altre (ie. Hopp, Troys & Mauss, 2010).
Strategie di regolazione emotiva adattative
Di seguito, sono descritte 3 strategie di regolazione emotiva adattive:
– Ristrutturazione cognitiva (reapprisal): consiste nella generazione di interpretazioni o prospettive positive su una situazione stressante, in modo da ridurne gli effetti negativi.
– Problem-Solving: è un tentativo volontario di cambiare una situazione stressante o di contenere le sue conseguenze.
– Accettazione: con questo termine ci si riferisce all’ accettazione non giudicante della esperienza emozionale.
Strategie di regolazione emotiva non adattative
3 strategie di regolazione emotiva non adattive nel lungo termine:
– Soppressione della esperienza emozionale
– Evitamento: due sono le modalità con cui si può mettere in atto questa strategia; una si riferisce alla dimensione esperienziale dell’emozione, mentre l’altra a quella comportamentale.
– Rimuginio e ruminazione: invece che evitare o sopprimere l’esperienza emozionale, certi soggetti regolano le proprie emozioni soffermandosi in modo ripetitivo sull’ esperienza di tali emozioni, le loro cause e le loro conseguenze.
Questa classificazione suggerisce l’importanza di valutare e lavorare sulle strategie di regolazione emotiva in psicoterapia, e di considerare come il loro utilizzo inflessibile possa contribuire all’ insorgere e al mantenimento di un disturbo.