Anche se i social media sono ormai radicati in quasi ogni ambito della nostra vita, diventare amici su Facebook con il proprio dottore può alterare la tradizionale relazione medico-paziente, sia in positivo sia in negativo.
In un recente articolo pubblicato su AMA Journal of Ethics, due professori della Scuola di Medicina della Loyola University Chicago hanno esaminato la questione e le considerazioni etiche relative che dovrebbero essere prese in considerazione da pazienti e professionisti.
Nell’articolo, Kayhan Parsi, J.D., Ph.D., e Nanette Elster, J.D., M.P.H., membri dell’Istituto Neiswanger per la Bioetica della Loyola University, analizzano tutto ciò che c’è di buono, brutto e cattivo sulla relazione tra social e assistenza sanitaria.
Parsi e Elster affermano che “il mantenimento della privacy e della riservatezza sono parte integrante del rapporto professionale tra medico e paziente”, in quanto, è fondamentale, per un trattamento clinico competente, preservare la fiducia del paziente.
I due ricercatori proseguono sottolineando che [blockquote style=”1″]l’uso dei social media nel settore sanitario solleva una serie di questioni circa i confini professionali e personali, e l’integrità, la responsabilità e l’affidabilità degli operatori sanitari.[/blockquote]
L’articolo descrive poi cinque casi-studio per sottolineare quali questioni etiche e legali possono sollevarsi con l’uso dei social nella sanità.
I casi riguardano tematiche come per esempio il postare su Facebook foto correlate al lavoro, il twittare opinioni personali o politiche e il googlare pazienti e possibili candidati per una posizione lavorativa. L’articolo, inoltre, analizza questioni come l’appropriatezza, per un professionista della salute, di essere amico con un paziente su Facebook, o anche di connettersi con lui attraverso LinkedIn.
[blockquote style=”1″]Quando si parla di social media è importante per gli operatori sanitari essere a conoscenza dei confini personali e professionali. Quando qualcuno legge un post, questo viene visto come la dichiarazione di un professionista, o di un individuo qualsiasi? Queste linee di confine si offuscano facilmente sui social [/blockquote]dichiara Parsi.
Nonostante le potenziali insidie dei social media, i due autori hanno anche evidenziato quali benefici essi possono apportare all’assistenza sanitaria. Per esempio una risposta più rapida alle emergenze di salute pubblica e una migliore comunicazione su farmaci e simili.
Elster afferma di vedere come i social media rendano le istituzioni sanitarie più personali e umane.[blockquote style=”1″] I pazienti sentono di poter entrare in contatto con l’ospedale o l’ufficio del loro medico e vogliono raccontare le loro storie.[/blockquote]
In conclusione, i ricercatori ritengono che la revisione fatta sarà utile per la creazione di linee guida per le organizzazioni sanitarie e per trovare alcune modalità di utilizzo di questi social al fine di promuovere buoni risultati.