L’immagine corporea, ovvero la rappresentazione che abbiamo di noi stessi, è fortemente influenzata dai nostri stati interni, che portano alla formazione di una immagine legata a uno stato emotivo. Le emozioni rendono questa rappresentazione mentale positiva o negativa.
INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA (Nr. 39) RUBRICA DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON LA SIGMUND FREUD UNIVERSITY MILANO
Il concetto di immagine corporea è stato oggetto d’interesse in primo luogo da parte dei neurologi, ambito in cui nasce tale concetto, e poi dei comportamentisti, che si sono cimentanti nel cercare una chiara spiegazione a tale costrutto.
La definizione più accreditata, e a tutt’ora in uso, è quella che risale a Paul Schilder del 1935:
L’immagine corporea è l’immagine e l’apparenza del corpo umano che ci formiamo nella mente, e cioè il modo in cui il nostro corpo ci appare.
L’immagine corporea, ovvero la rappresentazione che abbiamo di noi stessi, è fortemente influenzata dai nostri stati interni, che portano alla formazione di una immagine legata a uno stato emotivo. Le emozioni rendono questa rappresentazione mentale positiva o negativa.
Inoltre, l’immagine corporea è influenzata da schemi precoci che si generano da quando si è molto piccoli nell’interazione con la madre. Così facendo si ottengono delle immagini pregne di significato emotivo e di vissuto relazionale che influenzeranno i comportamenti adulti.
Nell’immaginario collettivo con il termine immagine corporea si tende a individuare la propria fisicità, legata al concetto del bello, volta ad attirare l’attenzione dell’altro. Chiaramente, avere una immagine corporea interessante aiuta a mantenere alta la propria autostima aumentando anche il senso di efficacia personale percepito. Di conseguenza, anche le relazioni sociali risultano influenzate da una immagine corporea positiva, incrementando in questo modo lo stato di benessere.
Negli ultimi 30 anni le donne, e anche gli uomini, hanno sviluppato una maggiore attenzione per il proprio corpo che ha portato a non accettarsi semplicemente così come si è, ma a cercare di migliorarsi con l’aiuto dell’esercizio fisico, dell’alimentazione e, perché no, della chirurgia in casi estremi.
Ad oggi, vige ancora la posizione che la magrezza simboleggia l’eldorado della felicità. Niente di più falso, il corpo bello è solo un involucro che nasconde parti più intime di noi stessi e se queste parti non fossero a posto anche l’involucro perderebbe di efficacia.
Purtroppo, come mai in passato, le donne, ma anche gli uomini, insoddisfatti del loro corpo lo combattono spietatamente e quotidianamente, attraverso diete e comportamenti restrittivi. Ma tutto questo ci porta indietro nel tempo cronologico, poiché si tratta di comportamenti tipici adolescenziali che se non risolti si cristallizzano e di conseguenza si cronicizzano, acuendo e amplificando il malessere.
Controllare costantemente il proprio corpo porta a concentrarsi, fino alla forma più estrema di ossessione, su comportamenti ad alto rischio di formazione di un disturbo dell’alimentazione sia di tipo restrittivo sia di tipo abbuffatorio.
Quindi, per non cadere nella patologia alimentare, è opportuno costruire una immagine corporea positiva, senza rincorrere a immagini e stereotipi propostici continuamente dai media. Per cui diventa un processo fatico in termini emotivi e comportamentali, che ha come risultato finale l’accettazione di se stessi, con pregi e difetti
Quindi, per riuscire a sviluppare una immagine corporea adeguata è necessario credere in se stessi e nelle proprie capacità, apprezzarsi per come si è, praticare esercizio fisico ma per migliorare il proprio benessere e non per esasperare la propria forma fisica, e in fine accettare i propri limiti.
Dulcis in fundo, se necessario, chiedere aiuto a un professionista.