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La TV via internet: come cambia le abitudini degli utenti

L'avvio della TV satellitare e dei programmi TV sul web non hanno aumentato la quantità del tempo davanti alla TV, ma ne hanno solo migliorato la qualità

Di Zeno Regazzoni

Pubblicato il 03 Nov. 2015

Aggiornato il 14 Dic. 2015 11:12

 

I risultati sembrano essere tranquillizzanti: l’enorme e improvvisa varietà di programmi a cui abbiamo avuto accesso grazie alla TV satellitare non ha aumentato la quantità del nostro tempo davanti alla televisione, ma ne ha solo migliorato la qualità.

L’intrattenimento televisivo e cinematografico è da sempre fortemente legato alle tecnologie che ne permettono la diffusione e dunque non c’è da stupirsi che l’avvento di Internet abbia radicalmente cambiato molti aspetti della nostra vita, tra cui il nostro rapporto con il cinema e la televisione.
Se in principio è stata, sorprendentemente, la pirateria a monopolizzare la diffusione di film e programmi TV sul web, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una proliferazione di servizi di diffusione del tutto legali: provider come Netflix e Hulu (che richiedono una sottoscrizione mensile a pagamento) o Itunes e Google Play (che adottano un sistema pay-per-view: paghi solo ciò che vuoi vedere) stanno pian piano rubando spazio agli host pirata, in virtù della migliore qualità dei prodotti che offrono.

Che siano legali o no, senza dubbio la disponibilità di film e programmi TV a cui lo spettatore può avere accesso è aumentata a dismisura con la diffusione di Internet: ma in che modo questa esagerata varietà può influire sulla qualità della nostra esperienza di spettatori e sulla quantità di tempo che decidiamo di dedicarle?

E’ quello che si sono chiesti i ricercatori Liebowitz e Zentner dell’Università di Dallas, in un recente articolo apparso sul Journal of Cultural Economics. Poiché, però, i dati effettivi sulla fruizione della cosiddetta Internet Television non saranno disponibili prima di un decennio, gli autori hanno tentato di inferire cosa stia accadendo oggi basandosi su ciò che è accaduto in passato. Liebowitz e Zentner hanno, infatti, analizzato i dati statistici sulla qualità e quantità d’utilizzo della televisione in diverse nazioni, dal 1996 al 2008: questo periodo è stato particolarmente significativo, poiché ha segnato il passaggio dalla TV analogica alla TV satellitare.

Come ricordiamo, questa svolta tecnologica ha aumentato drasticamente l’offerta di programmi televisivi disponibili per lo spettatore, che di colpo non si è trovato più a scegliere cosa guardare tra i soliti dieci canali, ma tra centinaia e centinaia di possibilità! L’idea degli autori dello studio è dunque di assumere tale passaggio di consegne come analogo a quello odierno tra televisione satellitare e Internet poiché, sostengono Liebowitz e Zentner,[blockquote style=”1″] l’aumento della disponibilità dei programmi apportato ieri dalla diffusione della TV sul satellite è assimilabile a quello apportato oggi dalla diffusione della TV su Internet.[/blockquote]

I risultati sembrano essere tranquillizzanti: l’enorme e improvvisa varietà di programmi a cui abbiamo avuto accesso grazie alla TV satellitare non ha aumentato la quantità del nostro tempo davanti alla televisione, ma ne ha solo migliorato la qualità. Lo stesso Liebowitz, infatti, afferma che [blockquote style=”1″]I consumatori hanno sempre e comunque 24 ore in una giornata e l’aumento dell’offerta di programmi non può dunque modificare le loro abitudini quotidiane, ma può invece aiutarli a trovare un prodotto più vicino ai loro desideri, così da trarre maggior piacere dall’esperienza televisiva.[/blockquote]

In conclusione, secondo gli autori, così come è accaduto dopo l’avvento della TV satellitare, la diffusione dell’Internet Television non ci terrà incollati più a lungo ad uno schermo, ma migliorerà semplicemente il nostro rapporto con lo schermo, ammesso che di rapporto si possa parlare.
Ora, senza dubbio il limite principale di tale ricerca – che gli autori stessi suggeriscono – è insito proprio nella plausibilità del paragone tra lo spettatore post-satellite e lo spettatore post-internet. L’unica variabile assunta nello studio, infatti, è la varietà dell’offerta televisiva proposta e quindi la possibilità che questa ha di colmare lo scarto tra programma ideale (desiderio del consumatore) e programma reale (offerta dell’emittente).

Ciò che non va dimenticato è che la Internet Television, a differenza del satellite, non ha aumentato solo la varietà dell’offerta, ma ha introdotto – per la prima volta nella storia dell’uomo – la portabilità dell’offerta televisiva: spaziale e temporale. Portabilità spaziale perché grazie a tablet e smartphone (strumenti di navigazione web preferenziali) possiamo vedere film e trasmissioni TV ovunque vogliamo. Portabilità temporale perché nella TV online non esiste più palinsesto: non si è più vincolati ad alcun orario né ad alcuna diretta, qualsiasi programma viene registrato e reso disponibile (legalmente e non) in qualunque momento.

Ed è proprio questa esacerbazione estrema della portabilità spazio-temporale della comunicazione, prima ancor che della televisione, che in questi anni sta radicalmente cambiando le abitudini delle persone, e purtroppo non sempre positivamente. Questa stessa rivista, infatti, si trova sempre più di frequente a parlare di problemi come Cyberdipendenza e Nomofobia, ovvero cambiamenti nuovi ed inediti nel comportamento dell’uomo, direttamente derivati dalla nascita di una relazione con Internet che è per natura sempre e ovunque.

Per queste ragioni, dunque, i risultati della ricerca di Liebowitz e Zentner non possono che esser intesi come provvisori e – ci auguriamo – precursori di nuovi studi che prendano in esame anche l’influenza che la portabilità può avere sulla quantità e la qualità del tempo che passiamo davanti a film e programmi TV. Perché oggi la televisione è uscita dal televisore e ci accompagna per tutto il giorno.

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