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Report dal Congresso dell’European Council of Eating Disorders (ECED) di Heidelberg, 20-22 novembre 2015

Al congresso ECED sui disturbi alimentari hanno partecipato Hubert Lacey, Eric van Furth, Hans Hoeck, Martin Fichter, Ulrike Schmidt e Sandra Sassaroli.

Di Sandra Sassaroli, Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 23 Nov. 2015

L’evoluzione della conoscenza psicologica dei disturbi alimentari oscilla da anni indecisa tra neuroscienze e psicologia cognitiva e al tempo stesso stabilmente si focalizza sul concetto di disregolazione emotiva.

Nel congresso dell’European Council of Eating Disorders (ECED) di Heidelberg (20-22 novembre 2015) queste due traiettorie si sono incrociate, come fanno da tempo. La psicoterapia cognitiva continua a detenere il primato dell’efficacia, anche se uno stallo di circa dieci anni la minaccia: nulla di nuovo è emerso dopo il secondo modello di Fairburn, quello transdiagnostico. Le ipotesi neuroscientifiche che esplorano le disfunzioni regolative delle emozioni e cercano di localizzarle nell’attività dell’amigdala sono audaci ma non hanno prodotto al momento ricadute cliniche paragonabili all’apparizione del protocollo cognitivo di Fairburn.

Nel giorno di apertura abbiamo ascoltato Hubert Lacey, storico anfitrione di questa società scientifica, l’ECED, e del suo congresso. La prima edizione si tenne a Londra negli anni ’80 e fu quasi un incontro informale nell’ufficio di Hubert. Dopo tutti questi anni il congresso dell’ECED mantiene la sua atmosfera di vecchi e pochi amici, un centinaio di professionisti dei disturbi alimentari, di “old dog” come dice Eric van Furth. Pochi ma buoni tuttavia gli happy few dell’ECED, dato che tra loro ci sono grandi studiosi, come gli stessi Lacey e van Furth, o Hans Hoeck –grande epidemiologo- e Martin Fichter, Ulrike Schmidt e la nostra Sandra Sassaroli.

 

Nel discorso di apertura, come dicevo, Hubert Lacey ha messo il dito nella piaga: le anoressiche non responders, questo 20% che assolutamente non migliora e tra le quali si annidano le più sfortunate vittime dell’anoressia, il più mortale tra i disturbi psicologici, quel 10% di pazienti circa che alla fine di terribili digiuni auto-inflitti finisce per soccombere alla morte. Lacey ha lucidamente enumerato le caratteristiche di queste pazienti, al cui centro vi è una modalità così pervasiva di adesione al timore di ingrassare e di smettere la dieta da farne quasi delle psicotiche.

Il giorno dopo abbiamo ascoltato Ulrike Schmidt proporre alcune possibili ricadute cliniche del modello disregolativo indebitato con le neuroscienze. Schmidt propone sia tecniche di espressione emotiva tese a incrementare la consapevolezza del significato esistenziale dei sintomi (consapevolezza che migliora il benessere emotivo ma –purtroppo- non la gravità del retringimento alimentare) sia interventi di feedback regolativo e di stimolazione cerebrale. Fichter ci ha aggiornato sui dati della mortalità delle anoressiche, mostrandoci dati allarmanti su questo triste fenomeno. Nel simposio sulla terapia cognitiva colleghi olandesi e norvegesi hanno parlato delle difficoltà che s’incontrano nell’applicazione piena del protocollo di Fairburn.

Un controllo di supervisione stretto e continuo è necessario per ottenere una buona aderenza degli operatori al protocollo. Ci ha fatto piacere apprendere che la versione del protocollo di Fairburn al trattamento ospedaliero più diffusa e utilizzata al mondo è quella proposta dal collega italiano Riccardo Dalle Grave. Complimenti! Infine i colleghi tedeschi del gruppo di Steffi Bauer e Marcus Moessner di Heidelberg ci hanno aggiornato sull’utilità delle piattaforme online per diffondere prevenzione e consapevolezza tra i giovani.

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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