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Post-traumatic Growth: non tutto il male viene per nuocere

Il trauma può anche facilitare cambiamenti positivi nella persona tra cui lo sviluppo di nuove prospettive personali e di una crescita individuale

Di Chiara Manfredi

Pubblicato il 15 Ott. 2015

Post-Traumatic Growth: oltre alle ricadute negative che un trauma può avere, questo può anche facilitare cambiamenti positivi nella persona, conosciuti come post-traumatic growth (PTG), che possono includere lo sviluppo di nuove prospettive personali e di una vera e propria crescita individuale (Kleim & Ehlers, 2009), come riferiti nel 30-90% di casi di situazioni traumatiche (Sawyer & Ayers, 2009).

Il trauma può essere definito come un evento che modifica profondamente gli schemi di una persona, così come le sue credenze, i suoi obiettivi e la sua capacità di fronteggiare le difficoltà emotive; inoltre, questo evento si pone come uno spartiacque tra un prima e un dopo nella vita dell’individuo, che arriva a narrare se stesso e gli altri in un modo diverso (Sheikh, 2008). Un trauma può essere qualcosa che è accaduto direttamente alla persona, come un abuso, una violenza, una rapina, o un qualunque evento che si ponga come minaccia alla propria incolumità; ma anche essere esposti a un evento che minacci gravemente l’incolumità di terzi, soprattutto se significativi, può avere conseguenze ugualmente traumatiche sull’osservatore.

La reazione al trauma varia in modo significativo da persona a persona, e mentre alcuni sviluppano solamente una fisiologica risposta di paura e allarme che spesso si risolve spontaneamente nell’arco di qualche mese (Horowitz, 2004), altri possono sperimentare un disturbo dell’adattamento o un più grave disturbo da stress post-traumatico, caratterizzato dalla mancata integrazione dell’esperienza traumatica con una visione di sé e del mondo più complessiva e globale.

Post-Traumatic Growth: i cambiamenti positivi conseguenti al trauma

Oltre alle ricadute negative che un trauma può avere, questo può anche facilitare cambiamenti positivi nella persona, conosciuti come Post-Traumatic Growth (PTG), che possono includere lo sviluppo di nuove prospettive personali e di una vera e propria crescita individuale (Kleim & Ehlers, 2009), come riferiti nel 30-90% di casi di situazioni traumatiche (Sawyer & Ayers, 2009).

Se la resilienza è una caratteristica che ci permette di essere più pronti a fronteggiare in modo positivo eventi negativi, la Post-Traumatic Growth si configura come qualcosa di ancora differente.

Nello specifico, la Post-Traumatic Growth viene definita come l’esperienza soggettiva fatta di cambiamenti psicologici positivi come esito di un’esperienza traumatica (Zoellner & Maercker, 2006). Mentre alcuni autori includono la Post-Traumatic Growth all’interno delle strategie di coping della persona, altri la descrivono più come un insieme di nuove competenze che si sviluppano a seguito di un evento traumatico.

Inoltre, la Post-Traumatic Growth è stata concettualizzata come costrutto multidimensionale, caratterizzato cioè da diversi aspetti, tra cui un maggiore apprezzamento della vita, la tendenza a creare relazioni più strette, l’identificazione di nuove possibilità, una maggiore forza personale e un cambiamento spirituale positivo (King & Hicks, 2009).

Un esempio di crescita personale include la capacità di trarre maggiore piacere da situazioni precedentemente date per scontate, così come un cambiamento nell’ordine di priorità intorno alle quali si organizza la quotidianità. Inoltre, a seguito della propria riuscita nel fronteggiare un evento traumatico, una persona può percepire se stessa come più competente, ridimensionando la propria definizione di sé in un modo più positivo. Anche se intuitivamente si potrebbe vedere la Post-Traumatic Growth come un fattore di protezione contro lo sviluppo di disturbi psicologici a seguito di un trauma, in realtà i risultati delle ricerche sono finora discordanti. Ciononostante, sono degni di nota due studi longitudinali che hanno rilevato sia minori sintomi depressivi che una minore probabilità di sviluppare un disturbo da stress post-traumatico a seguito di un trauma nelle persone che prima del trauma riportavano maggiori livelli di Post-Traumatic Growth.

 

Le caratteristiche di personalità di chi sviluppa Post-Traumatic Growth

Ma quali fattori incidono sulla capacità individuale di sviluppare Post-Traumatic Growth a seguito di un evento traumatico? Tra le caratteristiche demografiche, sembra che la Post-Traumatic Growth sia più probabile nelle donne e nelle persone giovani; risulterebbe inoltre correlata con una migliore situazione economica e con un’educazione più elevata (Linley & Joseph, 2004).

Tra le caratteristiche di personalità, sembra che la Post-Traumatic Growth sia più frequente tra le persone estroverse, aperte alle nuove esperienze e con un carattere amicale (Sheikh, 2008). Rispetto alle caratteristiche di coping, cioè al modo con cui le persone tipicamente fronteggiano le situazioni e reagiscono alle difficoltà, la Post-Traumatic Growth è risultata più alta in chi tende a rileggere la situazione nelle sue caratteristiche positive (chi reagisce alle difficoltà con il reappraisal) e in chi è più propenso a cercare supporto sociale (Prati & Pietrantoni, 2009).

Infine, la speranza è risultata correlata con una maggiore Post-Traumatic Growth; più nello specifico, uno studio svolto su 1025 soggetti ha mostrato come la presenza di traumi nell’infanzia fosse legata a una minore speranza, e di conseguenza a una minore possibilità di reagire positivamente a un trauma in età adulta (Creamer, et al., 2009). Come dire, la nostra capacità di trarre giovamento da una situazione negativa, e di progredire a partire da questa, dipende da quanto siamo speranzosi, ma questo a sua volta dipende dal tipo di infanzia che abbiamo alle spalle.

Sicuramente la Post-Traumatic Growth è un costrutto che necessita di ulteriori approfondimenti sia per un migliore inquadramento concettuale che per una più chiara collocazione tra tutti i costrutti che vengono tirati in ballo quando si parla di trauma. In un modo del tutto preliminare, però, sembra essere qualcosa di promettente, che consente anche di prestare attenzione a quello che un evento traumatico può costruire, e non solo a quello che tende a distruggere.

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Chiara Manfredi
Chiara Manfredi

Teaching Instructor presso Sigmund Freud University Milano, Ricercatrice per Studi Cognitivi.

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