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L’effetto della discriminazione razziale sui livelli di cortisolo diurno

E' lo stress dovuto alla discriminazione percepita ad influenzare stress biologico, livelli di cortisolo diurno e attività di ipotalamo-ipofisi-surrene.

Di Alessia Gallucci

Pubblicato il 07 Ott. 2015

Aggiornato il 23 Mar. 2016 13:18

E’ lo stress sociale dovuto all’appartenenza etnica e la discriminazione percepita ad influenzare lo stress biologico, i livelli di cortisolo diurno e l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

La discriminazione razziale attualmente è un fenomeno molto diffuso e sentito in quanto, data la relativa stabilità della categorizzazione razziale e le persecuzioni etniche che hanno caratterizzato soprattutto la storia della società americana, gioca un ruolo cruciale nel determinare il benessere delle minoranze etniche. In particolare diverse ricerche hanno permesso di osservare che è lo stress sociale dovuto all’appartenenza etnica e la discriminazione percepita ad influenzare lo stress biologico, i livelli di cortisolo diurno e l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA).

Il rilascio di cortisolo dipende dal ritmo circadiano, infatti i livelli dell’ormone sono elevati al momento del risveglio, aumentano ulteriormente nei 30-40 minuti successivi e poi diminuiscono nel corso della giornata fino a raggiungere il picco minimo intorno alla mezzanotte; l’attività dell’asse HPA è adattiva al fine di far fronte a situazioni di stress acuto che a loro volta possono determinare variazioni della quantità di cortisolo rilasciata. Infatti i livelli di cortisolo al risveglio aumentano in presenza di fattori di stress giornalieri mentre diminuiscono quando gli eventi stressanti sono particolarmente traumatici e si accompagnano a sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress; questa condizione di ipocortisolismo in presenza di situazioni traumatiche si verifica anche per le quantità di cortisolo che possono essere registrate durante la giornata mentre invece un appiattimento dei livelli dell’ormone è legato a depressione e a patologie cardiovascolari.

Le condizioni stressanti o traumatiche che possono influenzare il rilascio di cortisolo possono essere legate, tra le altre cose, proprio al subire discriminazioni giornaliere o al vivere episodi di razzismo, tuttavia non sono molte le ricerche empiriche che si sono occupate di valutare tale relazione.

Quindi lo studio presente ha considerato 112 soggetti (50 di colore e 62 bianchi) al fine di testare l’impatto della discriminazione razziale percepita sui livelli di cortisolo diurno, misurato per una settimana attraverso dei campioni di saliva raccolti tre volte al giorno (al risveglio, 30 minuti dopo il risveglio e di notte). Inoltre non sono stati considerati episodi di emarginazione recenti o attuali ma situazioni croniche vissute a partire dall’adolescenza o dalla prima età adulta, questo perché non solo gli eventi che si verificano nel tempo entrano a far parte del cambiamento biologico e psicologico dell’individuo, ma anche perché soprattutto l’adolescenza rappresenta un periodo di trasformazione e di sviluppo della propria identità, per cui episodi di discriminazione vissuti in questa fase possono maggiormente influenzare il cortisolo adulto rispetto al subire gli stessi episodi in periodi successivi. Sono state anche controllate delle variabili contestuali o legate alla salute che possono impattare sul rilascio di cortisolo e quindi viziare gli esiti della ricerca.

I risultati, in linea con quelli degli studi precedenti, dimostrano che esperienze croniche di discriminazione causano un appiattimento del livello di cortisolo diurno e un abbassamento di quello registrato al risveglio e mentre il primo dato caratterizza sia i soggetti di colore che i bianchi, il secondo è stato riscontrato solo per quelli di colore. Inoltre, a conferma delle ipotesi di ricerca, si è osservato che i soggetti che sono stati protagonisti di episodi di emarginazione durante l’adolescenza mostrano, al momento della misurazione, alterazioni maggiori dei livelli di cortisolo rispetto a quelli che vivono gli stessi episodi nella prima età adulta; ciò è vero in particolare per i partecipanti di colore che mostrano un pattern di ipocortisolismo.

Quindi, nonostante i limiti che caratterizzano lo studio in questione, come la mancata considerazione delle discriminazioni razziali occorse nella prima infanzia, la difficile generalizzazione dei risultati e l’assenza di un’analisi dei fattori di protezione, esso può essere considerato la prima ricerca che ha esaminato la relazione tra l’emarginazione vissuta nel tempo e i livelli di cortisolo in età adulta, sottolineando in questo modo l’impatto dello stress cronico, a differenza degli studi precedenti che invece si sono concentrati solo sugli episodi di discriminazione razziale recenti.

 

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BIBLIOGRAFIA:

 

 

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