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L’effetto negativo della deprivazione di sonno sull’equilibrio metabolico e sul ritmo circadiano

Una sola notte insonne può avere conseguenze negative sull'equilibrio omeostatico e sui ritmi circadiani, aumentando il rischio di disfunzioni metaboliche.

Di Alessia Gallucci

Pubblicato il 01 Set. 2015

Aggiornato il 23 Mar. 2016 13:25

Un recente studio si è posto l’obiettivo di verificare gli effetti che la deprivazione di sonno di un’intera notte ha sull’equilibrio metabolico dei soggetti.

Diverse ricerche condotte su soggetti umani, così come studi su modelli animali, hanno cercato, nelle sessioni sperimentali, di simulare le turnazioni di lavoro che molte aziende predispongono per i lavoratori per verificare se esse hanno degli effetti sul fisico e se questi effetti siano positivi o negativi; ciò che emerge dai risultati è che gli orari di lavoro imposti dai turni possono causare una riduzione nell’impiego di energie, la compromissione della disponibilità generale di glucosio e una maggiore assunzione di cibo, condizioni che nel tempo possono risultare in uno scompenso metabolico ed in un acquisto di peso non indifferente.

Tuttavia se le conseguenze di una breve mancanza di sonno sull’omeostasi dell’organismo e sull’espressione dei geni clock implicati nella regolazione dei ritmi circadiani e nei processi metabolici dei tessuti periferici sono note, poco si sa circa quelle di un’intera notte di veglia; tale è la tematica su cui la presente ricerca ha tentato di far luce e ciò rende lo studio particolarmente interessante dato che oggi almeno il 15% della forza lavoro è impiegata in occupazioni che implicano turnazioni di lavoro con la maggior parte dell’attività che si svolge durante la notte.

Per questi motivi lo studio si è posto l’obiettivo di verificare gli effetti che la deprivazione di sonno di un’intera notte ha sull’equilibrio metabolico dei soggetti; a questo scopo sono stati considerati 15 uomini sani che hanno partecipato a due diverse condizioni sperimentali intervallate da quattro settimane, la prima prevedeva che i soggetti dormissero per tutta la notte, la seconda al contrario li costringeva ad una veglia forzata. La mattina seguente le due sessioni sperimentali veniva misurato il livello di cortisolo e venivano eseguite delle biopsie del muscolo scheletrico e del tessuto adiposo sottocutaneo per l’analisi della metilazione del DNA e dell’espressione dei geni clock.

I risultati hanno mostrato che un’acuta deprivazione di sonno riduce la trascrizione dei geni clock, provocando un rimodellamento epigenetico degli stessi e quindi delle conseguenze metaboliche deleterie come l’alterazione della tolleranza al glucosio; in particolare la perdita di sonno per una notte intera causa un’ipermetilazione del DNA dei geni clock, effetto che è stato riscontrato nel caso del tessuto adiposo ma non in quello del muscolo scheletrico.

I risultati della ricerca, nonostante i limiti che hanno caratterizzato la procedura dell’esperimento come ad esempio il fatto che le luci sono state tenute accese solo durante la condizione di veglia, mettono in evidenza le conseguenze negative che le alterazioni del sonno hanno sull’equilibrio omeostatico e sul ritmo circadiano e quindi il rischio maggiore di disfunzioni metaboliche che è riscontrabile tra le persone a cui sono richieste turnazioni di lavoro.

 

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