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Sei cappelli per pensare: ragionare con creatività ed efficacia

Il metodo 'sei cappelli per pensare' consente di interpretare vari punti di vista, anche lontani da noi. Questo aiuta a liberarci da schemi disfunzionali. %%page%%

Di Eleonora Zoppi

Pubblicato il 21 Set. 2015

Aggiornato il 28 Ott. 2015 09:23

 

Il metodo sei cappelli per pensare permette di interpretare ruoli fissi, i cappelli, che incarnano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole. Questo ci aiuta a liberarci dagli schemi creati dalla posizione o dal carattere.

Ognuno di noi si trova, nella vita di tutti i giorni, a confrontarsi con problemi di varia natura. A volte riusciamo ad individuare la possibile soluzione in modo immediato, altre volte invece ci sembra di perderci all’interno del problema, senza riuscire a trovare la via d’uscita e lasciandoci sopraffare.

L’etimologia greca della parola problema rimanda ad un’azione proattiva, ovvero gettare avanti. Secondo questa prospettiva, il problema può essere accolto come una sfida, qualcosa che nell’immediato sembra bloccarci, ma che nasconde in sé una possibilità di crescita, qualcosa che ci fa superare i nostri limiti percepiti, oltre la nostra zona di comfort. Affrontando in modo attivo e curioso un problema, mi concedo una maggiore possibilità di movimento.

Un metodo utile per adottare una prospettiva ampia e oltre i nostri automatismi è il six thinking hats, tradotto in italiano sei cappelli per pensare proposto da Edward De Bono (1985). Noto in tutto il mondo per i suoi studi sul pensiero laterale e sulla creatività, ha collaborato con numerose università e aziende aiutandole ad innovare i prodotti e i processi produttivi. Il sistema ideato da De Bono consente di organizzare il nostro modo di pensare in maniera più efficace, prendendo in considerazione un aspetto alla volta.

Si tratta di interpretare ruoli fissi, i cappelli, che incarnano diversi punti di vista, anche quello più lontano dalla nostra indole. Questo ci aiuta a liberarci dagli schemi creati dalla posizione o dal carattere, permettendo agli ottimisti di esprimere pensieri negativi o ai razionali di provare ad essere creativi.

Lo scopo dei sei cappelli per pensare è la chiarificazione del pensiero, ottenuta consentendo al pensatore di adottare un modo di pensare per volta, invece che tentare di fare tutto in una volta sola. Il paragone più calzante potrebbe essere quello della stampa a colori, dove ogni colore viene stampato separatamente fino ad ottenere il risultato finale. Il sistema è progettato per far passare il pensiero dal normale metodo dialettico al metodo di mappatura. Il pensiero diventa così un processo a due fasi: la prima è l’esecuzione della mappa, la seconda è la scelta di un percorso sulla mappa. Se la mappa è composta da tutte le prospettive, il percorso migliore risulta spesso di immediata evidenza.

I vari cappelli coprono, secondo l’autore, i principali aspetti del pensiero. Il maggior pregio del sistema è rappresentato dalla sua artificiosità. I sei cappelli costituiscono un artificio formale e conveniente per chiedere l’adozione di un certo modo di pensare a se stessi o agli altri. Consentono un approccio veloce e ordinato, evitando di perdere tempo in controversie e discussioni sterili.

Ma vediamo nello specifico quali sono questi sei cappelli:

  • Il cappello bianco: imparzialità e obiettività:

Il bianco è un colore neutro e oggettivo. Il cappello bianco riguarda fatti e dati oggettivi. Il pensatore deve agire come un computer, che fornisce i dati e le cifre che gli vengono richieste. ‘Mi chiedi di dirti perché cambio lavoro e dirtelo con il cappello bianco. Il salario non è migliore. Non ci sono maggiori opportunità di guadagni extra. La distanza da casa è uguale. Le possibilità di carriera sono le stesse. Il tipo di lavoro è identico. In termini di cappello bianco non posso dirti altro’.

Indossare questo cappello significa individuare tutte le informazioni e i dati oggettivi relativi ad una situazione. Riprendendo l’esempio del lavoro, alcuni dati potrebbero essere lo stipendio, gli orari, la distanza da casa, i costi per lo spostamento, ecc. L’autore suggerisce di prestare attenzione alla differenza tra fatti soggettivi e oggettivi: ‘il capo non capisce niente’ è una tua interpretazione della realtà.

  • Il cappello rosso: emozioni e sentimenti

Il cappello rosso riguarda la emozioni, i sentimenti e ogni aspetto non razionale del pensiero. Secondo l’autore, se si impedisce l’ingresso delle emozioni e dei sentimenti nel pensiero, essi rimarranno nascosti nello sfondo , esercitando un’influenza occulta. Non occorre mai giustificare o spiegare una sensazione. Ad esempio ‘Non chiedermi perché. questa faccenda non mi convince affatto. Puzza’.

  • Il cappello nero: le cose che non vanno

Il cappello nero riguarda ciò che è falso, scorretto o sbagliato. Mette in luce ciò che è in disaccordo con l’esperienza e il sapere comuni. Spiega perché una cosa non potrà funzionare, individua i rischi e i pericoli. È un tentativo di inserire con obiettività gli elementi negativi nella mappa. Il pensiero con il cappello nero non deve essere un modo per indulgere al pessimismo o a sensazioni negative per le quali andrebbe utilizzato il cappello rosso. Ad esempio ‘Se metto il cappello nero devo far notare che in questa villa manca l’impianto elettrico’.

  • Il cappello giallo: gradi di ottimismo

Il cappello giallo riguarda la positività e la costruttività. Il giallo rappresenta la solarità e l’ottimismo. Il pensiero con il cappello giallo concerne le valutazioni positive ed è quindi l’opposto del cappello nero. Copre aspetti che vanno dalla logicità e praticità fino ai sogni, alle fantasie e alle speranze. Cerca e valuta guadagni e benefici e poi una base logica su cui fondarli. Offre suggerimenti e proposte concrete, è connesso alla fattibilità e alla realizzabilità con l’obiettivo di efficienza. Non ha a che vedere con un atteggiamento marcatamente ottimistico che sarebbe da cappello rosso. Ad esempio ‘Se metto il cappello nero devo far notare che in questa villa manca l’impianto elettrico. Se metto il cappello giallo prendo atto del fatto che non ci saranno le bollette da pagare’.

  • Il cappello verde: il pensiero creativo e laterale

Il verde è simbolo di fertilità, crescita e sviluppi futuri contenuti nei semi. Questo cappello ha la funzione specifica di produrre nuove idee e nuovi modi di vedere le cose. Significa abbandonare le vecchie idee per trovare idee migliori. L’obiettivo è il cambiamento. È necessario andare oltre a ciò che è noto, ovvio e sembra soddisfacente. È una ricerca di alternative. Il pensiero laterale è un insieme di atteggiamenti, espressioni e tecniche che consente di tagliare trasversalmente gli schemi di un sistema auto-organizzato, per generare concezioni e percezioni nuove. Ad esempio: ‘la mia idea da cappello verde è di proporre che ai detenuti per lunghi periodi sia pagata una pensione al momento della scarcerazione. Li aiuteremmo a reinserirsi nella società e, con qualcosa da perdere, è più difficile che tornino alla criminalità. Potete anche prenderla come una provocazione’.

  • Il cappello blu: la messa a fuoco

Il cappello blu è adibito al controllo. Il pensatore con il cappello blu organizza il pensiero stesso. Quando si indossa questo cappello si smette di pensare all’argomento di discussione e si pensa invece al pensiero necessario per esaminare l’argomento. È simile a un direttore d’orchestra, invita gli altri pensatori a usare i vari cappelli. Stabilisce gli argomenti a cui il pensiero deve rivolgersi. Ha l’incarico di provvedere a riassunti, quadri complessivi, conclusioni. Appiana le controversie ed esorta all’adozione del pensiero a mappatura. Ad esempio: ‘Finora non si è arrivati a nessuna conclusione. Metto il cappello blu e suggerisco di cambiare un po’ l’aria, passando per un momento al cappello rosso. Qual è la nostra effettiva reazione di fronte a questa proposta di ridurre gli straordinari?’

Inizialmente si può sperimentare un certo disagio nell’utilizzo dei cappelli, guadagnando però in convenienza rispetto alla possibilità di sviluppare una mappa chiara e ampia della situazione che, fornendoci tutti gli elementi necessari, ci consentirà con maggiore agio di prendere una direzione piuttosto che un’altra.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • De Bono, E. (1985). Sei cappelli per pensare. Trad. it. (1991). Milano: Rizzoli
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