Il colloquio motivazionale è un metodo incentrato sul cliente, per attenuare la resistenza al trattamento e aumentare la motivazione, mantenendo un buon livello di coinvolgimento del paziente ed esplorando i vari sentimenti di ambivalenza legati al cambiamento (Miller e Rollnick 1991, 2002; Leoni 2003).
In questo testo chiaro e lineare, l’autrice presenta una versione adattata di questo strumento per trattare i disturbi di ansia e i problemi ad essi associati, come la depressione. Infatti, pur mantenendo tutti gli elementi che caratterizzano il colloquio motivazionale (ad esempio, l’impegno a collaborare con il paziente, i dialoghi sul cambiamento, ecc.), viene data maggiore enfasi alla risoluzione delle ambivalenze, quali la resistenza al cambiamento e le motivazioni ad esso associate.
Secondo Henny Westra, la gestione dell’ambivalenza è un fattore determinante per il trattamento dei disturbi d’ansia. Non è infrequente, infatti, che i pazienti siano consapevoli del problema e conoscano anche delle strategie per ottenere il cambiamento desiderato. Internet, libri, nonché precedenti trattamenti, possono creare delle ottime basi per l’introspezione e la pianificazione di obiettivi.
Tuttavia, in molti casi, il vero problema riguarda la gestione degli ostacoli interni e delle ambivalenze che si interpongono tra la decisione di cambiare e le azioni necessarie a farlo veramente. Per questo motivo vengono presentate e descritte con semplicità e chiarezza, un insieme omogeneo di tecniche e di suggerimenti, arricchiti da una quantità di esempi, per affrontare l’ambivalenza, ridurre a resistenza, incrementare la motivazione intrinseca, nonché preparare il paziente al cambiamento.
Questo libro offre parecchi spunti di riflessione anche ai non addetti ai lavori ma non è un manuale di auto-aiuto; è infatti un testo rivolto soprattutto agli psicologi ed ai terapeuti che vogliono investire nel rapporto con il paziente. In questo senso, seguendo una linea di pensiero di stampo rogersiano, l’autrice sottolinea più volte come i pazienti debbano essere considerati i veri esperti di se stessi, mentre i terapeuti, da esperti del processo, debbano lavorare per creare le condizioni più adatte affinché il paziente sfrutti le proprie competenze e proponga le soluzioni migliori verso la realizzazione della propria vita.
In conclusione, questo adattamento del colloquio motivazionale ai disturbi d’ansia e dei problemi ad essi associati, non va inteso come un metodo esclusivo ma piuttosto come un insieme di strategie che possono arricchire con successo anche gli approcci maggiormente orientati all’azione, come i trattamenti cognitivo-comportamentali, allo scopo di sostenere meglio l’autonomia del paziente e le sue capacità di recupero.
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BIBLIOGRAFIA:
- Westra, L.A. (2015). Il colloquio motivazionale nel trattamento dei disturbi d’ansia e dell’umore. Strategie per individuare e superare le resistenze al cambiamento. Eclipsi Editore: Firenze.