Laura Pancrazi
Per la prima volta, i ricercatori dell’Università della Florida e dell’Università di Sheffield, U. K., hanno dimostrato che una buona memoria di lavoro aiuta i bambini a mentire meglio.
La Dottoressa Tracy Alloway, docente di Psicologia presso l’Università della Florida, è l’autrice principale dello studio “Liar, liar, working memory on fire: Investigating the role of working memory in childhood verbal deception“, pubblicato sul Journal of Experimental Child Psychology.
La memoria di lavoro si definisce come l’abilità di processare le informazioni. Più sviluppata è tale capacità nei bambini, tanto meglio saranno in grado di mentire. [blockquote style=”1″]Questa ricerca dimostra che i processi di pensiero, nello specifico la memoria di lavoro verbale, hanno un ruolo importante nelle interazioni sociali complesse, come mentire, perché i bambini devono utilizzare molte informazioni per assumere la prospettiva degli altri e costruire una bugia credibile[/blockquote] afferma la Dottoressa Alloway.
Hanno partecipato all’esperimento 137 bambini di età compresa tra i 6 e i 7 anni. Innanzitutto, veniva testata la loro memoria di lavoro. Quindi, venivano interrogati su una serie di nozioni di base e quesiti di cultura generale, riportati su delle apposite carte; i bambini erano consapevoli del fatto che sul retro della carta erano scritte le risposte esatte, con colori differenti tra loro e ognuna accompagnata da un’immagine. Ad un certo punto, i ricercatori lasciavano la stanza, raccomandando ai bambini di non sbirciare le risposte scritte sul retro della carta. Una telecamera nascosta permetteva di vedere i bambini che “baravano”.
Ovviamente, i bambini che avevano sbirciato davano la risposta esatta. Tuttavia, quando erano poste loro domande a trabocchetto sul colore e l’immagine legate alla risposta esatta, coloro che avevano una migliore memoria verbale di lavoro rispondevano scorrettamente, proprio al fine di coprire il piccolo imbroglio che avevano messo in atto. Invece, i bambini che ai test avevano dimostrato di possedere una più scarsa memoria di lavoro, rispondevano correttamente alle domande a trabocchetto poste dai ricercatori, rivelando in questo modo che essi avevano di fatto sbirciato il retro della carta.
Questo esperimento dimostra l’esistenza di una relazione direttamente proporzionale tra memoria di lavoro verbale e capacità di costruire bugie credibili. Al contrario, la memoria visuo-spaziale di lavoro non si è dimostrata correlata a tale abilità. Questo probabilmente perché mentire richiede capacità verbali e non ha molto a che fare con l’abilità di processare informazioni legate ad immagini e numeri.
La dottoressa Alloway nota che a volte i genitori sono frustrati dalle bugie che i figli raccontano loro, anche quando vengono “colti con le mani nella marmellata” e si ostinano a negare l’evidenza; questi genitori, suggerisce, potrebbero anche tirare un sospiro di sollievo, pensando che, tanto più elaborate sono le bugie che i bambini raccontano loro, tanto più si possono considerare intelligenti.
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BIBLIOGRAFIA:
- Tracy Packiam Alloway, Fiona McCallum, Ross G. Alloway, Elena Hoicka. (2015). Liar, liar, working memory on fire: Investigating the role of working memory in childhood verbal deception. Journal of Experimental Child Psychology, 137, 30-38.