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Funzionamento cognitivo ed emotivo di giovani tossicodipendenti

La presente ricerca si propone di studiare la performance neuropsicologica e il funzionamento emotivo di giovani tossicodipendenti - Neuropsicologia

Di Redazione

Pubblicato il 14 Lug. 2015

Questo articolo ha partecipato al Premio State of Mind 2014 Sezione Junior

Funzionamento cognitivo ed emotivo di giovani tossicodipendenti

Cognitive and emotional functioning in young-addicts

Autori: Marianna Sacco (1), Parolin Micol (1), Alessandra Simonelli (1), Patrizia Cristofalo (2), Daniela Mapelli (3).

(1) Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione, Università di Padova

(2) Comunità Terapeutica “Villa Renata”, Venezia Lido

(3) Dipartimento di Psicologia Generale, Università di Padova

Abstract:

Contesto: l’adolescenza è un periodo evolutivo di vulnerabilità rispetto alla sperimentazione di sostanze stupefacenti, ma l’uso precoce di droghe comporta effetti negativi sul funzionamento cognitivo. Inoltre, l’abuso di sostanze, in età adulta ed in giovane età, è caratterizzato anche da disregolazione emotiva nei termini di elevati livelli di sensation seeking e alessitimia e scarsa intelligenza emotiva. Il controllo cognitivo e le capacità di regolazione emotiva sono associate e localizzate nelle medesime aree cerebrali frontali, le quali sono le aree maggiormente colpite nella tossicodipendenza.

Obiettivo: La presente ricerca si propone di studiare la performance neuropsicologica e il funzionamento emotivo di giovani tossicodipendenti, indagando le possibili interrelazioni tra questi due domini.

Metodo: una batteria di test neuropsicologici (ENB-2), strumenti self-report per valutare l’alessitimia (TAS-20), la ricerca di sensazioni (SSS-VI) e l’intelligenza emotiva (EQ-i) sono stati somministrati a 24 giovani tossicodipendenti. E’ stato somministrato anche un test etero-valutativo per la valutazione dell’alessitimia (OAS).

Risultati: il 67% del campione riporta concomitante compromissione del funzionamento cognitivo e della regolazione emotiva, in almeno due domini emotivi indagati.

Conclusione: i risultati ottenuti dal presente studio suggeriscono che l’uso di sostanze in giovane età possa compromettere le capacità cognitive di controllo e di regolazione delle emozioni, le quali risultano essere correlate fra loro.

Background: Adolescence is a vulnerable age for experimenting with drugs but early substance abuse have severe detrimental effects on cognitive functioning. In addition, substance abuse in adulthood and at a young age, it is also characterized by emotional dysregulation in terms of high levels of sensation seeking and low alexithymia and emotional intelligence. Cognitive control and emotion regulation abilities are directly associated and are largely implemented by the same frontal cortex areas, which are the main target of drug abuse. Objective: The present research aims to study the neuropsychological performance and the emotional functioning in young drug addicts, investigating possible interrelations between these two domains.

Methods: a battery of neuropsychological tests (ENB-2), self-report tools to assess alexithymia (TAS-20), sensation seeking (SSS-VI) and emotional intelligence (EQ-i) were administered to 24 young drug-addicts. An observer scale to evaluate alexithymia (OAS) was also used.Results:67% of the sample reported concomitant impairment of cognitive functioning and emotional regulation in at least two emotional domains investigated. Conclusion: The results obtained from this study suggest that the use of substances at a young age can affect the cognitive control and emotional regulation, which appear to be related to each other.

Parole chiave:tossicodipendenza, adolescenza, modificazione neurale, funzionamento cognitivo, regolazione emotiva.

  1. Introduzione:

La caratteristica principale del disturbo da uso di sostanze è la presenza di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici derivanti dall’assunzione persistente e continua di sostanza, nonostante il soggetto esperisca significativi problemi fisici, psicologici e sociali correlati all’assunzione stessa. L’origine dei sintomi risiede nelle alterazioni cerebrali indotte dalla sostanza, che possono persistere oltre la disintossicazione e manifestarsi attraverso comportamenti di ripetizione, reiterazione e desiderio patologico (craving) (APA, 2013).

1.1 Epidemiologia

Secondo il “Word Drug Report” del 2013, condotto dall’UNODC (United Nation Office on Drugs and Crime, 2013), la prevalenza mondiale del disturbo da uso di sostanze equivale al 3,6%-6,9% della popolazione adulta (circa 300 milioni di persone). In Europa (EMCDDA, 2013), almeno ottantacinque milioni di europei (circa un quarto della popolazione adulta europea) hanno consumato sostanze illecite nel corso della vita, di cui il 90% cannabis, il 17% cocaina, il 15% anfetamine e il 13% ecstasy. In Italia nel 2013 sono stati stimati circa 438.500 soggetti tossicodipendenti, di cui 277.748 non risultano essere in trattamento presso i servizi di assistenza (Survey GPS, 2012). L’età media dei nuovi utenti è di circa 34 anni con un arrivo sempre più precoce rispetto agli anni precedenti, infatti è stata rilevata una maggior presenza di persone minorenni e soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni. La sostanza maggiormente assunta è la cannabis (4.01%) seguita poi dalla cocaina (0.6%), dagli allucinogeni (0.19%), dagli stimolanti, compresi ecstasy e anfetamine (0.13%) e dall’eroina (0.12%). Inoltre, circa il 64,1% della popolazione tossicodipendente assume 2 o più sostanze contemporaneamente e la combinazione di poli-abuso più frequente è composta da alcol, cannabis e tabacco. Le indagini svolte nel 2013 (Survery SPS, 2013) sulla popolazione italiana scolastica, studenti di età compresa fra i 15 e i 19 anni, confermano le tendenze riscontrate nella popolazione adulta: circa il 15% del campione, composto da 38150 studenti, fa uso di sostanze stupefacenti, di cui 17.7% cannabis, 0.09% cocaina, 0.01% eroina, 0.13% allucinogeni, 0.05% stimolanti, 0.51% altre sostanze come tabacco, alcol e inalanti e circa il 4% fa uso di due o più sostanze.

1.2 Vulnerabilità in adolescenza

I soggetti con scarse capacità di autocontrollo possono mostrare una maggiore vulnerabilità per un disturbo da uso di sostanze (APA, 2013), tale fenomeno si verifica soprattutto in adolescenza.

Lo sviluppo cerebrale che si manifesta in questo periodo evolutivo, specialmente nelle regioni prefrontali, è alla base dell’immaturità cognitiva rilevata negli adolescenti (Dahl, 2004). Il modello teorico del “sistema duale” (Somerville et al, 2010) mette in evidenza una sostanziale asincronia di sviluppo fra il sistema socioemozionale, localizzato nelle aree limbiche e para-limbiche, e il sistema del controllo cognitivo, riferito alla corteccia prefrontale; il primo, già sviluppato, è caratterizzato da un’intensa attività alla quale l’immaturo sistema cognitivo non riesce a far fronte (Casey et al., 2010). Questo squilibrio cognitivo comportamentale predispone il soggetto a sopravvalutare le ricompense e a sottovalutare i rischi associati all’attuazione di un comportamento, tale da esporre l’adolescente ad un’elevata vulnerabilità allo stress e all’uso di sostanze, dove la sostanza stessa può diventare una ricompensa attraente agli occhi dell’adolescente (Geier, 2013).

1.3 Neuropsicologia della tossicodipendenza

A livello neurobiologico l’ipotesi fondamentale è che i cambiamenti comportamentali osservati nei soggetti tossicodipendenti si manifestino a causa di sottostanti modificazioni neurali, dovute alla neurotossicità delle sostanze stupefacenti (Koob et al., 1988). Tale neurotossicità consiste principalmente nella capacità delle sostanze di aumentare la concentrazione dopaminergica nelle sinapsi fra i neuroni dell’area tegmentale ventrale del mesencefalo e i neuroni dell’area dello shell del nucleo accumbens, situato nella corteccia striato-ventrale, ossia quello che viene definito circuito mesolimbico o circuito della ricompensa (Pontieri et al., 1995). Inoltre, poiché il tegmento ventrale ha proiezioni neurali dopaminergiche in altre aree cerebrali, come la corteccia prefrontale e l’amigdala, le alterazioni neurobiologiche coinvolgono gran parte dell’encefalo (Everitt et al., 1999).

Le conseguenti alterazioni cognitive riguardano soprattutto le capacità delle funzioni esecutive, localizzate principalmente nel lobo frontale e nelle sue connessioni corticali e sottocorticali (Verdejo-Garcı́a et al., 2005). In generale, sia nei tossicodipendenti adulti sia in quelli più giovani, le funzioni che risultano maggiormente deficitarie sono:

– Decision Making: nei soggetti tossicodipendenti si evidenzia la tendenza a favorire scelte svantaggiose che però portano ad ottenere risultati a breve termine (Rogers et al., 2001). Studi di neuroimaging hanno riscontrato un’attivazione anomala della corteccia prefrontale ventro-mediale (Goldstein et al., 2002).

– Controllo inibitorio: studi neuropsicologici condotti con l’ausilio di tecniche di neuroimaging hanno individuato, in soggetti dipendenti da oppiacei, un’anomala riduzione dell’attività della porzione dorsale della corteccia cingolata anteriore durante compiti di controllo inibitorio. Tale modificazione funzionale è stata riscontrata anche negli assuntori di cocaina e cannabis. Questi risultati suggeriscono che l’abuso di sostanze psicoattive possa ridurre la capacità del soggetto di autoregolarsi e auto-monitorare i propri errori comportamentali (Lee et al., 2005).

– Memoria: l’eccessiva concentrazione dopaminergica nel circuito della ricompensa, rilevata nella tossicodipendenza, altera il normale funzionamento della corteccia prefrontale e delle sue connessioni con il nucleo accumbens e lo striato ventrale (Montague et al., 2004), diminuendo le risposte alle ricompense naturali e favorendo la ricerca compulsiva della ricompensa indotta dalla sostanza, per la quale il soggetto è altamente sensibile (Volkow et al., 1993). Di conseguenza quest’alterazione neurale riduce le possibili esperienze di apprendimento nelle quali il soggetto potrebbe coinvolgersi, provocando una successiva parziale rappresentazione mentale del mondo esterno, strettamente legata agli stimoli correlati alla sostanza (Goldstein et al., 2002).

1.4 La disregolazione emotiva nella tossicodipendenza

Studi di neuroimaging hanno evidenziato un coinvolgimento importante delle aree cerebrali frontali e prefrontali nella regolazione emotiva, sottolineando il ruolo esercitato dalle capacità cognitive frontali (funzioni esecutive) nei processi di controllo emotivo (Verdejo-García et al., 2009). Di conseguenza molti studi suggeriscono che l’assunzione di sostanze psicoattive alteri il normale funzionamento delle regioni frontali, andando a determinare disfunzioni nel controllo cognitivo ed emotivo (Fuchs et al., 2004). Nel dettaglio, secondo la teoria di Damasio (1996) dei marker somatici, applicata nel contesto della regolazione emotiva in condizione di tossicodipendenza da Verdejo-Garcia e Bechara (2009), durante il processo decisionale, nel quale è coinvolta principalmente la capacità di decision making, il sistema cognitivo valuta non solo le informazioni somatiche e fisiologiche, ma anche le informazioni emotive derivanti dalla percezione di uno stimolo. Di conseguenza, un decision making deficitario, come lo è quello dei soggetti tossicodipendenti, non è in grado di compiere tali valutazioni, dando origine così a comportamenti impulsivi e privi di giudizio.

La disregolazione emotiva in adolescenza, che si manifesta soprattutto attraverso difficoltà di organizzazione, integrazione e modulazione delle emozioni, costituisce una fonte di rischio maggiore rispetto agli adulti per il disturbo da uso di sostanze, mentre una buona capacità di gestione delle emozioni può identificarsi come un fattore di protezione (Wills et al., 2001).

Le difficoltà di controllo emotivo che si presentano nei soggetti tossicodipendenti, adulti e adolescenti, si manifestano con maggior frequenza nelle forme di alessitimia, elevato sensation seeking e scarsa intelligenza emotiva.

1.5 Alessitimia

Il rapporto intercorrente fra alessitimia e tossicodipendenza è stato individuato in numerose ricerche, infatti indipendentemente dal tipo di sostanza assunta, è stato rilevata una maggiore incidenza dell’alessitimia in soggetti con disturbo da uso di sostanze rispetto alla popolazione normale (Cleland et al., 2005). Negli adulti tossicodipendenti la prevalenza del disturbo alessitimico oscilla in un range compreso fra il 48% e il 78% (Uzun, 2003), valori che sembrano variare in funzione della durata dell’astinenza, mentre nella popolazione tossicodipendente più giovane ed adolescente la prevalenza si aggira attorno al 30%-40% (Troisi et al., 1998).

L’alessitimia è considerata un forte fattore predisponente al disturbo da uso di sostanze, soprattutto in soggetti già ad esso vulnerabili, primi tra tutti gli adolescenti (Taylor et al., 1999); tuttavia la letteratura esistente in materia non chiarisce se l’alessitimia sia o meno un fattore primario nella tossicodipendenza (Handelsman et al., 2000).

A livello neurale i soggetti tossicodipendenti con difficoltà alessitimiche mostrano alterazioni negative del normale funzionamento del lobo frontale e del processamento emotivo; inoltre sono state evidenziate anomalie neuro-trasmettitoriali nelle aree cerebrali della corteccia cingolata anteriore e dell’insula (Lyvers et al., 2012).

1.6 Sensation Seeking

Gli adolescenti di norma hanno una maggiore predisposizione ad assumere condotte pericolose, nonostante non si mostrino meno capaci degli adulti nella valutazione dei rischi, ma risultino più influenzabili dagli impulsi e dagli stimoli esterni, come per esempio il gruppo dei coetanei (Reyna et al., 2006). Martins (2008) in uno studio effettuato su 5049 adolescenti di età compresa fra i 12 e i 18 anni in trattamento per un disturbo da uso di sostanze, ha rilevato che più dell’80% dei pazienti in questione mostra un elevato sensation seeking.

Secondo il modello biosociale del sensation seeking, applicato poi al contesto dell’uso precoce di sostanza, vi sono due processi che condizionano le capacità decisionali dell’adolescente: la maturazione cerebrale e l’influenza sociale (Roomer et al., 2007). Nel contesto dell’uso precoce di sostanza, la ridotta valutazione dei rischi, dovuta all’immaturità cerebrale e direttamente influenzata dal sensation seeking, accompagnata dal bisogno dell’adolescente di essere approvato e affiliato al gruppo di pari, possono rinforzare gli effetti gratificanti derivanti dall’assunzione di sostanza e ridurre la valenza negativa dei rischi associati (Steinberg, 2008). In condizioni normali si evidenzia nel cervello adolescente una reattività accentuata del nucleo accumbens agli incentivi e ai contesti socio emotivi che induce il soggetto a cercare livelli più elevati di stimolazione esterna, ciò diviene disfunzionale ed amplificato nel contesto dell’uso precoce di sostanze (Gardner et al., 2005).

1.7 Intelligenza Emotiva

La tossicodipendenza è caratterizzata da difficoltà riferibili all’intelligenza emotiva, nei termini di percezione, differenziazione e regolazione delle emozioni, ma non è stato ancora chiarito se la presenza di queste difficoltà sia causata o sia la causa stessa del disturbo (Kun et al., 2010).

Il declino nell’intelligenza emotiva in adolescenza si manifesta in problemi come disperazione, alienazione sociale, tossicodipendenza, crimini e comportamenti violenti, bullismo e abbandono scolastico (Goleman et al., 1996). La pressione del gruppo di coetanei inoltre sembra possa diminuire le abilità di gestione delle emozioni nell’adolescente, soprattutto se tali pressioni riguardano l’uso di sostanze come il tabacco e l’alcol (Mayer et al., 1999). Quindi, in questa particolare fase evolutiva, caratterizzata dallo sviluppo delle capacità di controllo emozionale e comportamentale, una ridotta intelligenza emotiva rappresenta un importante fattore di rischio per il disturbo da uso di sostanze (Bray et al., 1999). Di fronte a queste scarse capacità di gestione e valutazione delle emozioni l’adolescente potrebbe usare la sostanza come una sorta di strategia di coping per fronteggiare lo stress (Kauhanen et al., 1992). Craig (2008), in uno studio sulle capacità emotive di giovani tossicodipendenti, ha stimato che circa il 73% del suo campione (costituito da 161 giovani studenti universitari) mostra scarse capacità di intelligenza emotiva, indipendentemente dalla sostanza assunta.

A livello neurale, sia negli adolescenti sia negli adulti, una buona intelligenza emotiva correla negativamente con l’attività dei circuiti cerebrali coinvolti nella valutazione dei marker somatici, ossia la corteccia prefrontale ventro-mediale, l’amigdala e l’insula, mentre risulta sostenuta dall’attività neurale del cervelletto e della corteccia visiva associativa (Killgore et al., 2007).

 

ALLEGATO 1

ALLEGATO 2

ALLEGATO 3

 

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