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Jules e Jim: un triangolo amoroso tra guerra e arte… – Cinema & Psicologia

Il film Jules e Jim fu uno dei primi film a destare scandalo e scalpore. Il triangolo amoroso dei protagonisti porterà ad interrogarsi su cosa sia l'amore.

Di Manuela Agostini

Pubblicato il 05 Giu. 2015

Il film Jules e Jim tratto da un romanzo, una storia vera, fu uno dei più grandi successi dell’allora giovane regista François Truffaut e fu anche uno dei primi film a destare scandalo e scalpore.

Era il 1962, una Helen Grund di 75 anni scriveva commossa al regista François Truffaut:

Seduta nella sala buia, temendo delle somiglianze mascherate, delle analogie più o meno irritanti, sono stata subito conquistata, afferrata, dal potere magico, vostro e di Jeanne Moreau, di ridar vita a ciò che era stato vissuto ciecamente….

Il film Jules e Jim tratto da un romanzo, una storia vera, che vede protagonisti appunto Helen Grund (la Catherine del film) , Franz Hessel ( il Jules del film ) ed  Henri-Pierre Roché (il Jim del film) e interpretati nel grande schermo rispettivamente da Jeanne Moreau, Oskar Werner e  Henri Serre, fù uno dei più grandi successi dell’allora giovane regista e fù anche uno dei primi film a destare scandalo e scalpore.

La storia, che si attiene strettamente al romanzo è quella di due amici, Jules e Jim e di una donna Catherine e di molte cose: del loro triangolo d’amore, di guerra, di arte. Ci porta ad abbandonare il pensiero aut-aut e prendendoci per mano apre questioni sulla moralità, su ciò che si potrebbe ritenere ammissibile o meno, ci fà abbandonare i preconcetti, ci pone quesiti, soprattutto sull’amore.

Non volendomi soffermare strettamente sul cinema di Trouffat e vedendo il film senza troppe congetture mi sono chiesta: come si può spiegare l’amore? L’attrazione? Tutti quei comportamenti che siamo portati ad avere quando solo udire il nome della persona amata ci fa accelerare il battito cardiaco, tremare le mani, affannare il respiro? Amare due persone contemporaneamente poi, si può?

L’amore muove tutto e tanti hanno cercato di spiegarlo. Cosi nell’ambito scientifico un libro interessante scritto da Helen Fisher Perché amiamo – Essenza e chimica dell’innamoramento (2005) vuole spiegare l’amore mediante un analisi neurochimica e tramite mappatura cerebrale. Attraverso diversi studi ci spiega letteralmente come un cervello innamorato sia il risultato di impulsi, coinvolga i circuiti di ricompensa e astinenza e le aree deputate al calcolo del guadagno e delle perdite, come quindi, dopamina, norepinefrina e serotonina siano i veri afrodisiaci dell’eros.

Entrando in un ambito più evoluzionistico troviamo teorie che lo vogliono spiegare come necessità inconscia volta alla preservazione della specie  oppure quelle più prettamente psiconalitiche dove:

  • si relega l’amore ad una mera compensazione di ferite infantili – M.S.Bergmann
  • teorie dell’amore narcisitico dove il soggetto è chiuso su se stesso e ricerca nell’altro solo il rispecchiamento gratificante dell’idea che ha di sé – S. Freud
  • teorie dell’amore anaclitico dove l’amante cerca nell’amato l’oggetto della sua mancanza –J. Lacan.

Chimica, evoluzione, psicoanalisi, non potranno mai spiegare fino in fondo la poetica dell’amore e soprattutto quelle dinamiche che esulano dall’ordinarietà. Come può essere possibile? Il turbinio di emozioni, questo sentimento è solo la miscela di tutte le ragioni riportate fin’ora?

Nel film ad un certo punto Jeanne Moreau canta: Le tourbillon de la vie ovvero Il vortice della vita il testo tradotto dice:

Portava un anello per ciascun dito
una montagna di braccialetti ai polsi
e poi cantava con una certa voce
che pure mi acchiappava
Aveva certi occhi certi occhi d’opale
che mi affascinavano, o se mi affascinavano
e poi c’era l’ovale di quel pallido viso
di donna fatale che fatale mi fu.
 
Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati
 
Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
e poi l’ho rivista una volta di sera trallallalla
e’ un ballo famoso
 
Al suono del banjo l’ho riconosciuta
quel curioso sorriso m’aveva invaghito
la voce fatale sul viso bello e pallido
mi emozionarono più che mai
 
Mi sono stordito mentre l’ascoltavo
l’alcool fa dimenticare
mi sono svegliato e sentivo
dei baci sulla mia fronte ardente
 
Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme
ci siamo riattizzati
 
Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
E poi l’ho rivista una sera
trallallla
e mi è ricaduta tra le braccia
 
Quando ci siamo conosciuti
quando ci siamo riconosciuti
perché perdersi di vista,
perdersi ancora di vista?
 
Quando ci siamo ritrovati
quando ci siamo riacchiappati
perché separarsi?
 
Allora tutti e due siamo ripartiti
nel vortice della vita
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme

L’amore, la vita sono forse una serie di  momenti mancati, persone non ancora incontrate, continuo rinnovamento, rinunce, opportunità, storie belle, storie finte, illusione? Scarsa consapevolezza, contesti diversi o no, sguardi e turbamenti, dolore, felicità, rabbia, quello che mi chiedo è se davvero è cosi importante dare significato a tutto questo?

Helen Grund dice …vissuto ciecamente… e coglie nel segno, perché infondo l’amore è cieco, si affida ad altri sensi e magicamente ci fa muovere nel vortice della vita.

 

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Manuela Agostini
Manuela Agostini

Dott.ssa in Psicologia della salute clinica e di comunità

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