PEANUTS, ALLEATI NELLA VITA E NELLA PSICOTERAPIA Nr. 5
Piperita Patty è nota tra i personaggi dei Peanuts per le difficoltà scolastiche, infatti è spesso ritratta per i suoi problemi di attenzione, difficoltà di lettura, scrittura e improvvisi attacchi di sonno.
Come spesso accade anche nella realtà scolastica, Piperita Patty è vista come una bambina pigra, svogliata e poco motivata, tutti aspetti che giustificherebbero lo scarso apprendimento e il livello mediocre delle sue prestazioni.
Questa situazione è frequente ed è figlia della difficoltà a riconoscere in modo tempestivo i primi sintomi della narcolessia. Si tratta di una malattia rara, di origine neurologica e difficilmente diagnosticabile. In Italia sono stimate circa 25000 persone affette dalla patologia, delle quali solo 2000 hanno una diagnosi accertata, e tra queste pochissimi sono bambini e adolescenti.
Come riporta l’Associazione Italiana Narcolettici e Ipersonni (AIN), la diagnosi viene fatta in media dopo 7 anni dalla comparsa dei sintomi e in questo lasso di tempo le diagnosi erronee più frequenti sono l’epilessia, disturbi dell’apprendimento o altri disturbi del sonno. Quando la presa in carico è nulla, gli adolescenti vengono invece scambiati per abusatori di sostanze o amanti delle “ore piccole”, mentre gli adulti per persone inaffidabili e incostanti sul lavoro.
Le conseguenze sul piano psicologico di una mancata comprensione del problema sono notevoli perché minano la qualità della vita dei soggetti in tutte le aree, da quella scolastica a quella relazionale e lavorativa. Infatti, i sintomi caratteristici della narcolessia spesso si accompagnano vissuti di inadeguatezza e frustrazione, ansia, depressione e senso di colpa e di fallimento.
La diagnosi di Narcolessia
Secondo il manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali quinta edizione (DSM 5), i criteri che soddisfano la diagnosi di narcolessia sono:
A) Periodi ricorrenti di irrefrenabile bisogno di dormire, di attacchi di sonno o di sonnellini che si verificano nello stesso giorno. Questi devono essersi verificati almeno tre volte la settimana negli ultimi tre mesi.
B) La presenza di almeno uno dei seguenti:
- Episodi di cataplessia, definiti come in a) o in b), che si verificano almeno qualche volta al mese:
a) Negli individui con malattia di lunga durata, brevi episodi di perdita bilaterale improvvisa del tono muscolare con conservato livello di coscienza, precipitati da una risata o da uno scherzo.
b) Nei bambini o negli individui entro 6 mesi dall’esordio del disturbo, smorfie spontanee o episodi di apertura della mascella con protrusione linguale o ipotonia globale, senza evidenti stimoli emozionali. - Carenza di ipocretina in assenza di danno cerebrale acuto, infiammazione o infezione.
- Polisonnografia del sonno notturno che mostra una latenza del sonno REM minore o uguale a 15 minuti.
L’ambiente scolastico è il contesto in cui il narcolettico incontra le prime gravi difficoltà e dove è messo a dura prova.
La Narcolessia colpisce le persone in modo diverso e con diversi gradi di intensità: c’è chi ha più attacchi di sonno improvvisi e repentini, chi ha più cataplessie, chi ha più allucinazioni in fase di addormentamento (allucinazioni ipnagogiche) o di risveglio (allucinazioni ipnopompiche). Quindi non esiste una terapia univoca, ma diversi approcci a seconda dei casi specifici.
Al fine di sensibilizzare la scuola nel riconoscimento tempestivo dei sintomi, l’Associazione Italiana Narcolessia insieme all’Associazione Francese hanno messo a punto una brochure che aiuta a comprendere le difficoltà scolastiche dell’alunno, con l’obiettivo di formulare un piano personalizzato di scolarizzazione. I soggetti narcolettici infatti possono migliorare i propri livelli di apprendimento e la propria qualità di vita attraverso delle strategie comportamentali efficaci, come fare piccoli intervalli di sonno durante il giorno, e attraverso una terapia farmacologica adeguata.
Per approfondimenti sul tema, e visionare i questionari di auto-somministrazione, visitare il sito www.narcolessia.it
RIFERIMENTI UTILI:
- Bruni O, Novelli L, Verrillo E (2007). I disturbi del sonno nella prima e seconda infanzia: valutazione e diagnosi. In “Psicosomatica in età evolutiva” a cura di Rita Cerutti e Vincenzo Guidetti. Il Pensiero Scientifico Editore
- American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione. Raffaello Cortina Editore pp 433-439
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