expand_lessAPRI WIDGET

Raccontare il vero dal falso: i consumatori di cannabis mostrano un aumento della suscettibilità ai ricordi

I consumarti di cannabis hanno un numero maggiore di falsi ricordi, come osservato in alcune popolazioni psichiatriche/neurologiche e in persone anziane

Di Redazione

Pubblicato il 11 Mag. 2015

Daniela Sonzogni

FLASH NEWS

I risultati mostrano che i consumarti di cannabis avevano un numero maggiore di falsi ricordi, come osservato in alcune popolazioni psichiatriche/neurologiche e in persone anziane. Piuttosto che un’alterazione tra le strutture di memoria, i risultati mostrano una compromissione più diffusa che porta ad una ridotta capacità di affrontare il recupero e le richieste di monitoraggio necessarie a distinguere tra eventi illusori e reali.

La cannabis è la droga più utilizzata in tutto il mondo dopo l’alcool e il tabacco anche se le implicazioni per la salute correlate all’utilizzo di cannabis a lungo termine sono ancora una questione non specificata. L’uso regolare di cannabis è stato associato a conseguenze negative sulla salute inclusi disturbi psichiatrici e neuro-cognitivi.

Uno studio recente ha coinvolto più di mille persone dimostrando che l’uso cronico di cannabis è associato a un declino cognitivo, con maggiore deterioramento in quegli individui che presentano un uso persistente. Tra i vari domini cognitivi studiati, la memoria è una di quelle più frequentemente identificate come colpita negativamente dall’effetto di cannabis. Precedenti studi sull’impatto neurocognitivo del consumo di cannabis hanno individuato un deficit di memoria dichiarativa e di lavoro che tende a normalizzarsi con l’astinenza.

Un aspetto rimasto inesplorato della funzione cognitiva dei consumatori cronici di cannabis è la capacità di distinguere tra ricordi veritieri e illusori, un aspetto cruciale del monitoraggio della realtà che si realizza con un’adeguata funzione di memoria e controllo cognitivo.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale è stato dimostrato come i consumatori abituali, anche in astinenza di cannabis per mesi, mostrano una maggiore suscettibilità alle false memorie non riuscendo a considerare come nuovi degli stimoli che per certe caratteristiche richiamano quelli studiati. Questi risultati mostrano quindi una lunga e duratura compromissione dei meccanismi cognitivi e di memoria coinvolti nel monitoraggio della realtà.

Oltre a un peggioramento delle prestazioni, i consumatori di cannabis mostrano una ridotta attivazione delle aree associate ai processi di memoria all’interno del lobo temporale mediale e laterale (MLT) e nelle regioni cerebrali frontali e parietali coinvolte nell’attenzione e nel monitoraggio della performance. Lo studio ha mostrato anche alterazioni nell’ippocampo che in particolare diminuisce di volume associato alla quantità di cannabis utilizzata e può persistere anche dopo un’astinenza di 6 mesi.

In particolare nello studio effettuato i partecipanti hanno studiato una lista di parole che sono state successivamente presentate insieme a una lista nuova di parole semanticamente indipendenti e una lista di parole correlate semanticamente. Quest’ultima lista induce l’illusione di una falsa memoria in cui i partecipanti sostengono erroneamente che il nuovo stimolo è stato precedentemente studiato.

La corretta individuazione degli stimoli semanticamente correlati è più impegnativo a livello cognitivo rispetto alle parole semanticamente indipendenti. I primi sono principalmente legati ad una maggiore attivazione del lobo temporale mediale (MLT), parietale e regioni cerebrali frontali.

L’analisi dei dati comportamentali ottenuti in fase studio non ha rilevato differenze tra i gruppi per quanto riguarda il loro grado di attenzione, nel numero di parole studiate riconosciute correttamente e nel numero di parole nuove respinte correttamente. Tuttavia i consumatori di cannabis mostravano significativamente maggiori falsi ricordi.

I risultati mostrano che i consumarti di cannabis avevano un numero maggiore di falsi ricordi, come osservato in alcune popolazioni psichiatriche/neurologiche e in persone anziane. Piuttosto che un’alterazione tra le strutture di memoria, i risultati mostrano una compromissione più diffusa che porta ad una ridotta capacità di affrontare il recupero e le richieste di monitoraggio necessarie a distinguere tra eventi illusori e reali. Questa persistente incapacità di raccontare il vero dal falso può avere implicazioni mediche e legali. Evitare distorsioni di memoria può infatti essere estremamente rilevante in alcuni contesti come in un aula o in un esame forense o in un contesto più generale in cui questa capacità ci fornisce un adeguato senso di realtà che guida il comportamento futuro basato sulle esperienze passate.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Uso di cannabis e insorgenza di disturbi psichiatrici: quale relazione?

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Si parla di:
Categorie
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel